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"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

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Carla

27. Ho mal di testa e di universo. Medievista disoccupata. Generalmente parlo di libri e fumetti, dopo averli letti.

Carle vs. Tommaso Renzoni e Raffaele Sorrentino

Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

Questo mese scopriamo insieme Fehida, nuova uscita della collana Cosmica di Minimum Fax, di Tommaso Renzoni e Raffaele Sorrentino. Questo fumetto parla di faide, di criminalità organizzata e di persone che non riescono a scappare dalla realtà delle organizzazioni criminali, da una imperitura sete di vendetta che travalica spazio e tempo.
In questa occasione abbiamo fatto qualche domanda a Tommaso Renzoni, per scoprire le risposte di Raffaele Sorrentino, dovete viaggiare come sempre verso una banda di cefali.

  • Ciao Tommaso e benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Com’è nata la collaborazione con Raffaele e come avete lavorato insieme a questo graphic novel?

È stata colpa di Carlotta Colarieti! Carlotta mi ha chiamato per lavorare a questo graphic novel, e mentre scrivevo il soggetto lei mi ha proposto il suo nome, e quando Raffaele si è innamorato del progetto abbiamo iniziato una collaborazione a quattro mani su tutto. Anche adesso io e Raffaele ci scherziamo su, non c’è una pagina su cui riusciamo a dire “questo è mio, questo è suo”!

  • Fehida parla di criminalità organizzata, in particolare di ‘ndrangheta, è liberamente ispirato alla faida di San Luca degli anni ‘90 ed è ambientato tra l’Italia e la Germania. Dove nasce l’idea di raccontare la ‘ndrangheta calabrese in un fumetto e come mai proprio questo periodo?

L’idea era di arricchire la collana Cosmica con un testo che parlasse di una vicenda di cronaca, e la scelta è caduta su quei fatti ispirandosi ad un altro libro di Minimum Fax che è “Statale 106” di Antonio Talia. Io però in quella storia ci vedevo in filigrana un racconto di libertà e di liberazione dai modelli di un maschile aggressivo e patriarcale. Raffaele condivide con me questa sensibilità e d’accordo con lui ci siamo allontanati dai fatti reali per far vivere un racconto che potesse parlare ai maschi di oggi.

  • Già dalle prime tavole, al momento del sorteggio, si comprende quello che sarà uno dei protagonisti di Fehida: il destino. Che ruolo svolge nella storia e nella vita dei protagonisti?

Il destino ineluttabile è un tema centrale nella storia. Proprio perché nella criminalità, ma pure nell’educazione predatoria del maschile si avverte questa sensazione di un fato già scritto, rispetto al quale si può solo prendere il proprio posto. Ci sono tanti elementi che rimandano a questo concetto, tanti livelli di lettura. Da una parte la sottotrama legata all’amore, di matrice shakesperiana, dall’altra i modelli classici. Gli anziani sono le tre parche, tagliano e cuciono destini e si comportano come il coro della tragedia greca. E anche la struttura del racconto, con un climax forte a midpoint e una piramide con il vertice centrale omaggia la tragedia greca. Perché la lotta contro il destino è titanica.

  • Fehida non è soltanto una storia di ‘ndrangheta, ma anche quella di un rapporto amoroso proibito tra i due ragazzi che diventano una sorta di Romeo e Giulietta ostacolati dalle rivalità tra le due famiglie. La loro relazione, se scoperta, potrebbe generare una nuova faida. In un’organizzazione dove il machismo è la base, come viene sentita l’omosessualità e perché avete deciso di inserirla nel fumetto?

L’omosessualità è uno dei tabù delle società viriliste, proprio perché il sesso è vissuto come sopraffazione e potere, era inevitabile per noi scardinare questi preconcetti con la dolcezza del sentimento. I due ragazzi sono fiori che nascono nell’asfalto, e portano temi rivoluzionari, per questo e perché sognano la libertà.

  • I personaggi sono tutti uomini, rivali, assetati di vendetta, ma sono anche ragazzi svezzati a pane e pistole. In un mondo in cui il rito d’iniziazione è farsi una sega e poi sparare, perdendo in un attimo innocenza e sogni, mi sono ritrovata ad empatizzare con alcuni personaggi, che rimangono vincolati a queste leggi, ma che sognano altro. Faceva parte del vostro piano fare in modo che i lettori provassero pena per i personaggi, anche se commettono bestialità indicibili?

Kurt Vonnegut dice che i cattivi non esistono e io sono d’accordo. Il racconto bianco e nero, bene e male, finisce per essere in realtà rassicurante: puntare il dito e salvaguardare la comunità dai “cattivi”, che poi sono i più deboli. Volevamo raccontare esseri umani con le loro storture, sogni, speranze e bestialità. L’empatia è fondamentale per capire cosa succede a quei ragazzi, anche se la storia non fa sconti a nessuno. Non è buonista, non opera salvataggi. Eppure sì, gli vogliamo bene a questi ragazzi, per questo non possiamo permetterci di indorare la pillola.

  • Parlare di criminalità organizzata può rivelarsi un’arma a doppio taglio perché, sebbene gli intenti siano altri, si rischia di offrirne un ritratto in qualche modo positivo. Come avete trovato la chiave giusta per parlarne restando umani ma obiettivi al tempo stesso?

Io e Raffaele eravamo certi di una cosa, non volevamo trasformare questa storia in un “crime”. Troppo spesso nel mio lavoro di sceneggiatore vedo i soliti schemi narrativi quando si parla di criminalità organizzata, si scomoda il racconto del potere, infondo si glorifica il male. Di solito si scelgono altri modelli narrativi per una storia come questa: Amleto, Riccardo III. Figli illegittimi che sognano il trono, storie di vendetta… Abbiamo cercato di lavorare su due piani, da una parte il racconto oggettivo, esteriore, dall’altra il racconto emotivo, entrando nella testa (letteralmente) dei personaggi. Sono i piccoli sprazzi di umanità, dettagli come un pupazzetto giocattolo, a dare quel senso di vicinanza che rende insostenibile il racconto della violenza.

  • A livello grafico hai fatto una scelta precisa riguardo ai colori perché la palette ha ruolo attivo all’interno della storia e cambia in base alla fazione della faida. Da dove viene questa scelta?

Ecco, se ci sono tante scelte sulle quali io e Raffaele non sappiamo prendere la paternità, quella del colore so per certo che non è mia! Mi fido ciecamente di Lele, e lui ha lavorato con Riccardo Pasqual per trovare una palette che dividesse le parti in gioco e i piani narrativi. Io ho collaborato nello scegliere quella che ci convinceva di più, ma sono davvero felice che ci fossero Lele e Riccardo al volante del colore!

  • Anche l’ultima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Hai altri progetti in cantiere? Lavorerai ancora con Raffaele?

Con Raffaele è nata una collaborazione, un’amicizia, un matrimonio. Stiamo lavorando a nuovi progetti che speriamo presto di svelare, certo posso dirvi che in Raffaele ho trovato il co-autore che cercavo da tanto tempo.

Ringraziamo i due autori che si sono prestati a questa intervista doppia e voi per averci letto, ci rivediamo il mese prossimo!

Carle vs. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso

Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

Questo mese vi portiamo in Francia, per ammirare da vicino una lontana, ma sempre affascinante questione sulla Gioconda. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso in Per amore di Monna Lisa, hanno percorso la vita di Vincenzo Peruggia, l’operaio del Louvre che rubò la Gioconda per riportarla in Italia. A parlarne con me ci sarà lo sceneggiatore Marco Rizzo, mentre da una banda di cefali trovate l’intervista al disegnatore Lelio Bonaccorsi.

  1. Ciao Marco, benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Tu e Lelio avete già lavorato insieme in passato. Com’è nata la vostra collaborazione e come organizzate il vostro lavoro?

Ormai più di quindici anni fa io ero un professore alla Scuola del Fumetto di Palermo… e Lelio era uno dei miei allievi più promettenti. Presto siamo diventati amici (nonostante lui si addormentasse in classe – ovviamente perché disegnava tutta la notte) e gli ho proposto di collaborare inizialmente ad alcune storie brevi pubblicate online, agli albori dei webcomics. Poco dopo è arrivata l’opportunità di lavorare insieme a Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia per Beccogiallo e da lì è iniziata la nostra collaborazione.

Anche se il nostro lavoro rientra nella classica ripartizione dei ruoli, cioè io invio una sceneggiatura e Lelio la interpreta con i suoi disegni, dopo anni di collaborazioni continuiamo a confrontarci, specialmente nella fase iniziale in cui decidiamo su cosa lavorare o come impostare l’opera. Ormai è un confronto continuo, lui sulla mia sceneggiatura, io sui suoi disegni, cercando di migliorarci a vicenda.

  1. Per amore di Monna Lisa racconta di un fatto di cronaca avvenuto nel 1911, il furto della Gioconda da parte di un immigrato italiano che voleva riportarla in Italia, il paese a cui credeva che appartenesse. È una storia che mescola fiction e fatti reali, diversa quindi da quelle a cui avete lavorato insieme in precedenza. Perché avete scelto proprio questa storia e da dove nasce l’idea di raccontare dal punto di vista del ladro?

Volevamo da tempo provare qualcosa di diverso, scrivere e disegnare una storia in un’ambientazione per noi nuova e che non fosse né la classica biografia né un’opera di graphic journalism. A riprova di quanto dicevo sopra, l’idea è stata proposta da Lelio, che conosceva questa vicenda meglio di me. Quando l’ho approfondita, me ne sono innamorato, poiché bizzarra ma reale, poco nota nonostante epocale.

  1. Quanto è stato complesso ricercare notizie su Vincenzo Peruggia e anche su tutte le altre persone coinvolte nel leggendario furto, compresi Picasso e Apollinaire? Come avete fatto a creare questi personaggi storicamente esistiti e portarli in un fumetto?

Nonostante quanto scrivevo sopra, c’è una vastissima produzione su questa vicenda, tra documentari, podcast, libri, siti dedicati. In particolare ci è stato utile il lavoro di ricerca dell’Archivio Storico di Firenze, ricco di documenti, carteggi e foto, e liberamente consultabile. Sul “come”… be’, come sempre, cercando compromessi con la Storia quando necessario e rispettando i personaggi, studiandoli quanto possibile nelle loro caratteristiche.

  1. Il furto di Monna Lisa da parte di Vincenzo Peruggia è più un atto politico che criminale. Dopo essere stato arrestato, infatti, Vincenzo Peruggia viene celebrato come un eroe in Italia e come un criminale da quattro soldi in Francia. Qual è il tuo rapporto con il protagonista e da che parte ti schieri?

Non mi schiero perché sono un narratore, in questo caso più che in altri super partes. Peruggia commise un reato, in maniera anche un po’ rocambolesca, e questo è un dato di fatto. Sul perché lo abbia fatto, proviamo a ipotizzarlo con questo libro. Lascio ai lettori decidere per chi schierarsi… anche se dopo 110 anni io lascerei perdere le tifoserie!

  1. Nonostante le piccole dimensioni, la Monna Lisa è un quadro leggendario e circondato da sempre da miti, leggende e rivalità. Dall’enigmatico sorriso a questa paternità divisa tra Francia e Italia. Perché, secondo te, tra tutti i quadri di Leonardo, questo dipinto è diventato così emblematico? C’entra qualcosa Peruggia?

Sì, proprio così, grazie a questa vicenda la Gioconda finì sui giornali di tutto il mondo guadagnandosi ancora più mistero. È una delle conseguenze di cui trattiamo nel volume.

  1. Per amore di Monna Lisa mescola continuamente il piano della realtà con quello della finzione. Che ruolo svolge per te l’immaginazione e quanto è importante nella tua creazione artistica?

Venendo da una formazione giornalistica, quando scrivo cerco di lasciare poco spazio all’immaginazione e anche in storie come questa, pur prendendomi delle libertà, cerco sempre di riportare tutto alla realtà. Ci sono dettagli che noteranno in pochi (ad esempio, indirizzo, dialoghi sui trascorsi dei personaggi etc) ma che per me ancorano il tutto al contesto. Poi sono un grande appassionato di fumetti e di super eroi in particolare (e ci lavoro pure) ma per me le storie migliori sono quelle che in un modo o nell’altro ci aiutano a capire la nostra realtà.

  • 7. A livello grafico il fumetto è ricco di riferimenti al Liberty e all’Art Decò, che erano le correnti artistiche prevalenti ai primi del ‘900 a cui però nessuno dei protagonisti sembra essere interessato, tutti presi dall’arte classica e dalla Monna Lisa, come mai avete deciso di impostare i disegni in questo modo?

Risponderebbe meglio, ma credo sia stato naturale perché automaticamente connotava il contesto storico. I protagonisti non ne sono toccati più di tanto perché per loro quello è il “contemporaneo” e vivono immersi nei classici che riempiono il Louvre. Eppure, quando un gendarme si trova davanti a un’opera di Picasso, nel libro, la chiama “schifezza”… perché a volta ci vuole del tempo per interpretare un’opera, anche se figlia della sua epoca.

  • 8. Anche l’ultima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Hai altri progetti in cantiere? Lavorerai ancora con Lelio?

    Stiamo lavorando da tempo a un progetto molto ambizioso ma che sta avendo una lunga fase di preparazione. Prima o poi arriverà, così come prima o poi torneremo a lavorare a dei reportage a fumetti con Feltrinelli. 

    Letture Arcane – Febbraio ’23

    Due cose sono certe a febbraio: la festa degli innamorati e la sessione invernale, entrambe spine nel fianco. Ci poteva essere una sola carta adatta per questo mese, ed è un arcano maggiore, una delle mie preferite, signore e signori:

    La papessa

    Ci può essere qualcosa di più arcano della Papessa? Forse no. Nella traduzione inglese questa carta riporta il nome di Grande Sacerdotessa, che mi perplime, perché secondo me è proprio Papessa il nome giusto. Una figura che va a rompere completamente gli schemi e a prendersi un titolo che non è mai stato concesso a nessuna donna, quello di capo della Chiesa. In realtà questa carta trae origine da quella che si è fatta passare come una leggenda (anche se nessun* ha mai dimostrato il contrario), legata alla Papessa Giovanna, che ha pontificato tra l’855 e l’857 con il nome di Giovanni VIII, scoperta poi per colpa di una gravidanza e allontanata dal seggio pontificio. La Papessa delle carte è la figura più misteriosa tra gli arcani, assisa su un trono è posta davanti a una tenda, un velo, cosa ci nasconderà dietro? Non solo mistero, la Papessa è anche una carta che esprime purezza, da sempre associata alla verginità (anche alla Madonna) e non si accompagna con nessuno. Vive una solitudine scelta, ponderata, che le serve per raggiungere i suoi obbiettivi, studiosissima, la Papessa è profondamente legata alla vita studentesca e infatti viene sempre rappresentata con un libro o nella versione moderna del mio Modern Witch Deck con un PC.

    Che cosa nascondo? Che cosa devo studiare?

    Queste sono le domande che si pone questa carta e che dovremmo farci tutt* in questo periodo. La Papessa è la prima donna del mazzo, che tiene dentro di sé tantissime cose, è la carta dell’accumulo, ma non a livello materiale. L’accumulo della Papessa è tutto spirituale, lei ci invita a guardarci dentro: anche noi abbiamo accumulato tanto, molto spesso abbiamo tenuto dentro verità scomode, segreti, sentimenti che non riusciamo a esprimere e che probabilmente non vogliamo dire. Questa è una carta che non solo ha scelto la solitudine, ma sceglie anche il silenzio. Molto spesso evitare di affrontare le situazioni, girarci intorno, ci sembra il modo più facile e indolore per venire a capo di alcuni problemi, ma tutto questo accumulo ci farà bene? Vi ho già detto che questa carta parla anche di verginità, ma non stiamo parlando solo dell’ambito sessuale. La Papessa custodisce delle verità, rimane ferma nelle sue convinzioni, è fredda, rigida, educata e niente e nessun* riesce a contaminare le sue idee, né può farle cambiare idea. Questa chiusura totale verso l’esterno ci rende però insensibili e anche se in un primo momento la solitudine ce la siamo scelta, il confronto è sempre fondamentale, solo gli stupidi non cambiano mai idea e la Papessa tutto è, tranne che stupida. Lei studia, ricerca, s’informa, pur essendo la carta della verginità è in continua gestazione, perché lei produce idee, crea, scrive, disegna e dà vita a progetti, costruendo i suoi sogni.
    La Papessa è anche la carta che si lega al concetto di matriarcato, di un nuovo ordine sociale che deve andare a scardinare lo status quo, questa figura che non è mai esistita storicamente, vuole comunque il suo posto e acclama il potere.

    “Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost” andate, studiate, create.

    Cosa leggiamo?

    Oltre la periferia della pelle, Silvia Federici, D Editore.

    Studio, storia, femminismo, sono le parole chiave di questa carta, ma anche degli scritti di Silvia Federici. Se non l’avete ancora fatto vi prego di recuperare Calibano e la strega, un’opera fondamentale che attraverso una disamina storica dal Medioevo arriva fino ai giorni nostri per spiegarci come il patriarcato ci ha privato sempre di più della libertà e come il capitalismo ha colpito più di tutti le donne, andando a completare quello che la critica al capitalismo non aveva mai preso in considerazione. Seguito di Calibano, Oltre la periferia della pelle parla di corpi e di come le istituzioni e il capitalismo controllano i nostri corpi. Federici delinea anche in questo caso una storia puntuale che ci fa mettere in discussione ciò che sappiamo e anche ciò in cui crediamo fermamente.

    Cosa guardiamo?

    Little Fires Everywhere (Miniserie)

    Per scegliere questa serie ci si è concentrate soprattutto sul concetto del matriarcato, con queste due madri (interpretate da Reese Whiterspoon e Kerry Washington) veramente diverse da loro, chiuse in visioni antitetiche: la prima è una working mom con la famiglia perfetta da Mulino Bianco, la seconda una mamma single, artista, con un’unica figlia per cui ha fatto veramente di tutto. Riflette l’essenza di essere madri ma anche donne con i propri bisogni (con una versione di “Bitch” pazzesca che ricordo ancora a distanza di tre anni) e risponde a un’altra domanda che ci pone la Papessa: cosa nascondono le protagoniste? Aver seppellito il desiderio di poter essere qualcosa di più, relazioni passate, collaborazioni segrete o molto altro che potrebbe metterle in serio pericolo? A voi scoprirlo.

    Letture Arcane – Gennaio ’23

    È iniziato un nuovo anno e ci eravamo lasciat* con Il Matto che ci prospettava un fine 2022 veramente scoppiettante. Dopo gli imprevisti e i cambi di rotta a cui ci ha portato l’Arcano 0, entriamo in questa nuova annata con una delle carte più sicure.

    Regina di Pentacoli

    È la prima volta che nelle nostre letture arcane incontriamo una Regina. La Regina più salda e ferma, quella di Pentacoli. Sappiamo ormai che i Pentacoli sono il seme legato alla terra, alla produzione e alla materia. La Regina di Pentacoli è custode di questa abbondanza che arriverà dritta dritta tra le nostre braccia, è una carta che parla soprattutto al successo lavorativo. Una delle letture che preferisco fare che riguardano la sfera lavorativa, la vedono al centro, scoperta, un po’ come protezione e buon auspicio per il resto della lettura.

    Quindi cosa ci aspetta? Un momento positivo ma non dal punto di vista meramente economico, ci sono soddisfazioni nel lavoro o nello studio, insomma là dove ci stiamo impegnando saremmo ricompensat*. La Regina è una custode della moneta, ma noi non dobbiamo diventare Zio Paperone, anzi, lei ci dice proprio che il benessere va condiviso.

    Le carte non ci parlano nella logica capitalista, anzi tutto al contrario: i successi nella vita possono venire da sfere diverse e questo è il loro momento, i soldi non sono tutto e forse il successo più grande sarebbe quello di riuscire a dedicare maggior tempo a ciò che ci piace fare e che sicuramente non si lega alle ore di lavoro o alla produttività, ma parla sempre a una collettività e al benessere condiviso. Il rovescio di questa prosperosa situazione infatti è diventare egoist* e avar*, far pesare i nostri successi su chi al momento non ne sta avendo e arraffare tutto senza gioire con gli altri dei nostri guadagni. L’importante quindi è godersi con altr* il successo che arriverà insieme alla Regina, a proposito è per caso una donna la persona che vi incoraggia nel lavoro, nello studio o in qualsiasi vostro progetto? Potrebbe essere lei la vostra Regina.

    Cosa leggiamo?

    Il banchetto annuale della confraternita dei becchini, M. Enard, Edizioni E/O.

    David Mazon è un giovane antropologo e si trova ad avventurarsi nella campagna francese per scrivere la sua tesi di dottorato. Tra pittoreschi personaggi e rocambolesche situazioni, David cerca di portare a termine il lavoro che lo vedrà finalmente dottore, sicuramente un traguardo importantissimo. Attraverso gli occhi e le parole di David capiremo un po’ meglio il mestiere dell’etnologo e anche le frustrazioni di chi non finisce mai di studiare, lui di Regine che lo aiutano nel suo intento ne ha un po’ alcune puramente benigne e altre che lo fanno crogiolare nella frustrazione.

    Questo è anche il libro del mese del bookish bookclub, che stiamo leggendo proprio ora (siete ancora in tempo per unirvi a noi)!

    Le guerriere della valle, A. Flechais, J. Garnier, Tunuè

    Il successo qui non è né di studio, né lavorativo si tratta di un successo ben più importante, che riguarda tante vite e il futuro di un intero villaggio. La protagonista di questo fumetto è Molly che entra a far parte dell’ordine delle Pastorelle Guerriere, le donne che, lasciate sole durante la Grande Guerra hanno dovuto difendersi nei loro campi di battaglia, far andare avanti l’economia, la famiglia e difendere tutto ciò che non era sul fronte, ma era comunque martoriato dalla guerra.

    Cosa vediamo?

    Good Girls (4 stagioni, conclusa)

    Qui di Regine ne abbiamo ben tre, le sorelle Beth ed Annie insieme alla loro amica Ruby, mogli e madri in modi totalmente diversi, con tutti i patemi del caso: mariti assenti e incapaci di gestire le finanze, affidamento dei figli e malattie in un sistema sanitario americano in cui dovresti girare con la carta di credito appese al collo.

    Da una rapina improvvisata le donne si ritrovano catapultate nel mondo di Rio, capo di una losca gang, e finiranno per invischiarsi inevitabilmente nei loro affari.

    La matassa si inizia a intrecciare, soffocando sempre di più il senso etico e facendo emergere la vera natura delle tre, soprattutto quella di Beth (che, ə più attentə di voi avranno notato, è interpretata da una delle protagoniste di Mad Men, la conturbante Joan). A un certo punto viene spontaneo chiedersi: quali azioni sono mosse da necessità e quali semplicemente per una prorompente voglia di potere e di riscatto?

    Letture Arcane – Dicembre ’22

    È arrivato Dicembre, l’ultimo mese dell’anno. Dicembre è sempre stato un mese ovviamente festoso, visto che ha le tanto agognate vacanze natalizie, ma anche un mese che ci porta a fare i conti con un intero anno che ormai è finito e di cui dobbiamo tirare le somme. Pensavate dunque a Dicembre come il momento giusto per mettere finalmente il punto a qualcosa? Davvero? Eh no, perché a Dicembre arriva lui:

    Il Matto

    Eccola, la prima carta dei Tarocchi, l’arcano che fa iniziare tutto. Il Matto è il primo viaggiatore che viaggia nel mondo e contemporaneamente dentro di sé, percorre in lungo in largo tutte le carte che devono in qualche modo fare i conti con l’unico vero viaggiatore che sta dovunque. Il Matto è l’inizio. L’inizio di un cambiamento, di un viaggio, senza programmazioni. Il matto prende e va, sa cos’è e dov’è nel presente, ma non sa nulla di quello che gli succederà fra un solo minuto. Si fida solo delle sue forze e dei suoi istinti, aborrisce tutto ciò che è cervellotico, programmato, perché alla fine le cose belle sono quelle che succedono per caso, no?

    Il matto ci dice quindi di evitare di fare l’analisi punto per punto di quello che ci è successo durante l’anno e di non fare programmi, dobbiamo osare. Dicembre non è la fine, ma l’inizio di una nuova avventura.

    Da cosa mi devo liberare? Come posso canalizzare la mia energia?

    Il Matto è esplosivo, sa che non può portarsi tutto dietro, non può avere un bagaglio pesante quindi deve liberarsi dai pesi inutili e canalizzare l’energia solo nelle cose positive. Il Matto è la carta di chi sta sempre nel caso, non sa dove sta andando è sempre in cammino, ma ogni passo è un mattone, ogni passo costruisce ed è profondamente significativo. Durante il cammino ci possono essere passi falsi, cadute, deragliamenti, ma al viaggio del Matto serve anche questo. Il Matto deve essere dentro, ma soprattutto fuori dalla società, è ai margini, è tutto ciò che la società vuole controllare. Il Matto siamo noi e non dobbiamo aver paura di osare, di cadere, di farci male, perché tutto serve. Il Matto può dire sempre la verità proprio perché non risponde alle convenzioni, non vive davvero nel mondo, ma si tuffa nell’energia e pensa solo a migliorarsi. Il Matto è sicuramente un po’ egoista, si libera, taglia i ponti, ma lo fa perché risponde a un’esigenza, quella di riscoprirsi, di diventare autonomo, di sperimentare il bello e il brutto del mondo. È una carta fortemente significativa, che ci spinge a fare quello che non abbiamo mai fatto, altre carte in questi mesi ci hanno fatto capire che ci sono cose da buttarsi alle spalle e obbiettivi da raggiungere, ma il Matto ci coglie di sorpresa. Il viaggio inizia ora, a bell’e buono, e noi non dobbiamo prepararci, ma dobbiamo solo partire, immediatamente.

    Cosa leggiamo?

    Piccolo manuale per cercatori di nuvole, Vincenzo Levizzani, Il Saggiatore.

    Se dobbiamo intraprendere un viaggio senza dover pensare ad incombenze e preparativi, perché non farlo tenendo il naso all’insù? Potremmo scoprire mondi nuovi e fare un viaggio totalmente inaspettato. Le nuvole hanno forme diverse, diversi nomi e possono essere tutto ciò che noi vogliamo, ma per riconoscerle davvero c’è bisogno di affidarsi a chi ne sa più. E così arriva in nostro aiuto Levizzani, fisico esperto di nefologia che ha deciso di donare a tutt* noi matt* che ci scaraventiamo in una nuova avventura una piccola guida, per riconoscere e svelarci la vita segreta delle nuvole. Così il viaggio sarà ancora più originale.

    Building Stories, Chris Ware, Coconino.

    Un classico a fumetti ci può essere d’aiuto, perché Building Stories è più di un fumetto. È una storia in costruzione e gli autori siamo noi, in una scatola ci sono 14 pezzi, tra albi, illustrazioni, poster, strisce e come li mettiamo insieme dipende solo da noi. Dobbiamo creare il nostro percorso e anche quello della protagonista della storia, così nel viaggio saremo meno sol*.

    Cosa vediamo?

    Crazy Ex-Girlfriend (4 stagioni, conclusa)

    La serie ideale per questa carta: Rebecca Bunch è veramente una matta. Una di quelle che, insoddisfatta della sua vita e del suo lavoro decide di mollare tutto per trasferirsi a WEST COVIIIINAAA, CAAALIFOOORNIAAAA (non si può dire o scrivere diversamente). Ed è solamente un caso, una coincidenza straordinaria, che quella sia la città in cui abita il suo ex fidanzato Josh Chan, giusto?

    Anche qui c’è un viaggio per la nostra protagonista, uno fisico e uno spirituale, in cui conosciamo la sua anima affamata di creatività, amore e musica.

    Perché sì, matta lo sono anche io dato che vi propongo una serie-musical, vi sento già sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Ma fidatevi: le canzoni sono originali e orecchiabili (provate a togliervi dalla testa il piccolo assaggio che vi ho proposto), con moltissimi omaggi alla storia della musica; inoltre sono assolutamente funzionali per la trama e lo sviluppo dei personaggi, rendendo divertenti e indimenticabili anche le situazioni più semplici (come prepararsi per un appuntamento).

    È una serie che fa piangere dalle risate ma che fa anche riflettere, trattando temi molto importanti come la salute mentale e la ricerca della propria identità: non c’è modo migliore per iniziare l’anno.

    Carle vs. Gero Arnone ed Eliana Albertini

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

    Stavolta vi portiamo a conoscere Gero Arnone ed Eliana Albertini: lo sceneggiatore e la disegnatrice de “La vita della mia ex per come la immagino io”, della neonata collana di fumetti Cosmica di minimum fax. La vita della mia ex è un insieme di storie divertentissime che ci faranno conoscere drammi personali, cosa si nasconde davvero dietro le istruzioni di una caldaia, ma soprattutto leggerete ciò che non vi hanno mai detto su Titanic! Ora non vi resta che leggere la nostra intervista. Qui sotto troverete le risposte della disegnatrice Eliana Albertini, mentre navigando fino ad una banda di cefali, leggerete le risposte di Gero Arnone!

    Ciao Eliana e benvenuta su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è una domanda di rito: tu e Gero provenite da due settori diversi: cinema, televisione e fumetto. Com’è nata questa insolita collaborazione? Com’è stato lavorare insieme?

    Ciao e grazie!
    La collaborazione insolita è nata da un procedimento spesso solito, nel fumetto: cioè abbinare uno sceneggiatore a un fumettista. Questa cosa avviene sia spontaneamente (ti conosci, in metro, al parco, in un bar all’angolo, e poi da cosa nasce cosa) oppure tramite un complicatissimo sistema di algoritmi capace di abbinarti perfettamente al fine di realizzare il libro perfetto. In questo caso a capo di questo complicatissimo sistema c’è stata Carlotta Colarieti, che dalla sala dei computer di minimum fax (immagino sia andata così) mi ha scritto per dirmi che dovevo lavorare a un libro scritto da Gero Arnone. L’algoritmo aveva parlato e aveva pure ragione, perché è andata molto bene.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un’antologia di vari racconti, in cui si va avanti e indietro nel tempo, tra lotte contro il patriarcato e corrispondenza con i dottori. Com’è stato concepito questo fumetto? Avevi già chiara la narrazione rocambolesca che ne è venuta fuori?

    Quando sono arrivata io i racconti erano in gran parte già stati scritti, per cui ero consapevole del fatto che sarebbe stata una cosa fuori dal comune. La cosa più difficile era sicuramente immaginare la loro forma grafica e avere la certezza che il tutto poi potesse stare bene insieme senza forzature, ma poi è stato facile capire che tutte le barriere erano già state abbattute: dove ci sono blob che si librano in aria come ci possono essere forzature?

    Anche a livello grafico il fumetto è molto particolare. La griglia viene abbandonata moltissime volte, così come le vignette, sostituite da didascalie, quasi ci trovassimo di fronte più ad un libro illustrato che ad un fumetto vero e proprio. Ci sono poi tanti inserimenti particolari, come scambi di mail e libretti di istruzioni. Quanto è stato difficile trovare la giusta impostazione grafica per accompagnare la narrazione? Come siete arrivati al risultato finale?

    All’inizio di ogni lavoro ci vuole un po’ di tempo prima di capire qual è la strada giusta da seguire, sia a livello di narrazione che a livello di stile grafico. Il clic qui è avvenuto proprio quando ho capito, come ho già detto prima, che ogni muro poteva essere abbattuto. La griglia c’è ma serve per essere sfondata, il testo e i dialoghi diventano disegno e il disegno a volte si interrompe per
    far spazio a schermate di computer. Ho sempre cercato di tenere questo tipo di approccio, anche nelle storie e nei libri scritti da me. Qui mi incuriosiva molto il fatto di poter dedicarmi molto di più a questa ricerca senza dover prima pensare a una storia per farlo, usando quindi i racconti di Gero per fare, sostanzialmente, la matta.

    La grande ironia con cui siete riusciti a raccontare i temi più complessi è davvero spiazzante. Qual è il segreto per far ridere dove invece ci sarebbe da piangere?

    Penso che l’ironia sia una specie di metodo di sopravvivenza. Quindi appunto dove c’è da piangere vale la pena essere ironici, ma prendendo molto seriamente l’ironia, quindi il far ridere. Non è ironia, non è serietà: il segreto forse sta proprio li nel mezzo.

    Tra i grandi protagonisti del vostro fumetto ci sono il femminismo e la lotta al patriarcato. Qual è stato il tuo approccio verso questo tema così insidioso?

    Durante la lavorazione più volte è emerso il fatto che potesse essere un tema insidioso e questo ci ha portato a dialogare molto. Infatti dietro un tono molto ironico e leggero (che comunque mi sembra il migliore per trattare temi insidiosi) c’è tantissimo ragionamento. Io ho considerato le storie di questo libro come catapulte che ti possono buttare da una parte all’altra di una barricata
    molto alta senza trovare mai un attimo di riposo, e mi sembra uno specchio piuttosto preciso della società considerati questi temi. La strada è ancora molto lunga, questo libro forse è proprio quell’attimo di riposo.

    Adesso una domanda difficilissima: senza fare troppi spoiler, ti andrebbe di dirci qual è la tua storia preferita e perché? Qual è stata invece la più complicata da realizzare?

    Come tutto quello che faccio lego ogni storia al momento in cui l’ho disegnata, per cui in ognuna c’è qualcosa che mi piace molto (o che mi fa molto piangere, perché è giusto non farsi mancare nulla). Ma la mia preferita è quella che è stata anche la più complicata, ovvero la NUMERO DUE (la chiamerò così per motivi di privacy), dove ci sono costumi, una nave molto grande, divi del cinema e dei cartoni animati, pennuti serviti a merenda e una vicenda strappalacrime. Ogni piega che la storia prende è così intensa che avrei potuto dedicare almeno venti pagine l’una, la sfida è stata proprio concentrare tutto e farla funzionare in meno spazio, per renderla bilanciata con il resto del libro.

    Ma a te “Titanic” è piaciuto? Dove ti schieri: team Cal o Jack?

    Non ho grandi ricordi perché quando uscii al cinema ero abbastanza piccola. Ricordo però che mi piaceva molto Jack perché aveva sto vizio di disegnare, come me.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un fumetto davvero particolare e unico nel panorama fumettistico italiano attuale. Hai già ricevuto feedback? Il fumetto ha suscitato le reazioni che ti aspettavi o ci sono stati commenti particolari su questo lavoro?

    Purtroppo per ora è piaciuto a tutti tantissimo quindi non ho ancora potuto litigare sui social come speravo di poter fare.

    Anche noi come nel fumetto, chiudiamo il cerchio ricollegandoci alla prima domanda e invece di guardare nel passato, stavolta vorremmo sapere qualcosa sul tuo futuro: quali sono i tuoi prossimi progetti? Lavorerai ancora con Gero?

    Per ora lavoro sempre con il disegno in vari ambiti, spero più avanti sia di poter scrivere ancora storie mie ma di sicuro anche di lavorare di nuovo insieme a Gero. A questo proposito: Gero, sto ancora aspettando quelle robe che mi dovevi mandare, grazie.

    Grazie ad Eliana per questa fantastica intervista, noi ci risentiamo il mese prossimo!

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