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"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

Mese

luglio 2017

Quello che è successo a Joana, V. Romao.

Quello che è successo a Joana è una tragedia. Joana è una donna con una grande voglia di maternità, ha programmato tutto: seguito corsi, letto libri, cercando in ogni modo di arrivare preparata al momento del parto, ma il miracolo della vita non si compie secondo regole prestabilite e per stringere tra le braccia il suo Francisco, Joana dovrà compiere il travaglio più intenso.

WP_20170727_19_18_59_Pro.jpgIl lettore, pervaso d’ansia, segue tutta l’attesa dal fatidico momento di rottura delle acque al parto. Respira un odore salmastro mentre un’orchestra di gemiti ed urla lo intrattiene. Si trova in una camera piena di donne che stanno per provare insieme il dolore e la gioia più grande della loro vita, contornate da medici ed infermiere insensibili e dagli occhi attenti di Joana che le guarda cercando di essere utile per loro o più probabilmente cercando di distrarsi dal suo destino, visto che nel suo futuro c’è solo dolore.

Non sapiamo sinceramente come un uomo, Valerio Romao poeta e scrittore portoghese, che già in Autismo aveva affrontato temi scottanti, sia riuscito a descrivere così bene e a trasportare il lettore nel mondo delirante di una madre che sta per partorire. La crudeltà della storia narrata conquista il lettore che si trova impreparato ad accogliere la fragilità della protagonista. Il lettore vorrebbe consolarla, accarezzarla, prendersi un po’ del doloroso peso che si porta dietro, ma no può, può solo assisterla da lontano.

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Oltre che con una storia cruda ed agghiacciante il lettore deve misurarsi con uno stile molto particolare. Il periodare è complesso, le frasi sono immense e contorte come i pensieri che si mischiano tra i fragili nervi di Joana, il linguaggio è fortemente descrittivo, prezioso e opulento. La punteggiatura è ridotta al minimo, Romao usa solamente punti e virgole, nessun altro segno d’interpunzione, neanche per introdurre il discorso diretto. Questa decisione stilistica fa sì che il lettore riesca ad entrare ancora di più nello stato di confusione in cui si trova Joana. La narrazione sembrerebbe un continuo flusso di coscienza anche se non rispetta i canoni tradizionali dello stream of cosciusness, le frasi come abbiamo già detto sono molto articolate, non ci sono repentini cambi di registro o salti da un argomento all’altro, non ci sono flashback, inesattezze cronologiche, ma comunque sembra essere di fronte allo sbobinamento dei pensieri ordinatissimi di Joana.

Caravan edizioni ha il grande merito di aver portato questo libro così forte in Italia. Un libro che colpisce il lettore al cuore, lo addolora terribilmente, un concentrato di ansia e sgomento che vi resterà dentro per molto tempo.

 

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Questo articolo è stato scritto per l’Indie Book Blogger Blabbering Cafè!

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Da Turing alla letteratura sulla Seconda Guerra Mondiale: piccolo grande excursus.

Come avevamo già scritto su facebook, abbiamo visto The Imitation Game sotto l’insistenza di Netflix che lo faceva apparire come primo suggerimento con il 94% di compatibilità. Lo abbiamo visto e siamo rimasti così colpiti dalla storia che eccoci qui a parlarvene. Il film riprende, romanzandola, la storia del matematico e crittografo inglese Alan Turing che durante la Seconda Guerra Mondiale ha lavorato alla decifrazione del codice tedesco Enigma e che ha portato alla creazione della macchina “Bomba”: antesignana dei nostri computer. Oltre al film, su Alan Turing ci sono molte opere, come ad esempio L’uomo che sapeva troppo di David Leavitt e Enigma. La strana vita di Alan Turing di Francesca Riccioni e Tuono Pettinato.

Dalla visione di The Imitation Game abbiamo riflettuto su quanto la Seconda Guerra Mondiale abbia influito e influisce sulla nostra cultura, non entriamo assolutamente in merito a posizioni ideologiche o politiche, ma abbiamo notato che molto della Seconda Guerra Mondiale è ancora un affascinante mistero. Ecco allora che nascono in continuazione film, romanzi, opere teatrali ambientati negli anni della Guerra, che analizzano aspetti “secondari” andando oltre la descrizione dell’ideologia nazista, dei campi di concentramento e della successiva liberazione e concentrandosi su particolari che sono più spesso tralasciati. Non vorremmo spaventarvi con la mole di questo articolo, non faremo di certo l’apologia del nazismo o la cronistoria di tutti i fatti della guerra, cercheremo solo di consigliarvi libri e film sul tema, iniziando proprio dal film da cui tutto è partito: The Imitation Game.

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Nel film la Seconda Guerra Mondiale è visibile solo in alcuni fotogrammi, Turing e fondamentalmente tutti i crittografi di Bletchley Park erano al sicuro, lontano dal fronte, ma dovevano affrontare il tempo e la pressione di dover far vincere la guerra. All’inizio ogni giorno sembra perso: un fallimento; finché Turing non progetta la sua macchina perfetta iniziando così a decodificare i messaggi di Enigma, la macchina per le comunicazioni tedesche. La storia narrata nel film è un altro aspetto della guerra, sembra quasi essere un’altra guerra, senza sangue, persecuzioni, senza armi, ma combattuta attraverso la mente, con le migliori intelligenze. Nel film gli interpreti sono tutti di altissimo rilievo: Alan Turing è Benedict Cumberbatch, il comandante della marina cacacazzi è interpretato da Twin Lannister, cioè Charles Dance, tra i compagni di Turing ci sono Mattew Goode e Alan Leech entrambi attori in Downton Abbey e la splendida Keira Knightley nei panni di Joan Clarke. Il film calca la mano su alcune caratteristiche di Turing: è solitario, autistico molto probabilmente, poco collaborativo, nella realtà invece queste caratteristiche non sono documentate, Turing era molto apprezzato dai colleghi e c’era anche a Bletchey Park una grande collaborazione tra tutti: si lavorava per salvare vite umane, non c’era tempo per le rivalità personali.

theimitation1Uno degli aspetti che più il film ha giustamente messo in risalto, anche se è un aspetto della storia in generale, è che la guerra è un fattore che livella. Fondamentalmente la guerra è generata da uno scontro, da ideologie, bisogni, necessità diverse, ma nel sostrato, chi la guerra la combatte davvero è sullo stesso piano. Uomini, donne, ricchi, poveri, nobili, borghesi muoiono tutti ugualmente perché il nemico è comune e la vita non ha un valore diverso. Nel gruppo di Bletchey Park l’entrata in scena di una donna non desta alcuno stupore (a parte inizialmente). È la necessità a far sì che Joan Clarke non venga discriminata? Siamo convinti che se non ci fosse stata la guerra e la signorina Clarke avesse voluto continuare gli studi, entrare nei circoli e diventare una delle migliori crittografe d’Inghilterra non avrebbe potuto essendo una donna, ma in quel preciso momento serviva un cervello preparato e la necessità ha fatto sì che anche quello di una donna potesse essere preso in considerazione. Sono molte le storie di grandi donne impegnate nella Guerra, come soldatesse, come spie, come dottoresse e così via, poi non si è capito perché dopo la Guerra le capacità che le donne hanno dimostrato di avere, sono state cancellate e sono tornate a fare l’uncinetto e a preparare la cena ai mariti. Proprio sulle donne in Guerra sono nati molti romanzi e film alcuni più romantici, altri più realistici tra cui vi segnaliamo:


Il giardino perduto di Helen Humprheys in cui la protagonista Gwen Davis entra a far parte del Land Army: il servizio di agricoltori militari, descrivendo così un aspetto lontano dalla Guerra ma che ne fa comunque parte. In particolare Gwen guida le Land Girls, le agricoltrici volontarie.
Il confine d’Ambra di Paola Zannoner parla della vita di Anneli, una crittografa finlandese che diventerà, a differenza di Joan Clarke anche una spia, la Finlandia è così a Nord che non rientra nei nostri schemi mentali, figuriamoci se ci ricordiamo che esisteva ed era in mezzo alla Seconda Guerra Mondiale.
Pietrangelo Buttafuoco in Le uova del drago ci racconta la storia di un’altra spia: Eughenia Lenbach, tedesca, prima soldatessa poi spia in servizio a New York e poi spostata nella nostra nazione, precisamente in Sicilia.
Sopravvivere con i lupi di Misha Defonseca parla invece di fuga. La protagonista è una bambina, l’autrice stessa, che una volta persi i genitori si ritrova a dover percorrere tutta l’Europa da sola, fuggendo ed evitando gli uomini, diffidando di ognuno di essi in quanto ritenuti come male ed iniziando a sviluppare una grande empatia con gli animali. Da questo libro è stato tratto anche l’omonimo film, dove Misha è interpretata da Mathilde Goffart che è di una bravura imbarazzante.
C’è poi ovviamente Espiazione di Ian McEwan, anche se il tema portante è un altro, siamo comunque durante la Seconda Guerra Mondiale e McEwan ci presenta dei personaggi femminili, Briony e Cecilia, veramente interessanti. Nell’omonimo film ritroviamo anche Keira Knightley.
La chiave di Sarah di Tatiana de Rosnay parla della storia di Sarah Starzgnski, ragazzina ebrea coinvolta nel rastrellamento a Parigi del 16-17 luglio 1942 che riesce a salvare il fratello chiudendolo in un armadio, richiamandosi in vari punti al Diario di Anna Frank.
Io non mi chiamo Miriam di Majgull Axelsson che grazie alla protagonista Miriam/Malika parla di un altro tema tralasciato in genere, cioè lo sterminio dei rom ribellatisi alle SS di Auschwitz.
Ancora abbiamo Leni Riefenstahl: La regista di Hitler di Jerome Bimbenet dove letteratura e cinema s’incontrano. Lei è la regista e amante di Hitler ed in questo libro oltre a descrivere la vita della donna si analizza la sua cinematografia e quanto il cinema sia stato importante per diffondere l’ideologia nazista.

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Nel film The Imitation Game c’è un altro aspetto che viene preso in considerazione: l’omosessualità. Questa non era perseguitata e vietata solamente dal nazismo, ma anche in Inghilterra ad esempio essere un omosessuale rappresentava un reato. Il matematico Alan Turing lo era e per questo, nonostante le sue intuizioni avessero portato alla vittoria degli alleati e al salvataggio della vita di moltissime persone, fu arrestato e per non rimanere in carcere non potendo lì lavorare, si sottopose alla cura ormonale: la castrazione chimica. L’umiliazione dovuta non solo alla condanna, ma anche a cambiamenti psicologici e fisici, come la crescita del seno, portarono Turing al suicidio nel 1954. L’omosessualità è un tabù ancora ora e proprio per questo delle persecuzioni e degli esperimenti fatti sugli omosessuali non se ne parla molto, ma non mancano comunque libri che affrontano questo argomento e che parlano della difficoltà di vivere la propria sessualità in uno dei tempi più bui della storia dell’umanità.


L’ideologia della purezza della razza, dell’uomo alfa, della virilità aveva conquistato la comunità gay tedesca, che in un primo momento venne tollerata dal nazismo perché c’era bisogno di proseliti, dopo la Notte dei lunghi coltelli però la tolleranza verso gli omosessuali finisce. Sono accusati oltre che di perversione, di essere un ostacolo alla crescita della nazione (non possono adempiere ad uno dei compiti più importanti: la procreazione), sono perseguitati, deportati nei campi di concentramenti e nella maggior parte dei casi sottoposti ad esperimenti. Di tutto questo si parla in Nazi gay. Omosessuali al servizio di Hitler di Fabrizio Bucciarelli.
AIMEE & JAGUAR di Erica Fischer narra invece la storia d’amore tra Lily, la perfetta donna ariana, sposata ad un soldato con 4 figli e Felice, donna ebrea, la loro storia d’amore sboccia nel 1942 per poi finire tragicamente (no non è uno spoiler, solo la verità: non poteva finire altrimenti in questa situazione, satebbe stato un libro di fantascienza).
L’autobiografia di Pierre Seel non è stata pubblicata in italiano (questa è un’edizione inglese I, Pierre Seel, Deported Homosexual), ma è un testo fondamentale per capire come venissero trattati gli omosessuali. Parlando infatti della sua esperienza nei campi di concentramento, parla delle torture a cui i gay erano sottoposti. Perre Seel è l’unico ad aver denunciato i trattamenti fatti dai nazisti agli omosessuali.
Il nemico dell’uomo nuovo. L’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista è un saggio di Lorenzo Beredansi che parla di come è stata affrontata l’omosessualità dal fascismo, ovviamente un ostacolo allo sviluppo e il contrario del modello di uomo e di virilità che si voleva diffondere.
Io sono vivo e tu non mi senti di Daniel Arsand parla invece non solo di una storia d’amore omosessuale, ma soprattutto di come è stato accolto un gay dopo la prigionia, quando tutti sapevano quale crimine avesse commesso.

Oltre a questi titoli sono tantissimi i libri che trattano della Seconda Guerra Mondiale, tra cui sicuramente Max di Sarah Cohen Scali dove s’illustra il programma Lebensborn, destinato a preservare la razza ariana e far nascere individui puri; Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut uno dei libri antimilitaristi per eccellenza, dove si narra la storia di Billy Pilgrim, traendo dalla personale esperienza dell’autore che lo vide impegnato nei bombardamenti di Dresda o ancora La svastica sul sole di Dick dove s’immagina un nuovo mondo, perché Germania e Giappone hanno vinto la Guerra, imponendo il totalitarismo nazista dovunque.

Potremmo ancora continuare per molto tempo, ma è ora di fermare questo lunghissimo sproloquio. Speriamo di aver dato qualche spunto a chi è appassionato di questo tema o di questo periodo storico e di aver incuriosito chi non lo è.

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Il papà di Dio, Maicol & Mirco

Oggi vi consigliamo una lettura che dovreste fare necessariamente: Il papà di Dio di Maicol&Mirco edito da Bao Publishing è meraviglioso, cercheremo di parlarvene senza svelarvi troppo, voi però compratelo immediatamente perché la vostra libreria lo reclama.

Maicol e pure Mirco ovvio, ci hanno abituati al loro segno; un tratto distintivo, veloce, uno schizzo, uno scarabocchio appunto con cui sono in grado di far ridere e riflettere. Pochi segni e poche parole a loro bastano per creare le migliori vignette in circolazione. E se in una sola vignetta possono dare tanto è normale che in 900 pagine rivelino tutti i segreti della Terra.

In un mondo, anzi in uno dei mondi creati dal Dio Senior vivono il signor papà di Dio e Dio. Il papà di Dio è perfetto ovviamente, è un cerchio, un meraviglioso cerchio senza spigoli, senza difetti che crea mondi, cose, animali, assolutamente perfetti, però durante il suo infinito processo creativo ha creato anche Dio e insomma… poteva andargli meglio. Dio è un po’ pasticcione, ancora non ha fatto sua l’arte della creazione, è un grazioso triangolo, un po’ imperfetto, ribelle, insomma è un ragazzino normale con un fantastico amico immaginario: Satana.

Nel fumetto seguiamo le vicende di Dio e di suo padre svolgersi nell’eternità, la lentezza dell’eterno è intelligentemente data da pagine che si susseguono tutte uguali: il lettore gira pagina ed è notte, ancora notte, di nuovo notte. Il tempo è dilatatissimo, stiamo sempre parlando di Dio. Attraverso queste pagine tutte uguali, l’autore si diverte a prendere in giro il lettore (come sempre) che avanza tra le pagine in cerca di Dio, mai spazientendosi: il susseguirsi del tempo eterno ed immutabile è il minimo per seguire le vicende di divinità immortali!

Dio ha creato cose terribili a differenza del padre, come la morte, la malattia, perché è un artista, guardiamoci intorno: il mondo che abbiamo è variegato, diverso, assolutamente disgraziato però è accattivante, interessante… non ci sarebbe troppo da divertirsi in uno dei mondi perfetti creati da un Dio perfetto no? E poi non ci sarebbero i fumetti perché quelli li ha inventati Dio, quindi questo mondo è il migliore per forza.

In questo libro oltre a essere svelate verità cosmiche e segreti creativi, viene soprattutto messo in scena il rapporto padre/figlio. Il signor papà di Dio è un “normale” padre apprensivo, preoccupato per il futuro di suo figlio Dio che non vede ancora pronto per essere lasciato andare. Dio è sempre il “piccolo di casa” pur essendo ormai in grado di cavarsela da solo, d’altro canto appare comunque un po’ impacciato, sensibile e si sente giustamente inappropriato perché in fondo deve dimostrare di essere all’altezza di un Dio così perfetto come suo padre. In questa intima storia familiare sono nascosti i segreti del mondo: ad esempio come è nato Satana, il personaggio più affascinante, l’amico che solo Dio può vedere e che dialoga con i lettori, facendoli entrare fisicamente nel libro per sbirciare le sovrumane vicende delle divinità.

Questo è un fumetto geniale, spettacolare, che riesce a parlare delle celestissime e inavvicinabili eteree divinità. Attraverso un umorismo intelligente, con una storia tra le più originali che abbiamo mai letto, Maicol&Mirco ci accompagnano a scoprire le verità sul nostro mondo, rispondendo alle domande che tutti ci siamo sempre posti.

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Women&Blood: Rurru Mipanochia.

Salve a tutti, oggi abbiamo il piacere e l’onore di presentarvi Almendra in arte Rurru Mipanochia, che abbiamo conosciuto al Crack! festival del fumetto indipendente di Roma. Almendra è una meravigliosa artista di Città del Messico che nelle sue illustrazioni porta la donna e le sue problematiche in primo piano, mescolando il femminismo alla mitologia messicana creando così soggetti e temi originali disegnati in un modo particolarissimo che potete vedere qui. Essendo Almendra un’artista internazionale abbiamo fatto l’intervista in inglese, la traduzione in italiano la trovate scrollando in fondo! Buona lettura.

Hi! We have the great pleasure to present this interview to an amazing artists of City of Mexico: Rurru Mipanochia. Rurru mixed myths of ancient Mexico with contemporary problems of women. Her art is really very interesting, and here we have ask her some questions about her life and work. I hope you like this talk!

schermata-del-2017-07-14-19-48-56.png1. We’ve admired your works at Crack! And we are very fascinated by them. Your illustrations are graphically original and have strange subjects. Your draws have principally a sexual meaning, which is your relation with sexuality and how you live it as a woman?

Thank you! You are such a sweet hearts! Yes, it is about gender and sexual issues mixed with some pre-columbian myths, legends and deities about it. Also, it is about to achieve the audience could recognize itself in the face, body and sexuality of what is mostly called “the other”. This bond is to be created through my work. My work focused towards a public whose cultural background is same or different from the Mexican context, so that it could have an approach to the conception of sexuality in ancient times through the iconographic, symbolic and mythological motifs I work with, giving an innovative colorful twist that welcomes the spectator in a playful and even childlike manner.

I try to live my sexuality as the way I think, I am open to all ways of sexuality, mostly the ones who have to be with fluids and abject stuff of course if it is always consensual. I am more in to erotized other parts of the body or outside the body, for me having sex is not just “get in to, get out”, it is more than penetration.

2. Women usually have shame or fear to talk about their sexual experiences and to live freely their sexualitiy, as if women can’t feel pleasure for love. For you there is or there will be a universal way to free the woman by this stereotypes and prejudice?

I think all of us should be open to talk freely about our sexuality and about what we like or dislike, and handle and understanding our sexuality in an individual way. All of us have different likes, there is not a “correct” or universal way.

3. Now, what about the relation with love?

I have always fucked people I love (most of the time), it does not matter if I dont meet them long time. This is gonna sound such a hippie stuff, but I move with vibes, I could feel love or affinity in few minutes or not. I just flow with it, I am going to fuck with people I like in any way, most of the time in a mental and energy-vibe way.

4. On your instagram profile, we have seen strong images about menses. The blood and the period is really current in your works, but for the great part of people this is a tabù. For example we think at women that hide the absorbents or that are embarassed about menses. Why a natural feature like period is so demonized? And what it does mean be a woman in our society?

The hetero- patriarcal institution wanted and wants women outside certains action fields.

Our corporal fluids are as exciting as our outside bodies, I think. There are erotisism all around them. Why do vampires never feed with menses instead of neck blood? I do not get it, would be easier! xD hahaha

5. Your illustrations regain Mexican myths and legend. What’s the first myths that you have illustrated and what is the myths that you love more? And why you have chosen to represent mexican myths?

Because I like them and it is important to me to get them back, coz’ neither lots of mexicans knows about them.

The first one it was about the bat beating the goddess of flower’s pussy, so she started bleeding and that is why Mayas Keekchies believed women got their menstruation. This one I love it, and I love also others around menstruation, like the rabbit had sex with the moon and she started bleeding; or the one with Ixchel: when the dad punished her for having sex with a guy and send the owls to kill her, but she conviced them not to do it and send the father a pumpkin with menstruo inside to say it was her heart, and lots more.

6. What about the “traditional religions” that put always women on a minor role?

Bull shit.

Schermata del 2017-07-14 19-49-37.png7. We are in love by your illustrations! The signs, the draw but also the use of the colour is original and personal. There are some artists or some works that ispired you?

Thanks again, well, in fact, yes, there are a lots, like Gerda Wegener, Aubrey Beardsley, Tomy Ungerer, Egon Schiele, Alphonse Mucha, Klimt, Quentin Blake, Toshio Saeki, Mike Diana, Suehiro Maruo, Jan Toorop,  etc, etc, etc…

8. Now, the last question: What is your favourite comic and your favourite book?

Peanuts of  Charles Schulz and  The Smile of a Vampire of Suehiro Maruo.

Thank you Almendra for your time and for your sweetness! We hope to see you next year at Crack!

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Amici, ecco invece la parte in italiano!

1. Abbiamo ammirato il tuo lavoro al Crack e ne siamo davvero impressionati. Le tue illustrazioni sono originali sia a livello grafico che nei contenuti. Tu disegni principalmente soggetti a sfondo sessuale, qual è il tuo rapporto con la sessualità? E come la vivi essendo donna?

Grazie! Siete molto gentili! Sì, il mio lavoro si concentra specialmente sui sessi e sui problemi sessuali legati ad alcuni miti, leggende e divinità che si concentrano proprio su questi temi. Attraverso il mio lavoro faccio in modo che il pubblico possa riconoscersi nei miei soggetti che sono spesso definiti come “altri/estranei”. Il mio lavoro si rivolge sia ad un pubblico che conosce il contesto messicano, sia ad un pubblico estraneo ad esso, che in questo modo si approccia alla concezione della sessualità nei tempi antichi attraverso i motivi iconografici, mitologici e simbolici che io rinnovo con nuovi colori e nuovi motivi per introdurre lo spettatore a questi temi in modo giocoso e infantile.

Vivo la mia sessualità nel modo in cui penso dovrebbe essere vissuta. Sono aperta ad ogni modo di vivere la sessualità, anche con il ciclo ad esempio, purché sia sempre vissuto consenzientemente. Per me fare sesso è molto più della sola penetrazione, è giocare, erotizzare.

2. Le donne spesso hanno vergogna o paura di parlare delle loro esperienze e di vivere liberamente la loro sessualità, quasi non potessero provare piacere per amore. Secondo te c’è un modo per liberare le donne da questi stereotipi e pregiudizi?

Credo che ognuna di noi dovrebbe essere libera di parlare della sua sessualità nel modo in cui ritiene opportuno. Ognuna dovrebbe trovare il modo di capire e di gestire la sua sessualità, perché abbiamo gusti ed esigenze differenti per cui non ci può essere un modo corretto o universale.

3. E invece cosa ci dici sull’amore?

Ho sempre fatto l’amore con persone che amo, e non è un problema il conoscere una persona da poco o da molto tempo. Potrebbe suonare come un pensiero un po’ hippie, ma io sento le vibrazioni, tutte le energie, riesco quindi a capire se una persona può davvero interessarmi in pochi minuti. Queste vibrazioni fluiscono in me e così posso fare l’amore con persone che mi piacciono in ogni modo, specialmente mentalmente, con una connessione di energie e vibrazioni.

4. Dal tuo profilo instagram abbiamo visto forti immagini sulle mestruazioni. Il sangue e il ciclo mestruale sono soggetti ricorrenti nei tuoi lavori, ma per la maggior parte delle persone il ciclo rimane un tabù. Pensiamo per esempio alle donne che nascondono gli assorbenti o che si sentono imbarazzate nell’avere il ciclo. Perché una cosa così naturale è demonizzata e cosa vuol dire essere una donna nella nostra società?

Le istituzioni etero – patriarcali hanno voluto e vogliono le donne lontano da determinati campi d’azione. I nostri fluidi sono eccitanti nello stesso modo dei nostri corpi stessi, penso. C’è erotismo tutto intorno a loro. Perché i vampiri non si nutrono con le mestruazioni invece di succhiare il sangue dal collo? Non capisco, dovrebbe essere più facile!

Schermata del 2017-07-14 19-49-50.png5. Le tue illustrazioni riguardano ai miti e alle leggende Messicane. Qual è il primo mito che hai disegnato e quale quello a cui sei più legata? E perché tu hai scelto di rappresentare i miti messicani?

Perchè mi piacciono ed’è importante per me cercare di guardare indietro e di riportarle in vita, perché molti messicani non li conoscono.

Il primo mito in cui mi sono imbattuta è stato quello del pipistrello che colpisce la vagina della dea dei fiori, così lei ha inizia a sanguinare ed’è con questo mito che i Maya Keekchi spiegano l’origine delle mestruazioni. Questo è anche uno dei miti che amo di più, in generale adoro tutto ciò che ruota intorno alle mestruazioni, come il coniglio che fa sesso con la luna e lei inizia a sanguinare o quella con Ixchel (la dea giaguaro, protettrice dell’ostetricia e della medicina) quando il padre, perché aveva avuto un rapporto con un ragazzo, la punisce mandando dei gufi ad ucciderla, lei riesce a convincerli a risparmiarli e così manda al padre una zucca con del sangue mestruale facendogli credere che fosse il suo cuore.

6. Cosa ne pensi invece delle religioni tradizionali che mettono sempre la donna in secondo piano?

Vi invitiamo ad andare a vedere la risposta originale che ci sembrava perdere senso se tradotta.

7. Noi adoriamo le tue illustrazioni! Il segno, la forma grafica e l’uso dei colori è così originale e personale. Ci sono alcuni artisti o lavori a cui ti sei ispirata? 

Grazie ancora, sono molti in effetti, come: Gerda Wegener, Aubrey Beardsley, Tomy Ungerer, Egon Schiele, Alphonse Mucha, Klimt, Quentin Blake, Toshio Saeki, Mike Diana, Suehiro Maruo, Jan Toorop,  etc, etc, etc…

8. Ora l’ultima domanda: quali sono i tuoi libri preferiti?

I Peanuts di Charles Schulz e Il vampiro che sorride di Suehiro Maruo.

Noi ringraziamo tantissimo Almendra per il tempo che ci ha dedicato, oltre ad essere una bravissima artista è anche una persona piacevolissima e molto dolce, speriamo di rivederla il prossimo anno!

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Noi invece ci rivediamo su  facebook e instagram ❤

 

 

Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

A parte la grande madre Russia che ha sfornato nei secoli passati grandissimi autori, che tutti conosciamo o almeno dovremmo, ci troviamo molto impreparati sulla letteratura dell’Est europeo, sia passata che contemporanea. Siamo informatissimi sugli inglesi, abbastanza sui francesi, hanno preso piede anche scandinavi e spagnoli, ma l’Est europeo proprio no.

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Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? È una raccolta di racconti, di vari autori, edita da Caravan Edizioni che invece ci porta proprio lì, ci fa viaggiare tra Zagabria, Budapest, Salonicco, Brno e nella vita di ci abita, parlandoci di quotidianità, di sentimenti, di morte, di guerra.

Proprio della guerra parla uno dei racconti che più ci è piaciuto: Le Volpi di Roman Simic Bodrozic. Siamo a Zagabria e poi trasferiti insieme ai prigionieri in altri luoghi sulla costa. I protagonisti sono due: chi narra, che avrebbe voluto proteggere, fare di più, di cui ogni pagina trasuda il rimpianto e l’altra, colei che andava protetta, ma che sembra la più forte perché è riuscita a cavarsela meravigliosamente. Una storia di guerra e di fragilità, ma anche di riscatto.

Spostandoci poi a Bucarest con George D. Dumitro abbiamo Opulenza, un racconto particolarissimo, segnalato subito al lettore già dalla prefazione. Rispetto a Le Volpi ed anche al prossimo racconto di cui vi parleremo è volgare, cattivo, sporco, crudo, ma ci racconta la verità da un punto di vista che non abbiamo mai preso in considerazione. L’opulenza, il lusso, la ricchezza, chi li disprezzerebbe? Un senzatetto.

Molto più delicato e malinconico è Casa davanti alla statale di Basil Karadais. A Salonicco un anziano signore vive nei pressi di una strada trafficatissima, dove gli incidenti stradali sono comunissimi. Il protagonista si trova sempre così vicino alla morte, anzi è lui che muore ogni volta, ad ogni incidente. Muore se stesso giovane, muore se stesso dopo aver fatto il militare, muore se stesso ora. Ogni volta qualsiasi incidente provoca la morte di un pezzo di sé. È vero? È immaginazione? Potrebbe scappare, andarsene in un posto tranquillo, dove la presenza della morte non sia una costante, potrebbe salvare i suoi pezzi, oppure no.

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Salonicco

I racconti di questa raccolta sono sopra le righe, rispetto a quelli a cui siamo abituati, anche perché sapete che a noi i racconti non piacciono proprio tantissimo. Questi ci sono piaciuti molto e ve li consigliamo per questo: attraverso questi piccoli flash conosciamo un mondo vicino, ma distante. I personaggi sono particolari, le azioni ed anche il modo di compierle vi farà entrare in un mondo surreale come in Shopping e Ci vuole un fiore. Succedono cose strane, in modo strano, cose che accadono a chiunque sia chiaro, ma che per pudore non vengono mai messe nero su bianco. Invece qui sì, siamo davanti a racconti coraggiosi che ci portano in altre vite. Insomma se un libro non vi fa viaggiare nelle emozioni ed in nuovi mondi, che lo comprate a fare?

 


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Maria Accanto, Matteo B. Bianchi

Noi non sappiamo se voi siete credenti o meno, abbiamo ampiamente affrontato l’argomento Chiesa/religione in un altro articolo che trovate qui, però questo libro nella sua leggerezza ci ha fatto ripensare un po’ a questo argomento.

mariaaccanto.jpgMaria accanto di Matteo B. Bianchi edito da Fandango Libri ci porta a Milano, nella vita di Betty una ragazza normale, che lavora in uno studio dentistico, ha un fidanzato, delle amiche. Insomma una ragazza tranquilla che esce a fare shopping, va in giro per i localini fighetti, una che non si fa troppe domande, non di tipo filosofico – esistenziale almeno. Ad un certo punto però alcuni baluginii, luminescenze, riflessi le iniziano a cambiare la vita, sì perché è arrivata Maria. Sì, proprio quella, la Santa Vergine.

Come procede la vita dopo questo incontro? Dopo che Maria dichiara di voler passare del tempo con Betty e diventare sua amica?Necessariamente le cose cambiano, cambia il linguaggio perché insomma si è davanti ad un’autorità, cambia il modo di fare, di relazionarsi, cambia la stessa relazione con Diego perché Maria ti guarda, sempre.

Maria Accanto è un libro scorrevolissimo, di grande leggerezza, lo stile è semplice ed estremamente colloquiale, perfetto per non uccidersi con dei mattonazzi nella calura estiva; però ha anche il merito di presentare al lettore una storia molto originale, riuscendo a trasformare una cosa inconcepibile e straordinaria in qualcosa di normale. Il lettore può sì abituarsi alla presenza di Maria che cammina in jeans e sneakers per Milano, ma di certo non può fare a meno di chiedersi “se fosse successo a me cosa avrei fatto?”. Noi non abbiamo ancora l’infallibilità e l’onniscenza per negare l’esistenza della Vergine e di fatti simili, quindi è inevitabile che questa domanda sia venuta in mente anche a noi. Crediamo che tutti, chi più chi meno, avrebbero almeno inizialmente abbracciato la giustificazione della pazzia per poi magari cercare di razionalizzare l’incontro, anche se crediamo sia quasi impossibile.

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Maria Accanto è un bel modo per guardare verso la fede, in fondo se Maria si materializzasse così dal nulla come ha fatto con Betty, non sarebbe più facile credere?


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