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"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

Carle vs. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso

Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

Questo mese vi portiamo in Francia, per ammirare da vicino una lontana, ma sempre affascinante questione sulla Gioconda. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso in Per amore di Monna Lisa, hanno percorso la vita di Vincenzo Peruggia, l’operaio del Louvre che rubò la Gioconda per riportarla in Italia. A parlarne con me ci sarà lo sceneggiatore Marco Rizzo, mentre da una banda di cefali trovate l’intervista al disegnatore Lelio Bonaccorsi.

  1. Ciao Marco, benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Tu e Lelio avete già lavorato insieme in passato. Com’è nata la vostra collaborazione e come organizzate il vostro lavoro?

Ormai più di quindici anni fa io ero un professore alla Scuola del Fumetto di Palermo… e Lelio era uno dei miei allievi più promettenti. Presto siamo diventati amici (nonostante lui si addormentasse in classe – ovviamente perché disegnava tutta la notte) e gli ho proposto di collaborare inizialmente ad alcune storie brevi pubblicate online, agli albori dei webcomics. Poco dopo è arrivata l’opportunità di lavorare insieme a Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia per Beccogiallo e da lì è iniziata la nostra collaborazione.

Anche se il nostro lavoro rientra nella classica ripartizione dei ruoli, cioè io invio una sceneggiatura e Lelio la interpreta con i suoi disegni, dopo anni di collaborazioni continuiamo a confrontarci, specialmente nella fase iniziale in cui decidiamo su cosa lavorare o come impostare l’opera. Ormai è un confronto continuo, lui sulla mia sceneggiatura, io sui suoi disegni, cercando di migliorarci a vicenda.

  1. Per amore di Monna Lisa racconta di un fatto di cronaca avvenuto nel 1911, il furto della Gioconda da parte di un immigrato italiano che voleva riportarla in Italia, il paese a cui credeva che appartenesse. È una storia che mescola fiction e fatti reali, diversa quindi da quelle a cui avete lavorato insieme in precedenza. Perché avete scelto proprio questa storia e da dove nasce l’idea di raccontare dal punto di vista del ladro?

Volevamo da tempo provare qualcosa di diverso, scrivere e disegnare una storia in un’ambientazione per noi nuova e che non fosse né la classica biografia né un’opera di graphic journalism. A riprova di quanto dicevo sopra, l’idea è stata proposta da Lelio, che conosceva questa vicenda meglio di me. Quando l’ho approfondita, me ne sono innamorato, poiché bizzarra ma reale, poco nota nonostante epocale.

  1. Quanto è stato complesso ricercare notizie su Vincenzo Peruggia e anche su tutte le altre persone coinvolte nel leggendario furto, compresi Picasso e Apollinaire? Come avete fatto a creare questi personaggi storicamente esistiti e portarli in un fumetto?

Nonostante quanto scrivevo sopra, c’è una vastissima produzione su questa vicenda, tra documentari, podcast, libri, siti dedicati. In particolare ci è stato utile il lavoro di ricerca dell’Archivio Storico di Firenze, ricco di documenti, carteggi e foto, e liberamente consultabile. Sul “come”… be’, come sempre, cercando compromessi con la Storia quando necessario e rispettando i personaggi, studiandoli quanto possibile nelle loro caratteristiche.

  1. Il furto di Monna Lisa da parte di Vincenzo Peruggia è più un atto politico che criminale. Dopo essere stato arrestato, infatti, Vincenzo Peruggia viene celebrato come un eroe in Italia e come un criminale da quattro soldi in Francia. Qual è il tuo rapporto con il protagonista e da che parte ti schieri?

Non mi schiero perché sono un narratore, in questo caso più che in altri super partes. Peruggia commise un reato, in maniera anche un po’ rocambolesca, e questo è un dato di fatto. Sul perché lo abbia fatto, proviamo a ipotizzarlo con questo libro. Lascio ai lettori decidere per chi schierarsi… anche se dopo 110 anni io lascerei perdere le tifoserie!

  1. Nonostante le piccole dimensioni, la Monna Lisa è un quadro leggendario e circondato da sempre da miti, leggende e rivalità. Dall’enigmatico sorriso a questa paternità divisa tra Francia e Italia. Perché, secondo te, tra tutti i quadri di Leonardo, questo dipinto è diventato così emblematico? C’entra qualcosa Peruggia?

Sì, proprio così, grazie a questa vicenda la Gioconda finì sui giornali di tutto il mondo guadagnandosi ancora più mistero. È una delle conseguenze di cui trattiamo nel volume.

  1. Per amore di Monna Lisa mescola continuamente il piano della realtà con quello della finzione. Che ruolo svolge per te l’immaginazione e quanto è importante nella tua creazione artistica?

Venendo da una formazione giornalistica, quando scrivo cerco di lasciare poco spazio all’immaginazione e anche in storie come questa, pur prendendomi delle libertà, cerco sempre di riportare tutto alla realtà. Ci sono dettagli che noteranno in pochi (ad esempio, indirizzo, dialoghi sui trascorsi dei personaggi etc) ma che per me ancorano il tutto al contesto. Poi sono un grande appassionato di fumetti e di super eroi in particolare (e ci lavoro pure) ma per me le storie migliori sono quelle che in un modo o nell’altro ci aiutano a capire la nostra realtà.

  • 7. A livello grafico il fumetto è ricco di riferimenti al Liberty e all’Art Decò, che erano le correnti artistiche prevalenti ai primi del ‘900 a cui però nessuno dei protagonisti sembra essere interessato, tutti presi dall’arte classica e dalla Monna Lisa, come mai avete deciso di impostare i disegni in questo modo?

Risponderebbe meglio, ma credo sia stato naturale perché automaticamente connotava il contesto storico. I protagonisti non ne sono toccati più di tanto perché per loro quello è il “contemporaneo” e vivono immersi nei classici che riempiono il Louvre. Eppure, quando un gendarme si trova davanti a un’opera di Picasso, nel libro, la chiama “schifezza”… perché a volta ci vuole del tempo per interpretare un’opera, anche se figlia della sua epoca.

  • 8. Anche l’ultima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Hai altri progetti in cantiere? Lavorerai ancora con Lelio?

    Stiamo lavorando da tempo a un progetto molto ambizioso ma che sta avendo una lunga fase di preparazione. Prima o poi arriverà, così come prima o poi torneremo a lavorare a dei reportage a fumetti con Feltrinelli. 

    Letture Arcane – Febbraio ’23

    Due cose sono certe a febbraio: la festa degli innamorati e la sessione invernale, entrambe spine nel fianco. Ci poteva essere una sola carta adatta per questo mese, ed è un arcano maggiore, una delle mie preferite, signore e signori:

    La papessa

    Ci può essere qualcosa di più arcano della Papessa? Forse no. Nella traduzione inglese questa carta riporta il nome di Grande Sacerdotessa, che mi perplime, perché secondo me è proprio Papessa il nome giusto. Una figura che va a rompere completamente gli schemi e a prendersi un titolo che non è mai stato concesso a nessuna donna, quello di capo della Chiesa. In realtà questa carta trae origine da quella che si è fatta passare come una leggenda (anche se nessun* ha mai dimostrato il contrario), legata alla Papessa Giovanna, che ha pontificato tra l’855 e l’857 con il nome di Giovanni VIII, scoperta poi per colpa di una gravidanza e allontanata dal seggio pontificio. La Papessa delle carte è la figura più misteriosa tra gli arcani, assisa su un trono è posta davanti a una tenda, un velo, cosa ci nasconderà dietro? Non solo mistero, la Papessa è anche una carta che esprime purezza, da sempre associata alla verginità (anche alla Madonna) e non si accompagna con nessuno. Vive una solitudine scelta, ponderata, che le serve per raggiungere i suoi obbiettivi, studiosissima, la Papessa è profondamente legata alla vita studentesca e infatti viene sempre rappresentata con un libro o nella versione moderna del mio Modern Witch Deck con un PC.

    Che cosa nascondo? Che cosa devo studiare?

    Queste sono le domande che si pone questa carta e che dovremmo farci tutt* in questo periodo. La Papessa è la prima donna del mazzo, che tiene dentro di sé tantissime cose, è la carta dell’accumulo, ma non a livello materiale. L’accumulo della Papessa è tutto spirituale, lei ci invita a guardarci dentro: anche noi abbiamo accumulato tanto, molto spesso abbiamo tenuto dentro verità scomode, segreti, sentimenti che non riusciamo a esprimere e che probabilmente non vogliamo dire. Questa è una carta che non solo ha scelto la solitudine, ma sceglie anche il silenzio. Molto spesso evitare di affrontare le situazioni, girarci intorno, ci sembra il modo più facile e indolore per venire a capo di alcuni problemi, ma tutto questo accumulo ci farà bene? Vi ho già detto che questa carta parla anche di verginità, ma non stiamo parlando solo dell’ambito sessuale. La Papessa custodisce delle verità, rimane ferma nelle sue convinzioni, è fredda, rigida, educata e niente e nessun* riesce a contaminare le sue idee, né può farle cambiare idea. Questa chiusura totale verso l’esterno ci rende però insensibili e anche se in un primo momento la solitudine ce la siamo scelta, il confronto è sempre fondamentale, solo gli stupidi non cambiano mai idea e la Papessa tutto è, tranne che stupida. Lei studia, ricerca, s’informa, pur essendo la carta della verginità è in continua gestazione, perché lei produce idee, crea, scrive, disegna e dà vita a progetti, costruendo i suoi sogni.
    La Papessa è anche la carta che si lega al concetto di matriarcato, di un nuovo ordine sociale che deve andare a scardinare lo status quo, questa figura che non è mai esistita storicamente, vuole comunque il suo posto e acclama il potere.

    “Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost” andate, studiate, create.

    Cosa leggiamo?

    Oltre la periferia della pelle, Silvia Federici, D Editore.

    Studio, storia, femminismo, sono le parole chiave di questa carta, ma anche degli scritti di Silvia Federici. Se non l’avete ancora fatto vi prego di recuperare Calibano e la strega, un’opera fondamentale che attraverso una disamina storica dal Medioevo arriva fino ai giorni nostri per spiegarci come il patriarcato ci ha privato sempre di più della libertà e come il capitalismo ha colpito più di tutti le donne, andando a completare quello che la critica al capitalismo non aveva mai preso in considerazione. Seguito di Calibano, Oltre la periferia della pelle parla di corpi e di come le istituzioni e il capitalismo controllano i nostri corpi. Federici delinea anche in questo caso una storia puntuale che ci fa mettere in discussione ciò che sappiamo e anche ciò in cui crediamo fermamente.

    Cosa guardiamo?

    Little Fires Everywhere (Miniserie)

    Per scegliere questa serie ci si è concentrate soprattutto sul concetto del matriarcato, con queste due madri (interpretate da Reese Whiterspoon e Kerry Washington) veramente diverse da loro, chiuse in visioni antitetiche: la prima è una working mom con la famiglia perfetta da Mulino Bianco, la seconda una mamma single, artista, con un’unica figlia per cui ha fatto veramente di tutto. Riflette l’essenza di essere madri ma anche donne con i propri bisogni (con una versione di “Bitch” pazzesca che ricordo ancora a distanza di tre anni) e risponde a un’altra domanda che ci pone la Papessa: cosa nascondono le protagoniste? Aver seppellito il desiderio di poter essere qualcosa di più, relazioni passate, collaborazioni segrete o molto altro che potrebbe metterle in serio pericolo? A voi scoprirlo.

    Letture Arcane – Gennaio ’23

    È iniziato un nuovo anno e ci eravamo lasciat* con Il Matto che ci prospettava un fine 2022 veramente scoppiettante. Dopo gli imprevisti e i cambi di rotta a cui ci ha portato l’Arcano 0, entriamo in questa nuova annata con una delle carte più sicure.

    Regina di Pentacoli

    È la prima volta che nelle nostre letture arcane incontriamo una Regina. La Regina più salda e ferma, quella di Pentacoli. Sappiamo ormai che i Pentacoli sono il seme legato alla terra, alla produzione e alla materia. La Regina di Pentacoli è custode di questa abbondanza che arriverà dritta dritta tra le nostre braccia, è una carta che parla soprattutto al successo lavorativo. Una delle letture che preferisco fare che riguardano la sfera lavorativa, la vedono al centro, scoperta, un po’ come protezione e buon auspicio per il resto della lettura.

    Quindi cosa ci aspetta? Un momento positivo ma non dal punto di vista meramente economico, ci sono soddisfazioni nel lavoro o nello studio, insomma là dove ci stiamo impegnando saremmo ricompensat*. La Regina è una custode della moneta, ma noi non dobbiamo diventare Zio Paperone, anzi, lei ci dice proprio che il benessere va condiviso.

    Le carte non ci parlano nella logica capitalista, anzi tutto al contrario: i successi nella vita possono venire da sfere diverse e questo è il loro momento, i soldi non sono tutto e forse il successo più grande sarebbe quello di riuscire a dedicare maggior tempo a ciò che ci piace fare e che sicuramente non si lega alle ore di lavoro o alla produttività, ma parla sempre a una collettività e al benessere condiviso. Il rovescio di questa prosperosa situazione infatti è diventare egoist* e avar*, far pesare i nostri successi su chi al momento non ne sta avendo e arraffare tutto senza gioire con gli altri dei nostri guadagni. L’importante quindi è godersi con altr* il successo che arriverà insieme alla Regina, a proposito è per caso una donna la persona che vi incoraggia nel lavoro, nello studio o in qualsiasi vostro progetto? Potrebbe essere lei la vostra Regina.

    Cosa leggiamo?

    Il banchetto annuale della confraternita dei becchini, M. Enard, Edizioni E/O.

    David Mazon è un giovane antropologo e si trova ad avventurarsi nella campagna francese per scrivere la sua tesi di dottorato. Tra pittoreschi personaggi e rocambolesche situazioni, David cerca di portare a termine il lavoro che lo vedrà finalmente dottore, sicuramente un traguardo importantissimo. Attraverso gli occhi e le parole di David capiremo un po’ meglio il mestiere dell’etnologo e anche le frustrazioni di chi non finisce mai di studiare, lui di Regine che lo aiutano nel suo intento ne ha un po’ alcune puramente benigne e altre che lo fanno crogiolare nella frustrazione.

    Questo è anche il libro del mese del bookish bookclub, che stiamo leggendo proprio ora (siete ancora in tempo per unirvi a noi)!

    Le guerriere della valle, A. Flechais, J. Garnier, Tunuè

    Il successo qui non è né di studio, né lavorativo si tratta di un successo ben più importante, che riguarda tante vite e il futuro di un intero villaggio. La protagonista di questo fumetto è Molly che entra a far parte dell’ordine delle Pastorelle Guerriere, le donne che, lasciate sole durante la Grande Guerra hanno dovuto difendersi nei loro campi di battaglia, far andare avanti l’economia, la famiglia e difendere tutto ciò che non era sul fronte, ma era comunque martoriato dalla guerra.

    Cosa vediamo?

    Good Girls (4 stagioni, conclusa)

    Qui di Regine ne abbiamo ben tre, le sorelle Beth ed Annie insieme alla loro amica Ruby, mogli e madri in modi totalmente diversi, con tutti i patemi del caso: mariti assenti e incapaci di gestire le finanze, affidamento dei figli e malattie in un sistema sanitario americano in cui dovresti girare con la carta di credito appese al collo.

    Da una rapina improvvisata le donne si ritrovano catapultate nel mondo di Rio, capo di una losca gang, e finiranno per invischiarsi inevitabilmente nei loro affari.

    La matassa si inizia a intrecciare, soffocando sempre di più il senso etico e facendo emergere la vera natura delle tre, soprattutto quella di Beth (che, ə più attentə di voi avranno notato, è interpretata da una delle protagoniste di Mad Men, la conturbante Joan). A un certo punto viene spontaneo chiedersi: quali azioni sono mosse da necessità e quali semplicemente per una prorompente voglia di potere e di riscatto?

    Best of 2022 – SERIE TV

    Un altro anno è passato e, come al solito, è tempo di ricordare (o, nel mio caso, di tornare indietro il più possibile su Tv Showtime) tutte le serie passate sugli schermi in questi 12 mesi, tra vecchie, nuove, rinnovi e finali, e decidere quali vale la pena ricordare: per me è sempre il remake de La scelta di Sophie ma, con fatica e dedizione, sono riuscita anche quest’anno nell’impresa.

    Heartstopper

    Tratta dall’omonimo webcomic di Alice Oseman (ora anche serie di graphic novel), si racconta la storia d’amore tra due ragazzi, Charlie e Nick; uno dei pochi gay dichiarati della scuola il primo, gentile e popolare giocatore di rugby il secondo. Dall’inizio sembra una storia impossibile, persino per un’amicizia: ma in otto puntate si arriva a una riflessione profonda sulla sessualità, senza drammoni da soap opera ma esplorando sentimenti ed emozioni reali. Rispetto alla controparte di carta qui si ha la possibilità di approfondire le storie dei personaggi cosiddetti “secondari”, che meritano assolutamente sia per l’interpretazione che per la rappresentazione di varie realtà della comunità LGBTQ+.

    Una storia dolcissima, da vedere tutta d’un fiato.

    How I met your father

    Vi vedo alzare gli occhi e iniziare a chiudere la pagina. I reboot/sequel/spin off non sono mai visti bene, specie di una serie importante com’è stata How I Met your Mother. Ma provate a lasciare da parte la tabella dei confronti, a dimenticare le aspettative e a cercare di ritrovare gli stessi identici personaggi in dei nuovi interpreti: questo improbabile gruppo di sei, capitanato dalla romantica Sophie (narratrice e protagonista, interpretata da Hillary Duff e Kim Cattrall) è unico, eterogeneo e con molte cose da raccontare sull’essere giovani a New York nel 2022. La chimica tra di loro è da subito percepibile, il mistero sul padre è leggermente più fitto e richiama subito alle prime puntate e ci sono degli omaggi alla serie madre che vi stupiranno e vi faranno commuovere. Con queste premesse dategli una possibilità e non ve ne pentirete.


    House of the Dragon

    Anche qui meglio evitare un confronto con la serie madre, soprattutto sapendo come quella sia andata a finire. Varrà quindi la pena iniziare questa serie incentrata sulla dinastia del Drago, sulle loro tradizioni, sulle lotte di potere per quel trono che è ancora al massimo dello splendore? Per me lo è stato: già dalle prime puntate si sente un ritorno a quella sceneggiatura distesa, che si prende tutti i tempi per mostrare un mondo e dei personaggi che non ci sono familiari, ma con omaggi a elementi che ci fanno ancora tremare dall’emozione. Per me è stato come decidere di ritornare in un luogo che mi ispirava tanto ma che per cause esterne mi aveva fatto schifo la prima volta che c’ero andata: una sensazione di dèja-vu e di novità unite alla voglia di fare le cose diversamente. Per ora il viaggio è piacevole quindi me lo godo: in caso contrario stavolta diamo noi fuoco a Westeros.

    The Bear

    Una delle serie rivelazione dell’anno e ha ben ragione di esserlo. Carmy, ragazzo prodigio dell’alta cucina, ritorna a Chicago per gestire la fatiscente paninoteca di famiglia dopo il suicidio del fratello maggiore, cercando allo stesso tempo di elaborare il lutto. Una serie che crea dipendenza e di dipendenza se ne parla parecchio: dalle pasticche, dall’alcool, da quella cucina che diventa la tua casa, da quella brigata che diventa la tua famiglia, dall’ansia che scaturisce da ogni semplice comanda e dalla scansione delle ore del servizio. Pensiamo che programmi come Masterchef o Hell’s Kitchen ci abbiano abituati alla realtà, ma è qui che si vede, anche se in modo coreografato, il vero mondo della cucina; sporco, veloce, rude, ma anche pieno di rispetto, di passione e creatività.

    Boris 4

    Nonostante abbia una storia di tre stagioni e un film a precederla, questa nuova stagione di Boris è un inedito sotto alcuni punti di vista: non si fa più critica alla possibilità di una tv diversa, ma di una serialità. Il nemico non è più la Rete, ma la Piattaforma con il suo crudele Algoritmo che cerca la diversità omologando tutti i prodotti, tra rappresentazione e amori teen; le frasi motivazionali (“dai, dai, dai”) in inglese sono percepite come frasi che non si possono dire, ci si chiede se “a merdu” sia accettabile per rivolgersi agli stagisti e si deve stare attenti a non avere caccolette negli occhi o sono guai!

    Di uguale c’è la genialità di alcune battute che hanno ancora lo stesso spirito, nonostante siano passati dieci anni, e che sono destinate a diventare nuovi tormentoni (“Lo dimo” il nuovo “F4”); ma anche di alcuni attori che rimangono fedeli alle loro controparti (nonostante alcuni risultino più macchiettistici), tra tutti Corrado Guzzanti con le sue improvvisazioni senza sbavature e che portano a farti stare male dal ridere.

    Alcuni della troupe non sono più tra noi (Daje cor vino, Itala, sempre), sia nella finzione che nella realtà, portando a un livello ancora più estremo il gioco della metavisione, alla base del progetto, dando vita a uno dei saluti più belli e sinceri visti sullo schermo.

    Le serie non scadono (i recuperoni)

    Cougar Town

    Una serie adatta agli orfani di Friends e Scrubs in cui Monica Geller si è reincarnata in Jules Cobb, una quarantenne fresca di divorzio che decide di rispolverare la sua vita amorosa con accanto il suo nucleo familiare disfunzionale che comprende il figlio adolescente Travis, l’ex marito Bobby, il vicino di casa cinico Grayson e le sue amiche più care, Laurie, giovane assistente che cerca di motivarla in questa rinascita, ed Ellie, praticamente una seconda Jordan Sullivan, anche lei reincarnata in questa neomamma di una piccola cittadina in Florida (anche se il marito Andy non è per niente come Cox fisicamente ma ugualmente esilarante).

    Le risate sono garantite così come il vino (e gli innumerevoli recipienti di dubbia capacità in cui berlo)!

    E anche per quest’anno diciamo addio a un paio di serie poco amate, ovvio

    Farewell to…

    Grace and Frankie

    Di cosa parla questa serie già lo sapete se avete consultato le Letture Arcane di Novembre (se non lo avete fatto, aggiornatevi qui!): ho faticato a vedere la seconda parte della stagione finale perché non avevo assolutamente voglia di staccarmi dal mondo di queste due nemiche-amiche, talmente folli da decidere di vivere insieme nonostante siano agli antipodi e smettano di parlarsi almeno una volta al giorno. Ma il loro viaggio doveva concludersi e lo ha fatto nel migliore dei modi, affrontando come ultimo nemico quello che prima o poi tutti dovranno affrontare e che ci separa inevitabilmente dalle persone amate: la Morte. Lo hanno fatto mixando commedia e drammaticità come Grace prepara i suoi Martini o Frankie utilizza i pennelli, in equilibrio perfetto ma facendo trasparire una sorpresa amara. Tutti i personaggi, compresi i figli e gli ex mariti, dopo aver fatto i conti, sei anni fa, con la fine delle loro vite apparentemente perfette, devono vedersela con nuovi inizi. E non sempre è una scelta facile da compiere.


    This is Us

    Di questa serie ho parlato per ore, sono diventata come una predicatrice che vuole convincere la gente a convertirsi.

    Ho raccontato, a chiunque volesse ascoltarle, le vicende della famiglia Pearson, di Jack e Rebecca alle prese con il loro ruolo di genitori di tre figli: Kate e Kevin, gemelli biologici nati da un parto plurigemellare (a cui il terzo gemello non è sopravvissuto) e Randall, neonato afroamericano che sarà adottato dalla coppia in ospedale; diversissimi tra loro ma incredibilmente uguali nelle loro paure e nelle loro ansie.

    Ho vissuto con loro le festività (soprattutto il Ringraziamento), gli amori, i drammi, le dipendenze che questa famiglia ha attraversato negli anni, attraverso cliffhanger misuratissimi e mai banali e la sovrapposizione di più piani temporali, innovazioni che hanno elevato questo family-drama, facendolo diventare unico nel suo genere.

    Ho fatto il tifo per tutti i personaggi che si sono aggiunti a questo piccolo nucleo; alcuni sono entrati subito nel mio cuore, altri hanno faticato per essere apprezzati, altri ancora non mi hanno mai toccato profondamente. Nessuno è perfetto dentro questa serie, nemmeno quest’ultima stagione è stata perfetta: un po’ disomogenea, con alcuni tempi morti e il fiatone per recuperare pezzi perduti l’anno prima a causa della pandemia, ma anche piena di momenti intensi e di viaggi simbolici e non.

    Ma non è così che sono le persone reali? Non è così che va la vita? Uno straordinario caos che ci insegna, parafrasando una delle frasi più belle di questa sesta stagione, che il mondo non deve fermarsi per le cose brutte che ci accadono, non importa quanto paralizzanti siano, perché sarebbe tutto buio: deve continuare a girare così da poter trovare uno spiraglio di luce dall’altra parte della porta.

    Per me questa serie è stata davvero un faro in questi sei anni: spero che sia lo stesso anche per chi la inizierà ora.


    Letture Arcane – Dicembre ’22

    È arrivato Dicembre, l’ultimo mese dell’anno. Dicembre è sempre stato un mese ovviamente festoso, visto che ha le tanto agognate vacanze natalizie, ma anche un mese che ci porta a fare i conti con un intero anno che ormai è finito e di cui dobbiamo tirare le somme. Pensavate dunque a Dicembre come il momento giusto per mettere finalmente il punto a qualcosa? Davvero? Eh no, perché a Dicembre arriva lui:

    Il Matto

    Eccola, la prima carta dei Tarocchi, l’arcano che fa iniziare tutto. Il Matto è il primo viaggiatore che viaggia nel mondo e contemporaneamente dentro di sé, percorre in lungo in largo tutte le carte che devono in qualche modo fare i conti con l’unico vero viaggiatore che sta dovunque. Il Matto è l’inizio. L’inizio di un cambiamento, di un viaggio, senza programmazioni. Il matto prende e va, sa cos’è e dov’è nel presente, ma non sa nulla di quello che gli succederà fra un solo minuto. Si fida solo delle sue forze e dei suoi istinti, aborrisce tutto ciò che è cervellotico, programmato, perché alla fine le cose belle sono quelle che succedono per caso, no?

    Il matto ci dice quindi di evitare di fare l’analisi punto per punto di quello che ci è successo durante l’anno e di non fare programmi, dobbiamo osare. Dicembre non è la fine, ma l’inizio di una nuova avventura.

    Da cosa mi devo liberare? Come posso canalizzare la mia energia?

    Il Matto è esplosivo, sa che non può portarsi tutto dietro, non può avere un bagaglio pesante quindi deve liberarsi dai pesi inutili e canalizzare l’energia solo nelle cose positive. Il Matto è la carta di chi sta sempre nel caso, non sa dove sta andando è sempre in cammino, ma ogni passo è un mattone, ogni passo costruisce ed è profondamente significativo. Durante il cammino ci possono essere passi falsi, cadute, deragliamenti, ma al viaggio del Matto serve anche questo. Il Matto deve essere dentro, ma soprattutto fuori dalla società, è ai margini, è tutto ciò che la società vuole controllare. Il Matto siamo noi e non dobbiamo aver paura di osare, di cadere, di farci male, perché tutto serve. Il Matto può dire sempre la verità proprio perché non risponde alle convenzioni, non vive davvero nel mondo, ma si tuffa nell’energia e pensa solo a migliorarsi. Il Matto è sicuramente un po’ egoista, si libera, taglia i ponti, ma lo fa perché risponde a un’esigenza, quella di riscoprirsi, di diventare autonomo, di sperimentare il bello e il brutto del mondo. È una carta fortemente significativa, che ci spinge a fare quello che non abbiamo mai fatto, altre carte in questi mesi ci hanno fatto capire che ci sono cose da buttarsi alle spalle e obbiettivi da raggiungere, ma il Matto ci coglie di sorpresa. Il viaggio inizia ora, a bell’e buono, e noi non dobbiamo prepararci, ma dobbiamo solo partire, immediatamente.

    Cosa leggiamo?

    Piccolo manuale per cercatori di nuvole, Vincenzo Levizzani, Il Saggiatore.

    Se dobbiamo intraprendere un viaggio senza dover pensare ad incombenze e preparativi, perché non farlo tenendo il naso all’insù? Potremmo scoprire mondi nuovi e fare un viaggio totalmente inaspettato. Le nuvole hanno forme diverse, diversi nomi e possono essere tutto ciò che noi vogliamo, ma per riconoscerle davvero c’è bisogno di affidarsi a chi ne sa più. E così arriva in nostro aiuto Levizzani, fisico esperto di nefologia che ha deciso di donare a tutt* noi matt* che ci scaraventiamo in una nuova avventura una piccola guida, per riconoscere e svelarci la vita segreta delle nuvole. Così il viaggio sarà ancora più originale.

    Building Stories, Chris Ware, Coconino.

    Un classico a fumetti ci può essere d’aiuto, perché Building Stories è più di un fumetto. È una storia in costruzione e gli autori siamo noi, in una scatola ci sono 14 pezzi, tra albi, illustrazioni, poster, strisce e come li mettiamo insieme dipende solo da noi. Dobbiamo creare il nostro percorso e anche quello della protagonista della storia, così nel viaggio saremo meno sol*.

    Cosa vediamo?

    Crazy Ex-Girlfriend (4 stagioni, conclusa)

    La serie ideale per questa carta: Rebecca Bunch è veramente una matta. Una di quelle che, insoddisfatta della sua vita e del suo lavoro decide di mollare tutto per trasferirsi a WEST COVIIIINAAA, CAAALIFOOORNIAAAA (non si può dire o scrivere diversamente). Ed è solamente un caso, una coincidenza straordinaria, che quella sia la città in cui abita il suo ex fidanzato Josh Chan, giusto?

    Anche qui c’è un viaggio per la nostra protagonista, uno fisico e uno spirituale, in cui conosciamo la sua anima affamata di creatività, amore e musica.

    Perché sì, matta lo sono anche io dato che vi propongo una serie-musical, vi sento già sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Ma fidatevi: le canzoni sono originali e orecchiabili (provate a togliervi dalla testa il piccolo assaggio che vi ho proposto), con moltissimi omaggi alla storia della musica; inoltre sono assolutamente funzionali per la trama e lo sviluppo dei personaggi, rendendo divertenti e indimenticabili anche le situazioni più semplici (come prepararsi per un appuntamento).

    È una serie che fa piangere dalle risate ma che fa anche riflettere, trattando temi molto importanti come la salute mentale e la ricerca della propria identità: non c’è modo migliore per iniziare l’anno.

    Carle vs. Gero Arnone ed Eliana Albertini

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

    Stavolta vi portiamo a conoscere Gero Arnone ed Eliana Albertini: lo sceneggiatore e la disegnatrice de “La vita della mia ex per come la immagino io”, della neonata collana di fumetti Cosmica di minimum fax. La vita della mia ex è un insieme di storie divertentissime che ci faranno conoscere drammi personali, cosa si nasconde davvero dietro le istruzioni di una caldaia, ma soprattutto leggerete ciò che non vi hanno mai detto su Titanic! Ora non vi resta che leggere la nostra intervista. Qui sotto troverete le risposte della disegnatrice Eliana Albertini, mentre navigando fino ad una banda di cefali, leggerete le risposte di Gero Arnone!

    Ciao Eliana e benvenuta su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è una domanda di rito: tu e Gero provenite da due settori diversi: cinema, televisione e fumetto. Com’è nata questa insolita collaborazione? Com’è stato lavorare insieme?

    Ciao e grazie!
    La collaborazione insolita è nata da un procedimento spesso solito, nel fumetto: cioè abbinare uno sceneggiatore a un fumettista. Questa cosa avviene sia spontaneamente (ti conosci, in metro, al parco, in un bar all’angolo, e poi da cosa nasce cosa) oppure tramite un complicatissimo sistema di algoritmi capace di abbinarti perfettamente al fine di realizzare il libro perfetto. In questo caso a capo di questo complicatissimo sistema c’è stata Carlotta Colarieti, che dalla sala dei computer di minimum fax (immagino sia andata così) mi ha scritto per dirmi che dovevo lavorare a un libro scritto da Gero Arnone. L’algoritmo aveva parlato e aveva pure ragione, perché è andata molto bene.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un’antologia di vari racconti, in cui si va avanti e indietro nel tempo, tra lotte contro il patriarcato e corrispondenza con i dottori. Com’è stato concepito questo fumetto? Avevi già chiara la narrazione rocambolesca che ne è venuta fuori?

    Quando sono arrivata io i racconti erano in gran parte già stati scritti, per cui ero consapevole del fatto che sarebbe stata una cosa fuori dal comune. La cosa più difficile era sicuramente immaginare la loro forma grafica e avere la certezza che il tutto poi potesse stare bene insieme senza forzature, ma poi è stato facile capire che tutte le barriere erano già state abbattute: dove ci sono blob che si librano in aria come ci possono essere forzature?

    Anche a livello grafico il fumetto è molto particolare. La griglia viene abbandonata moltissime volte, così come le vignette, sostituite da didascalie, quasi ci trovassimo di fronte più ad un libro illustrato che ad un fumetto vero e proprio. Ci sono poi tanti inserimenti particolari, come scambi di mail e libretti di istruzioni. Quanto è stato difficile trovare la giusta impostazione grafica per accompagnare la narrazione? Come siete arrivati al risultato finale?

    All’inizio di ogni lavoro ci vuole un po’ di tempo prima di capire qual è la strada giusta da seguire, sia a livello di narrazione che a livello di stile grafico. Il clic qui è avvenuto proprio quando ho capito, come ho già detto prima, che ogni muro poteva essere abbattuto. La griglia c’è ma serve per essere sfondata, il testo e i dialoghi diventano disegno e il disegno a volte si interrompe per
    far spazio a schermate di computer. Ho sempre cercato di tenere questo tipo di approccio, anche nelle storie e nei libri scritti da me. Qui mi incuriosiva molto il fatto di poter dedicarmi molto di più a questa ricerca senza dover prima pensare a una storia per farlo, usando quindi i racconti di Gero per fare, sostanzialmente, la matta.

    La grande ironia con cui siete riusciti a raccontare i temi più complessi è davvero spiazzante. Qual è il segreto per far ridere dove invece ci sarebbe da piangere?

    Penso che l’ironia sia una specie di metodo di sopravvivenza. Quindi appunto dove c’è da piangere vale la pena essere ironici, ma prendendo molto seriamente l’ironia, quindi il far ridere. Non è ironia, non è serietà: il segreto forse sta proprio li nel mezzo.

    Tra i grandi protagonisti del vostro fumetto ci sono il femminismo e la lotta al patriarcato. Qual è stato il tuo approccio verso questo tema così insidioso?

    Durante la lavorazione più volte è emerso il fatto che potesse essere un tema insidioso e questo ci ha portato a dialogare molto. Infatti dietro un tono molto ironico e leggero (che comunque mi sembra il migliore per trattare temi insidiosi) c’è tantissimo ragionamento. Io ho considerato le storie di questo libro come catapulte che ti possono buttare da una parte all’altra di una barricata
    molto alta senza trovare mai un attimo di riposo, e mi sembra uno specchio piuttosto preciso della società considerati questi temi. La strada è ancora molto lunga, questo libro forse è proprio quell’attimo di riposo.

    Adesso una domanda difficilissima: senza fare troppi spoiler, ti andrebbe di dirci qual è la tua storia preferita e perché? Qual è stata invece la più complicata da realizzare?

    Come tutto quello che faccio lego ogni storia al momento in cui l’ho disegnata, per cui in ognuna c’è qualcosa che mi piace molto (o che mi fa molto piangere, perché è giusto non farsi mancare nulla). Ma la mia preferita è quella che è stata anche la più complicata, ovvero la NUMERO DUE (la chiamerò così per motivi di privacy), dove ci sono costumi, una nave molto grande, divi del cinema e dei cartoni animati, pennuti serviti a merenda e una vicenda strappalacrime. Ogni piega che la storia prende è così intensa che avrei potuto dedicare almeno venti pagine l’una, la sfida è stata proprio concentrare tutto e farla funzionare in meno spazio, per renderla bilanciata con il resto del libro.

    Ma a te “Titanic” è piaciuto? Dove ti schieri: team Cal o Jack?

    Non ho grandi ricordi perché quando uscii al cinema ero abbastanza piccola. Ricordo però che mi piaceva molto Jack perché aveva sto vizio di disegnare, come me.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un fumetto davvero particolare e unico nel panorama fumettistico italiano attuale. Hai già ricevuto feedback? Il fumetto ha suscitato le reazioni che ti aspettavi o ci sono stati commenti particolari su questo lavoro?

    Purtroppo per ora è piaciuto a tutti tantissimo quindi non ho ancora potuto litigare sui social come speravo di poter fare.

    Anche noi come nel fumetto, chiudiamo il cerchio ricollegandoci alla prima domanda e invece di guardare nel passato, stavolta vorremmo sapere qualcosa sul tuo futuro: quali sono i tuoi prossimi progetti? Lavorerai ancora con Gero?

    Per ora lavoro sempre con il disegno in vari ambiti, spero più avanti sia di poter scrivere ancora storie mie ma di sicuro anche di lavorare di nuovo insieme a Gero. A questo proposito: Gero, sto ancora aspettando quelle robe che mi dovevi mandare, grazie.

    Grazie ad Eliana per questa fantastica intervista, noi ci risentiamo il mese prossimo!

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