Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

Questo mese vi portiamo nel mondo della scienza con un meraviglioso fumetto che parla della vita dello scienziato Alexander Von Humboldt (se non sapete chi è, è solo un motivo in più per scoprirlo attraverso questo fumetto). A scrivere di questo straordinario personaggio dell’800 sono Marco Taddei ed Eleonora Antonioni nel loro Un mistero alla luce del giorno, edito da Hoppipolla edizioni. Scenari meravigliosi, disegni dall’aria vintage, vi faranno scoprire le mirabolanti avventure di Alexander che è stato incaricato di salvare il mondo dalla Stirpe.
A parlare di questa meraviglia qui su Tararabundidee sarà la disegnatrice Eleonora Antonioni, per leggere le risposte di Marco Taddei dovete nuotare fino a una banda di cefali!

Ciao Eleonora e benvenuta su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Com’è nata la collaborazione con Marco Taddei e come avete strutturato il lavoro per questo graphic novel?

Ciao a voi e grazie mille per l’invito! La collaborazione con Marco è avvenuta tramite la casa editrice che ha pubblicato il nostro libro, Hoppípolla. È stato contattato prima Marco e poi io. Conoscevo il lavoro di Marco, conoscevo un poco Alexander von Humboldt e quando mi è arrivata questa proposta ho accettato subito perché sembrava tutto talmente diverso da ciò che faccio di solito che non volevo perdere l’occasione di fare quest’esperienza!

Alexander von Humboldt è stato una vera e propria celebrità della scienza tanto che i suoi contemporanei lo definirono l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone. Nonostante questo, oggi sembra essere stato inabissato. Da dove nasce l’idea di dedicargli un fumetto e come mai, secondo te, è caduto nel dimenticatoio?

Tempo fa su TikTok ho intercettato un video molto interessante che analizzava il fatto che la nostra impostazione scolastica sia stata improntata nettamente più sulle materie umanistiche che sulle materie scientifiche. Questa cosa mi ha fatto venire in mente, per esempio, che Darwin, tra i pochi scienziati che a scuola si devono studiare, era nel mio libro di Filosofia. L’ho sempre trovato strano, un po’ come se per essere degno di essere approfondito ci fosse bisogno di inserirlo tra “i pensatori”. Forse le figure come quelle di von Humboldt spariscono proprio a causa di questo retaggio culturale e l’idea di dedicargli un fumetto nasce proprio dal voler dare valore a una figura come la sua, che tra l’altro oggi si inserisce molto bene anche nel discorso del cambiamento climatico e salvaguardia dell’ecosistema.

Come suggerisce già il titolo, Un mistero alla luce del giorno non è una biografia nel senso tradizionale del termine e mescola continuamente il piano della realtà e quello fantastico. Come avete trovato la chiave narrativa per raccontare questa figura così fuori dagli schemi e come siete riusciti a rendere così attuale un personaggio nato più di 250 anni fa?

Beh questa è una domanda sicuramente più per Marco, è tutta farina del suo sacco! Sicuramente la sua intuizione di inserire un piano narrativo fantastico alla narrazione della classica biografia ha aiutato a rendere la vita di uno studioso più emozionante. È vero che von Humboldt ha viaggiato molto, ma per ricercare e analizzare. L’elemento fantastico vivacizza, ma allo stesso tempo è funzionale a far arrivare in
modo più veloce ed esplicito il messaggio ecologista che deriva dall’approccio allo studio della natura intrapreso da von Humboldt.

Anche dal punto di vista grafico il fumetto mescola modernità, con una scelta molto particolare dei colori e uno stile retrò che ci porta indietro nel tempo. Com’è andata la ricerca su i luoghi che hanno visto la presenza di von Humboldt, da cosa ti sei fatta ispirare?

La ricerca non è stata semplice, anche perché la vita di Alexander von Humboldt attraversa tanti anni cruciali: nasce prima della rivoluzione francese e muore dopo la metà del 1800. Ho cercato di essere il più accurata possibile, in genere cerco di attingere da tutto ciò che posso: film, libri di storia dell’arte e storia del costume. Una cosa che mi ha ispirata molto nel mood, non solo come reference, sono le stampe di
moda di inizio ‘800. Trovo che abbiano dei toni di colori intriganti, da lì mi è venuta l’ispirazione di usare il rosa nella mia palette. Poi sapevo già che ci sarebbe dovuto essere il verde, non poteva non essere un colore dominante, infine ho aggiunto un viola per aggiungere un elemento di inquietudine.
Per quanto riguarda i luoghi la ricerca è stata molto faticosa, tante cose sono state ricostruite o immaginate da me. L’unico punto della storia in cui ho potuto attingere a reference molto specifiche è il capitolo finale perché il castello di Tegel ristrutturato in stile neoclassico è attualmente esistente. Vedendo le foto ho trovato molto singolare che sulle 4 facciate dell’edificio ci fossero le riproduzioni dei bassorilievi degli otto venti presenti nella torre dei venti di Atene e mi sono divertita a rendere omaggio a questo dettaglio.

Nel corso del racconto, Alexander von Humboldt entra in contatto con delle creature antropomorfe. Qual è la tua preferita e perché?

Montefur, il nostro gattone con gli stivali. Come si fa? È affascinante, suadente e facile da disegnare. A dir la verità, però, mi piacciono molto anche gli insettoni!

Alexander von Humboldt è stato un personaggio molto eclettico. Qual è l’aspetto della sua personalità che ti ha colpito di più?

La totale devozione a quello che amava. Accettare senza peso di essere un outsider pur di dedicarsi alla sua scienza. Sicuramente lo ha potuto fare da privilegiato, però non considero una cosa molto facile o scontata la conduzione di una vita così tanto fuori dall’ordinario per l’epoca in cui viveva.

Qual è il messaggio più importante che Alexander von Humboldt ha lasciato e che hai voluto trasmettere con questo fumetto?

Quello di tenere a mente il concetto di ecosistema, del fatto che alterare la natura ha delle conseguenze su un equilibrio molto più vasto di quello su cui si crede di impattare.

È difficile ritrovare oggi personaggi che hanno la stessa fama e le stesse intuizioni di Alexander von Humboldt, sembra che tutte le menti brillanti che possano effettivamente cambiare il mondo siano state fatte fuori. Secondo te, la Stirpe ha vinto?

La stirpe sta vincendo nettamente, ma c’è sempre chi lotta, la guerra non è finita!

Anche l’ultima domanda è di rito: hai altri progetti in cantiere? Lavorerai ancora con Marco Taddei?

Forse sì, forse no, chi lo sa!!!

Ringraziamo tantissimo Marco ed Eleonora per essersi prestati a questa intervista, noi ci vediamo sempre qui il mese prossimo!