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"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

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Interviste

Carle vs. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso

Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

Questo mese vi portiamo in Francia, per ammirare da vicino una lontana, ma sempre affascinante questione sulla Gioconda. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso in Per amore di Monna Lisa, hanno percorso la vita di Vincenzo Peruggia, l’operaio del Louvre che rubò la Gioconda per riportarla in Italia. A parlarne con me ci sarà lo sceneggiatore Marco Rizzo, mentre da una banda di cefali trovate l’intervista al disegnatore Lelio Bonaccorsi.

  1. Ciao Marco, benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Tu e Lelio avete già lavorato insieme in passato. Com’è nata la vostra collaborazione e come organizzate il vostro lavoro?

Ormai più di quindici anni fa io ero un professore alla Scuola del Fumetto di Palermo… e Lelio era uno dei miei allievi più promettenti. Presto siamo diventati amici (nonostante lui si addormentasse in classe – ovviamente perché disegnava tutta la notte) e gli ho proposto di collaborare inizialmente ad alcune storie brevi pubblicate online, agli albori dei webcomics. Poco dopo è arrivata l’opportunità di lavorare insieme a Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia per Beccogiallo e da lì è iniziata la nostra collaborazione.

Anche se il nostro lavoro rientra nella classica ripartizione dei ruoli, cioè io invio una sceneggiatura e Lelio la interpreta con i suoi disegni, dopo anni di collaborazioni continuiamo a confrontarci, specialmente nella fase iniziale in cui decidiamo su cosa lavorare o come impostare l’opera. Ormai è un confronto continuo, lui sulla mia sceneggiatura, io sui suoi disegni, cercando di migliorarci a vicenda.

  1. Per amore di Monna Lisa racconta di un fatto di cronaca avvenuto nel 1911, il furto della Gioconda da parte di un immigrato italiano che voleva riportarla in Italia, il paese a cui credeva che appartenesse. È una storia che mescola fiction e fatti reali, diversa quindi da quelle a cui avete lavorato insieme in precedenza. Perché avete scelto proprio questa storia e da dove nasce l’idea di raccontare dal punto di vista del ladro?

Volevamo da tempo provare qualcosa di diverso, scrivere e disegnare una storia in un’ambientazione per noi nuova e che non fosse né la classica biografia né un’opera di graphic journalism. A riprova di quanto dicevo sopra, l’idea è stata proposta da Lelio, che conosceva questa vicenda meglio di me. Quando l’ho approfondita, me ne sono innamorato, poiché bizzarra ma reale, poco nota nonostante epocale.

  1. Quanto è stato complesso ricercare notizie su Vincenzo Peruggia e anche su tutte le altre persone coinvolte nel leggendario furto, compresi Picasso e Apollinaire? Come avete fatto a creare questi personaggi storicamente esistiti e portarli in un fumetto?

Nonostante quanto scrivevo sopra, c’è una vastissima produzione su questa vicenda, tra documentari, podcast, libri, siti dedicati. In particolare ci è stato utile il lavoro di ricerca dell’Archivio Storico di Firenze, ricco di documenti, carteggi e foto, e liberamente consultabile. Sul “come”… be’, come sempre, cercando compromessi con la Storia quando necessario e rispettando i personaggi, studiandoli quanto possibile nelle loro caratteristiche.

  1. Il furto di Monna Lisa da parte di Vincenzo Peruggia è più un atto politico che criminale. Dopo essere stato arrestato, infatti, Vincenzo Peruggia viene celebrato come un eroe in Italia e come un criminale da quattro soldi in Francia. Qual è il tuo rapporto con il protagonista e da che parte ti schieri?

Non mi schiero perché sono un narratore, in questo caso più che in altri super partes. Peruggia commise un reato, in maniera anche un po’ rocambolesca, e questo è un dato di fatto. Sul perché lo abbia fatto, proviamo a ipotizzarlo con questo libro. Lascio ai lettori decidere per chi schierarsi… anche se dopo 110 anni io lascerei perdere le tifoserie!

  1. Nonostante le piccole dimensioni, la Monna Lisa è un quadro leggendario e circondato da sempre da miti, leggende e rivalità. Dall’enigmatico sorriso a questa paternità divisa tra Francia e Italia. Perché, secondo te, tra tutti i quadri di Leonardo, questo dipinto è diventato così emblematico? C’entra qualcosa Peruggia?

Sì, proprio così, grazie a questa vicenda la Gioconda finì sui giornali di tutto il mondo guadagnandosi ancora più mistero. È una delle conseguenze di cui trattiamo nel volume.

  1. Per amore di Monna Lisa mescola continuamente il piano della realtà con quello della finzione. Che ruolo svolge per te l’immaginazione e quanto è importante nella tua creazione artistica?

Venendo da una formazione giornalistica, quando scrivo cerco di lasciare poco spazio all’immaginazione e anche in storie come questa, pur prendendomi delle libertà, cerco sempre di riportare tutto alla realtà. Ci sono dettagli che noteranno in pochi (ad esempio, indirizzo, dialoghi sui trascorsi dei personaggi etc) ma che per me ancorano il tutto al contesto. Poi sono un grande appassionato di fumetti e di super eroi in particolare (e ci lavoro pure) ma per me le storie migliori sono quelle che in un modo o nell’altro ci aiutano a capire la nostra realtà.

  • 7. A livello grafico il fumetto è ricco di riferimenti al Liberty e all’Art Decò, che erano le correnti artistiche prevalenti ai primi del ‘900 a cui però nessuno dei protagonisti sembra essere interessato, tutti presi dall’arte classica e dalla Monna Lisa, come mai avete deciso di impostare i disegni in questo modo?

Risponderebbe meglio, ma credo sia stato naturale perché automaticamente connotava il contesto storico. I protagonisti non ne sono toccati più di tanto perché per loro quello è il “contemporaneo” e vivono immersi nei classici che riempiono il Louvre. Eppure, quando un gendarme si trova davanti a un’opera di Picasso, nel libro, la chiama “schifezza”… perché a volta ci vuole del tempo per interpretare un’opera, anche se figlia della sua epoca.

  • 8. Anche l’ultima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Hai altri progetti in cantiere? Lavorerai ancora con Lelio?

    Stiamo lavorando da tempo a un progetto molto ambizioso ma che sta avendo una lunga fase di preparazione. Prima o poi arriverà, così come prima o poi torneremo a lavorare a dei reportage a fumetti con Feltrinelli. 

    Carle vs. Gero Arnone ed Eliana Albertini

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti.

    Stavolta vi portiamo a conoscere Gero Arnone ed Eliana Albertini: lo sceneggiatore e la disegnatrice de “La vita della mia ex per come la immagino io”, della neonata collana di fumetti Cosmica di minimum fax. La vita della mia ex è un insieme di storie divertentissime che ci faranno conoscere drammi personali, cosa si nasconde davvero dietro le istruzioni di una caldaia, ma soprattutto leggerete ciò che non vi hanno mai detto su Titanic! Ora non vi resta che leggere la nostra intervista. Qui sotto troverete le risposte della disegnatrice Eliana Albertini, mentre navigando fino ad una banda di cefali, leggerete le risposte di Gero Arnone!

    Ciao Eliana e benvenuta su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è una domanda di rito: tu e Gero provenite da due settori diversi: cinema, televisione e fumetto. Com’è nata questa insolita collaborazione? Com’è stato lavorare insieme?

    Ciao e grazie!
    La collaborazione insolita è nata da un procedimento spesso solito, nel fumetto: cioè abbinare uno sceneggiatore a un fumettista. Questa cosa avviene sia spontaneamente (ti conosci, in metro, al parco, in un bar all’angolo, e poi da cosa nasce cosa) oppure tramite un complicatissimo sistema di algoritmi capace di abbinarti perfettamente al fine di realizzare il libro perfetto. In questo caso a capo di questo complicatissimo sistema c’è stata Carlotta Colarieti, che dalla sala dei computer di minimum fax (immagino sia andata così) mi ha scritto per dirmi che dovevo lavorare a un libro scritto da Gero Arnone. L’algoritmo aveva parlato e aveva pure ragione, perché è andata molto bene.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un’antologia di vari racconti, in cui si va avanti e indietro nel tempo, tra lotte contro il patriarcato e corrispondenza con i dottori. Com’è stato concepito questo fumetto? Avevi già chiara la narrazione rocambolesca che ne è venuta fuori?

    Quando sono arrivata io i racconti erano in gran parte già stati scritti, per cui ero consapevole del fatto che sarebbe stata una cosa fuori dal comune. La cosa più difficile era sicuramente immaginare la loro forma grafica e avere la certezza che il tutto poi potesse stare bene insieme senza forzature, ma poi è stato facile capire che tutte le barriere erano già state abbattute: dove ci sono blob che si librano in aria come ci possono essere forzature?

    Anche a livello grafico il fumetto è molto particolare. La griglia viene abbandonata moltissime volte, così come le vignette, sostituite da didascalie, quasi ci trovassimo di fronte più ad un libro illustrato che ad un fumetto vero e proprio. Ci sono poi tanti inserimenti particolari, come scambi di mail e libretti di istruzioni. Quanto è stato difficile trovare la giusta impostazione grafica per accompagnare la narrazione? Come siete arrivati al risultato finale?

    All’inizio di ogni lavoro ci vuole un po’ di tempo prima di capire qual è la strada giusta da seguire, sia a livello di narrazione che a livello di stile grafico. Il clic qui è avvenuto proprio quando ho capito, come ho già detto prima, che ogni muro poteva essere abbattuto. La griglia c’è ma serve per essere sfondata, il testo e i dialoghi diventano disegno e il disegno a volte si interrompe per
    far spazio a schermate di computer. Ho sempre cercato di tenere questo tipo di approccio, anche nelle storie e nei libri scritti da me. Qui mi incuriosiva molto il fatto di poter dedicarmi molto di più a questa ricerca senza dover prima pensare a una storia per farlo, usando quindi i racconti di Gero per fare, sostanzialmente, la matta.

    La grande ironia con cui siete riusciti a raccontare i temi più complessi è davvero spiazzante. Qual è il segreto per far ridere dove invece ci sarebbe da piangere?

    Penso che l’ironia sia una specie di metodo di sopravvivenza. Quindi appunto dove c’è da piangere vale la pena essere ironici, ma prendendo molto seriamente l’ironia, quindi il far ridere. Non è ironia, non è serietà: il segreto forse sta proprio li nel mezzo.

    Tra i grandi protagonisti del vostro fumetto ci sono il femminismo e la lotta al patriarcato. Qual è stato il tuo approccio verso questo tema così insidioso?

    Durante la lavorazione più volte è emerso il fatto che potesse essere un tema insidioso e questo ci ha portato a dialogare molto. Infatti dietro un tono molto ironico e leggero (che comunque mi sembra il migliore per trattare temi insidiosi) c’è tantissimo ragionamento. Io ho considerato le storie di questo libro come catapulte che ti possono buttare da una parte all’altra di una barricata
    molto alta senza trovare mai un attimo di riposo, e mi sembra uno specchio piuttosto preciso della società considerati questi temi. La strada è ancora molto lunga, questo libro forse è proprio quell’attimo di riposo.

    Adesso una domanda difficilissima: senza fare troppi spoiler, ti andrebbe di dirci qual è la tua storia preferita e perché? Qual è stata invece la più complicata da realizzare?

    Come tutto quello che faccio lego ogni storia al momento in cui l’ho disegnata, per cui in ognuna c’è qualcosa che mi piace molto (o che mi fa molto piangere, perché è giusto non farsi mancare nulla). Ma la mia preferita è quella che è stata anche la più complicata, ovvero la NUMERO DUE (la chiamerò così per motivi di privacy), dove ci sono costumi, una nave molto grande, divi del cinema e dei cartoni animati, pennuti serviti a merenda e una vicenda strappalacrime. Ogni piega che la storia prende è così intensa che avrei potuto dedicare almeno venti pagine l’una, la sfida è stata proprio concentrare tutto e farla funzionare in meno spazio, per renderla bilanciata con il resto del libro.

    Ma a te “Titanic” è piaciuto? Dove ti schieri: team Cal o Jack?

    Non ho grandi ricordi perché quando uscii al cinema ero abbastanza piccola. Ricordo però che mi piaceva molto Jack perché aveva sto vizio di disegnare, come me.

    La vita della mia ex per come me la immagino io è un fumetto davvero particolare e unico nel panorama fumettistico italiano attuale. Hai già ricevuto feedback? Il fumetto ha suscitato le reazioni che ti aspettavi o ci sono stati commenti particolari su questo lavoro?

    Purtroppo per ora è piaciuto a tutti tantissimo quindi non ho ancora potuto litigare sui social come speravo di poter fare.

    Anche noi come nel fumetto, chiudiamo il cerchio ricollegandoci alla prima domanda e invece di guardare nel passato, stavolta vorremmo sapere qualcosa sul tuo futuro: quali sono i tuoi prossimi progetti? Lavorerai ancora con Gero?

    Per ora lavoro sempre con il disegno in vari ambiti, spero più avanti sia di poter scrivere ancora storie mie ma di sicuro anche di lavorare di nuovo insieme a Gero. A questo proposito: Gero, sto ancora aspettando quelle robe che mi dovevi mandare, grazie.

    Grazie ad Eliana per questa fantastica intervista, noi ci risentiamo il mese prossimo!

    Carle vs. Sofia Assirelli & Cristina Portolano

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti. Siamo ritornate più cariche che mai, potete leggerci ogni secondo giovedì del mese. Nel mese di agosto ci fermeremo però per una pausa estiva e potrete rileggerci l’8 settembre.

    Tettonica ci parla di Maria, una ragazzina che nel 1997 a Loggiano di Romagna aspetta trepidante l’estate e anche che la pubertà le porti qualche crescita. Si affida allora alle preghiere della donna più devota che conosce: sua nonna. Il miracolo sembra accadere, ma insieme ad esso anche una terribile catastrofe. Sofia Assirelli e Cristina Portolano nel fumetto protagonista di luglio, per Carle vs. parlano della tormentosa adolescenza negli anni ’90, di grandi speranze, cambiamenti fisici e lezioni di geografia. Abbiamo fatto alle due autrici delle domande sul fumetto e qui potete trovare le risposte di Sofia Assirelli, mentre su una banda di cefali leggerete quelle di Cristina Portolano.

    Ciao Sofia e benvenuta su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. È la prima volta che tu e Cristina Portolano lavorate insieme. Com’è nata questa collaborazione e come avete organizzato il vostro lavoro?

    È nata completamente per caso. Io e Cristina ci siamo conosciute al compleanno di un’amica comune e abbiamo scoperto di abitare nella stessa via a Bologna. Dettaglio niente affato marginale, considerando che nemmeno un mese dopo è cominciato il lockdown. Improvvisamente questa prossimità fisica è diventata un bene preziosissimo, che ci ha permesso di evadere dalla claustrofobia di quel momento con passeggiate creative attorno a casa, districandoci nel caleidoscopio di zone rosse gialle e arancioni. Io avevo già nel cassetto la storia di “Tettonica”, un trattamento pensato inizialmente per un film. Quando ho letto Quasi signorina di Cristina e ho ritrovato temi e toni profondamente simili ai miei, ho deciso di fargliela leggere, sperando che se ne innamorasse. E per fortuna è stato così. 

    In seguito, essere vicine ci ha permesso di confrontarci spesso, di fronte a fogli veri e non solo a schermi. Passo passo abbiamo trovato un modo per fare dialogare i nostri immaginari. Io prima mi disegnavo le tavole (come se fosse una brutta copia), le descrivevo ed evocavo a Cristina che ovviamente poi le reinterpretava e disegnava, e a quel punto io le rivedevo.  

    Da dove nasce l’idea di Tettonica? È nata prima l’idea di parlare di tette, crescita e pubertà oppure quella del terremoto?

    Penso che la scintilla sia nata con la lettura di una pagina di “Chiedi alla Polvere” di John Fante citata anche nell’esergo. Arturo Bandini va a letto con una donna che non è la sua donna amata, e si sente talmente in colpa che quando un terremoto distrugge la città pensa che sia la collera di Dio contro di lui. Quel delirio di onnipotenza, non a caso di un aspirante scrittore, mi è molto famigliare, e ho pensato che fosse perfetto per raccontare una ragazzina che ha un desiderio così forte di crescere – e che le le crescano le tette, che per lei è il segno curvo, tangibile, dell’essere diventati grandi – da pensare di essere letteralmente al centro del mondo e dei suoi movimenti tellurici. 

    La protagonista di Tettonica è una ragazzina che desidera crescere e vede il suo corpo cambiare. Credi che il fumetto sia rivolto soltanto ad un pubblico femminile o possa essere interessante anche per un lettore di sesso maschile per analizzare la pubertà da un altro punto di vista?

    Anche se immagino che una trama del genere possa attirare spontaneamente più il pubblico femminile, secondo me può essere una lettura interessante per tutti, perché da una parte la voglia di esistere e diventare un individuo è universale, e dall’altra penso che sia anche formativo scoprire da un’angolazione diversa le sensazioni che si provano in quel crinale tra vita infantile e adulta. I lettori maschi per il momento mi hanno restistuito un grande senso di identificazione.  

    Le atmosfere del fumetto sono un bel tuffo negli anni 90, e questo si percepisce da tanti piccoli dettagli, come (giusto per fare un esempio) le mitiche magliette Onyx che indossano le tipe più cool o le Spice Girls. Quale colonna ti ha accompagnato durante la stesura del fumetto? Ti andrebbe di suggerire una colonna sonora da ascoltare durante la lettura?

    Sicuramente tutta la musica dance commerciale di tutti gli anni Novanta, da Corona, Gala, gli Ace of Base, alle Spice Girls. Poi mi vengono in mente pezzi come Lemon tree dei Fool’s Garden o Shiny Happy People dei R.E.M. Ovviamente passando per i Neri per caso!

    Una caratteristica dell’ambientazione è sicuramente il piccolo paese, un mortorio per 10 mesi, che vede poi in estate un piccolo revival, tutt3 tornano dalle città, per godersi il fresco e la calma dei borghetti. Maria non vede l’ora che arrivi la fine della scuola perché così il paese si rianima, soprattutto per un grande ritorno. È meglio essere l’adolescente innovativə e figə di città, o quello ingenuottə e old fashioned di paese? Secondo te 3 adolescenti di oggi, nonostante il contesto diverso, possono comunque identificarsi con la storia di Maria?

    Secondo me da adolescente non pensi di essere figo mai, nemmeno se vieni dalla città. Si è sempre fighi solo attraverso lo sguardo degli altri su di noi (e forse questo è vero anche da adulti). Io posso dire che sono stata l’adolescente del paese, ingenuotta però forse mai, solo con un accesso un po’ limitato delle cose al mondo, che fino ad un certo punto ho vissuto solo attraverso i film, le serie tv, i cartoni animati, e l’arrivo dei “forestieri”, appunto. Penso che crescere su questo “ermo colle” mi abbia permesso di affidarmi con slancio alla fantasia e all’immaginazione come strumenti di sopravvivenza, che poi mi sono rimasti per la vita.

    L’isolamento di quegli anni era connotato in maniera diversa rispetto ad oggi, l’arrivo di Internet ha trasformato molte dinamiche sociali, e reso più fluidi i concetti di vicinanza e distanza, e questo è il motivo per cui ho deciso di mantenere l’ambientazione storica negli anni Novanta. Ma l’isolamento esiste oggi in altre forme, in questi ultimi due anni purtroppo ce ne siamo accorti, e in generale i temi sollevati penso che siano universali e dunque ancora potenzialmente attuali. Ma se si identificano o no i ragazzi di oggi spero me lo dicano loro!

    Il fumetto si apre con la Via Crucis e ci sono un bel po’ di legami con il sacro, cosa che difficilmente si vede in fumetti che parlano ad adolescent3, l’unico che mi viene in mente è Blankets di Craig Thompson che però aveva un legame con la fede completamente intimo e diverso da quello di Maria. Questo aspetto delle preghiere, delle processioni è legato molto anche alla vita di paese, dove queste funzioni religiose diventano anche, come per Maria, luogo di incontro e per mettersi in mostra. Come mai hai usato questi elementi religiosi nel fumetto, anche se forse questa dimensione oggi è un po’ distante, fuori dal comune?

    Semplicemente perché questo aspetto fa intimamente parte di me, della mia educazione, del sostrato culturale in cui sono cresciuta io e penso molte altre persone in Italia, almeno della mia generazione. Blankets è assolutamente uno dei riferimenti di Tettonica, anche se l’ho letto quando già la storia era scritta e stavamo già lavorando al fumetto. La religione di Tettonica è un cristianesimo allegro e molto romagnolo, che si mescola al kitsch delle tradizioni e al profano dei desideri carnali, senza soluzione di continuità. Ma non per questo è meno problematico, visto che tutta la vicenda si fonda su un ancestrale senso di colpa. 

    Rimanendo in tema mistico: Maria chiede aiuto alla sua omonima celeste per far avverare il suo desiderio più grande, che si fa strada timido poco dopo la richiesta, qual è stato il miracolo che volevi si avverasse durante la tua pubertà? 

    Esattamente quello, che mi crescessero le tette! Ma in realtà questo desiderio per me, come per Maria Bandini, nascondeva un’inquietudine molto più profonda: il bisogno di essere “normali”. La comprensione della meraviglia della diversità è proprio una delle più belle conquiste dell’età adulta.

    Ho avuto sempre il seno molto piccolo da adolescente, mi è cresciuto qualche anno fa praticamente. Mi ricordo che però anche io lo desideravo moltissimo e quando andavo in piscina, invidiavo le mie coetanee che avevano i loro reggiseni colorati con ferretti, push up etc. io avevo praticamente un top rosa senza sostegno alcuno, solo per fare scena. E tu ricordi ancora il tuo primo reggiseno? Qual è stato il tuo rapporto con le tette a quell’età?

    Il mio rapporto è stato goffo e sovrannaturale, simile a quello di Maria Bandini. Mi sentivo in ritardo, disperata, senza alcuna speranza, con l’assolutismo folle di quell’età e un senso del melodramma invece tutto personale. Il mio primo vero reggiseno credo fosse rosa a pois bianchi, un po’ imbottito, giusto per creare un minimo di protuberanza in attesa che ci pensasse il Divino a risolvere il problema! Ma il punto è che quando sei adolescente ti senti sempre in difetto rispetto a questa massa magmatica e terrorizzante che sono le altre e gli altri. Essere troppo alte o troppo basse, con poco o troppo seno, con troppi peli (pochi penso che nessuno se ne sia mai lamentato), troppo asociali o troppo socievoli, troppo ignoranti o troppo secchione. E la sfida più difficile della crescita è secondo me scrollarsi il peso dello sguardo degli altri – e di noi stesse – di dosso. 

    E cominciare a guardare il mondo con i nostri occhi. 

    Cosa prevede invece il tuo futuro lavorativo? Lavorerai ancora con Cristina Portolano?

    Sicuramente i progetti su cui sto già lavorando, un romanzo e alcune serie tv. Per il resto mi piacerebbe sorprendermi ancora, anche con Cristina, chissà. Non avrei mai immaginato di scrivere una graphic novel ed è stato un viaggio entusiasmante, che non si è ancora concluso! 

    Ringraziamo tantissimo le autrici per essersi prestate alle nostre domande e ci rivediamo su questi schermi al prossimo Carle vs.

    Jundo! Intervista a Lorenzo Carucci

    Cos’è Jundo? Una piattaforma di fumetti online, italiani e stranieri che si possono comodamente leggere sul sito: https://accampamento.jundo.it/index.php. La missione di Jundo è chiara: distruggere le barriere del fumetto, permettendo ad artistз di arrivare più facilmente sul mercato, ma anche di portare in Italia Webtoon e opere internazionali inedite, digitalizzare il parco opere delle realtà editoriali italiane, insomma, creare una rivoluzione in questo mondo.

    Per approfondire tutto quello che c’è da sapere su Jundo abbiamo fatto qualche domanda a Lorenzo Carucci, CEO della piattaforma, buona lettura!

    Innanzitutto, presentiamo questo progetto, anzi prima di sbagliare qualcosa, ti chiederei di spiegare ai nostri lettori cos’è Jundo!

    Grazie a te per l’occasione di fare questa chiaccherata! Per prima cosa sono Lorenzo, co-founder e lead strategist di Jundo.

    Jundo è una piattaforma web e app (iOS/Android) dove si possono leggere più di 100 webtoon, fumetti e manga online. Il nostro catalogo è in continua espansione e include sia opere internazionali come i webtoon di KuaiKan Comics, la più grande piattaforma cinese del settore, che opere Originali create dalla nuova generazione di fumettisti.

    Come e quando è nata l’idea di aprire una piattaforma di webtoon? Da dove nasce l’ispirazione?

    Jundo nasce dalla costatazione evidente della necessità di digitalizzazione nel mondo del fumetto in Italia. Da questo punto di partenza nel 2020 con la vittoria di un bando della Regione Lazio io e Matteo, il mio co-founder, abbiamo potuto iniziare lo sviluppo della piattaforma che è entrata in piena attività a fine 2021.

    Jundo è una piattaforma che contiene anche fumetti esteri, com’è il fenomeno dei webtoon all’estero? In Italia ci sono, ma hanno ancora un pubblico abbastanza limitato.

    I Webtoon all’estero sono un fenomeno in chiara ascesa da anni e contano milioni di lettori. In Italia anche se ancora non vantano lo stesso livello di pubblico (anche a causa dell’assenza fino al nostro lancio di piattaforme dove leggerli) sono comunque arrivati con volumi cartacei che da Killing Stalking fino ovviamente a Solo Leveling, hanno avuto un successo enorme.
    Il nostro scopo ora è renderli mainstream, rendendoli disponibili nella loro versione più ottimizzata: la lettura digitale.

    La grafica di Jundo fa subito pensare a Netflix, ed è un’associazione secondo me molto funzionale perché fa subito entrare chi accede alla piattaforma, in un’ambientazione di relax e di intrattenimento vero e proprio. Anche Jundo come Netflix ha degli abbonamenti, come funzionano?

    Beh il nostro slogan di lancio è stato “il Netflix del fumetto” quindi yes, direi che non possiamo nascondere le somiglianze. Di base i primi capitoli delle nostre opere sono sempre gratuiti. Poi per sbloccare l’intero catalogo basta attivare un abbonamento di 1,99€ al mese o 19,99€ all’anno e il primo mese d’utilizzo è sempre gratis.

    Come avviene la scelta dei titoli contenuti su Jundo? Ho visto che ci sono anche tanti fumetti di autoproduzioni, lavori indipendenti sia italiani che esteri.

    Le opere che finiscono sulla nostra piattaforma arrivano da due lati: opere internazionali identificate tramite il nostro team scouting e i feedback della nostra community (grazie mille!) e gli Original i cui artisti si autopropongono tramite il form presente alla voce “Diventa Autore” di http://www.jundo.it.
    Ci si può proporre in qualsiasi momento, sia come artista completo che come sceneggiatore/disegnatore a cui serve la controparte. Se l’opera è considerata idonea per la pubblicazione si firma il contratto e si iniziano i lavori.
    Uno dei punti del nostro sistema di cui siamo più orgogliosi è che il 100% dei ricavi, esclusi i costi di produzione, sulla vendita dei cartacei degli Original va all’autore.

    Jundo si è anche ampliato al cartaceo, che nel mondo del fumetto è ancora la normalità, come mai questa scelta?

    La nostra filosofia è che cartaceo e digitale vivono in sinergia e non in contrasto.
    Proprio per questo motivo tutti i nostri Original vengono stampati. E a partire dal 4 maggio con il lancio in fumetteria, su MangaYo, PopStore e sul nostro e-shop introdurremo anche il primo volume cartaceo di un webtoon cinese: Of Machines and Beasts. Dopo l’anteprima al Comicon che è andata una bomba
    siamo emozionatissimi di vedere il risultato!

    Come ultima domanda ti chiedo: cosa c’è nel futuro di Jundo?

    Troppe cose: nuovi update della nostra piattaforma – top secret (ma posso spoilerare che ci stiamo
    focalizzando sul reader digitale), tantissime nuove opere da tutto il mondo e un paio di chicche fuori dal
    radar che speriamo di poter annunciare presto.

    Ora non vi rende che correre a vedere il catalogo di Jundo e scoprire nuovi fumetti!

    Carle vs. Lorenzo Coltellacci ed Andres Abiuso

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti. Siamo ritornate più cariche che mai, potete leggerci ogni secondo giovedì del mese.

    In quest’anno di Carle vs. avevamo già approfondito la vita di un’artista a fumetti, quella di Georgia O’ Keeffe, nel fumetto di De Santis e Colaone, oggi vi faremo invece entrare nell’immaginario di un altro grandissimo artista: Escher. Lorenzo Coltellacci ed Andres Abiuso in Escher, mondi impossibili (Tunuè), hanno fatto conoscere a* lettor* l’aspetto più intimo e autobiografico del grande genio Novecentesco, accompagnando chi legge in uno strabiliante viaggio nel tempo, nello spazio e nelle opere escheriane. Qui trovate l’intervista al disegnatore Andres Abiuso, mentre per scoprire le risposte di Lorenzo Coltellacci, dovete, come sempre, andare su una banda di cefali!

    Ciao Andres e benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista doppia è ormai di rito. Com’è nata la collaborazione con Lorenzo Coltellacci e com’è stato lavorare insieme?

    La collaborazione nasce dopo il concorso de La Revue Dessinée Italia, al quale avevamo partecipato entrambi (separatamente). Lorenzo ha pensato che il mio stile si adattasse bene al suo progetto e mi ha contattato. Dalla firma con Tunué abbiamo lavorato in sintonia, creando un clima di continuo scambio e reciproca stima. Il lavoro non è mai diventato pesante, nonostante i tempi stretti.

    Da dove nasce l’idea di dedicare una biografia a fumetti a una delle menti più affascinanti e brillanti del secolo scorso? Come vi siete approcciati all’opera e alla vita di Escher e come avete scelto il modo di raccontarla?

    L’idea nasce da Lorenzo che, affascinato da questo artista, dalla sua vita riservata e dalla profondità di interpretazione e pensiero delle sue opere, ha sentito il bisogno di studiarlo e raccontarlo attraverso la nona arte. Se da un lato la sua vita era a dir poco sconosciuta, le sue opere sono iconiche e (pur non ricollegandole all’autore) chiunque, almeno una volta, ha visto e riconoscerebbe le scale impossibili, la sfera riflettente o le tassellature; approcciarsi a questi concetti è stato complesso, e non per la complessità delle opere: la paura era quella di scimmiottare o imitare (con scarsi risultati) il suo genio; alla fine abbiamo optato per un uso “scenografico” delle sue opere, che diventano così teatro delle vicende narrate, vere e proprie strutture fisiche, dove i protagonisti si muovono e vivono questa avventura.

    Per narrare la vita di Escher avete tenuto presente la tematica del viaggio. L’artista era un grande viaggiatore e il fumetto ne segue le orme; lo stesso lettore, guidato da una specie di Virgilio, fa un viaggio intorno agli avvenimenti legati ad Escher. Come mai avete deciso di creare un continuo andirivieni nel tempo e nello spazio per raccontare questo artista?

    La discontinuità temporale è stata fin da subito un tassello essenziale per entrambi: era importante che a raccontare Escher e i suoi paradossi non fossero solo le parole o i disegni ma anche il flusso narrativo stesso. Quest’impostazione ci ha dato inoltre, la possibilità di creare un mondo fuori dal tempo e dallo spazio orientato, che restituisse visivamente l’idea di “mente”, nello specifico della mente di un artista complesso come Escher.

    Le opere di Escher con le sue composizioni ipnotiche e i giochi prospettici sono molto famose, a differenza della vita dell’artista che non è molto conosciuta. Quando è avvenuto il tuo primo incontro con l’arte di Escher e quale aspetto ti ha più affascinato della sua vita?

    Ho incontrato le opere di Escher sin da bambino, tra i libri, le riproduzioni incorniciate ed appese in casa e, soprattutto, grazie a genitori appassionati d’arte.

    Della sua vita però conoscevo ben poco prima di lavorare al libro: e sono rimasto affascinato proprio dalla sua riservatezza, dalla netta divisione dell’artista dalla persona.

    Nel vostro fumetto avete inserito alcune opere di Escher integrandole perfettamente all’interno della storia e rendendole un elemento fondamentale dell’architettura narrativa. Come avete scelto quali inserire?

    Spesso la scelta era naturale: in una scena in cui si parla di amore, unione e sentimento viene naturale fare riferimento a “Nastro senza fine”; se invece si parla di crescita e cambiamento è inevitabile citare le sue metamorfosi. Altre volte invece erano le opere stesse a suggerirci situazioni interessanti da raccontare, come ad esempio “Altro Mondo II”, che ha ispirato l’intera sequenza in essa ambientata.

    E a proposito di opere, ne hai una preferita tra quelle di Escher e perché?

    Credo di essere innamorato di “Concavo e Convesso”: un opera piena di vita e dinamismo, dove ogni cosa visibile è anche il contrario di se stessa.

    A un certo punto nel fumetto parlano anche Magritte, Einstein, Dalì e si chiedono se Escher sia più matematico o artista, tu con chi ti schieri?

    Escher non era un matematico. C’è poco da discutere su questo. Il dibattito al quale assistiamo si riferisce ed indaga su quale parte della sua mente “domini”.
    In ogni caso, credo che qualsiasi etichetta sia riduttiva, parzialmente vera, fuorviante.

    Le biografie di artist* sono sempre più diffuse nel mondo del fumetto e in fondo anche il fumetto stesso è arte, quando si parla di artist* quindi è più facile raccontare le loro vite a fumetti? 

    Spiegare l’arte è già difficile: spiegarla utilizzando l’arte come linguaggio è volersi male. Il fumetto inoltre è narrazione sequenziale, il che rende ancora più complesso un discorso concettuale sull’arte (o qualsiasi altro concetto astratto). E’ inevitabile, quindi, fare ricorso al testo, accompagnandolo con sequenze disegnate ben strutturate, evitando che i disegni, nel libro, diventino protagonisti.

    Cosa prevede il tuo futuro lavorativo? Lavorerai ancora con Lorenzo? 

    Oltre al fumetto, ho un altro lavoro che mi impiega molto tempo; la lavorazione di questo libro è stata dura e ha richiesto molto sacrificio, sono ancora in fase di ripresa insomma. In questo momento non ci sono piani precisi, sto riordinando e muovendo i primi passi in alcune idee e progetti personali. Con Lorenzo ci siamo trovati molto bene, nulla toglie che possiate rivederci insieme in futuro!

    Ringraziamo i due autori per aver partecipato al nostro progetto, noi ci risentiamo il prossimo mese!

    Carle vs. Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico

    Due amiche che si chiamano Carla, hanno lo stesso segno zodiacale, amano le stesse cose tra cui i fumetti, non potevano non decidere di fare qualcosa insieme. Da qui è nata Carle vs, la nostra rubrica di interviste doppie a fumettist* per farvi scoprire e leggere di nuovi fumetti. Siamo ritornate più cariche che mai, potete leggerci ogni secondo giovedì del mese. Il prossimo appuntamento sarà a giugno!

    Stavolta abbiamo chiesto di partecipare alla nostra rubrica a Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico che avevamo già visto insieme come autori di Sniff. Ora abbiamo chiesto ai fumettisti di parlarci della loro ultima fatica: Tango, sempre edita da Coconino Press e che ha al centro come il lavoro precedente, una coppia sull’orlo di una crisi. In questo fumetto i protagonisti sono Miriam e Lele e le loro sorti sono in mano al lettore, che a ogni pagina può decidere come far proseguire la storia.
    Qui su Tararabundidee troverete le risposte di Fulvio Risuleo, mentre per scoprire quelle del disegnatore Antonio Pronostico dovete navigare verso Una banda di cefali! Buona lettura!

    Ciao Fulvio e benvenuto su Tararabundidee. La prima domanda della nostra intervista è ormai di rito. Dopo Sniff tu e Antonio Pronostico siete al vostro secondo lavoro a quattro mani. Com’è nata la vostra collaborazione e com’è lavorare insieme?

    Siamo prima di tutto amici. Frequentavamo lo stesso quartiere di Roma, il Pigneto, e lo stesso giro di
    artisti-fumettisti e per un periodo lo stesso studio. Un giorno, di ritorno da un festival di fumetto di
    Bologna, abbiamo deciso di provare a lavorare a qualcosa insieme.

    In Sniff, il vostro primo fumetto, avevate presentato una coppia sull’orlo di una rottura. Anche i protagonisti di Tango, Lele e Miriam, sono una coppia alle prese con le decisioni e le liti ordinarie. Perché avete deciso di raccontare nuovamente la vita di coppia?

    Non so il perché, non c’è. Devo dire però che Antonio è un romantico, amante delle relazioni. Io sono
    più chiuso su questo argomento, ne parlo per lo più con me stesso. È grazie a lui che sono riuscito a
    esternare, seppure in un libro, alcune mie considerazioni sull’amore.

    Lele e Miriam si trovano spesso di fronte a un bivio o a una decisione da prendere. Al lettore viene chiesto di decidere cosa accadrà e le sue scelte influenzeranno il futuro della coppia. Da dove nasce l’idea di conferire al lettore un ruolo così attivo e di mettere nelle sue mani le sorti della coppia? A cosa vi siete ispirati per trovare le varie opzioni?

    Prima abbiamo trovato l’idea della coppia che litiga per tutto e nel frattempo vive. Poi ci siamo resi
    conto che l’andamento narrativo non era lineare. Era una storia che andava raccontata in una maniera
    del genere. Come molte altre idee di questo fumetto è venuta in mente nel corso della lavorazione, di
    base non sono molto teorico come persona. Le idee mi vengono man mano.

    Parlando di bivi ed immaginandoti lettore, qual è stata la tua prima decisione al bivio e perché?

    Non ho seguito la linearità. Ho scritto in quattro dimensioni, se si può dire così. Ho accettato la
    confusione creativa e ho surfato sull’ispirazione. Poi con Pronostico abbiamo dato un senso al tutto. La
    ‘forma-libro’ ci ha aiutato a dargli una solidità.

    Non solo il fumetto lo avete fatto in due, ma ha anche tantissime varietà di scelta, come
    mai avete deciso di complicarvi così tanto la vita?

    Il mio sogno è di parlare, scrivere e pensare in maniera semplice. Soggetto, predicato e complemento;
    come si insegna a scuola. Purtroppo non ci riesco mai e finisce che poi diventa tutto complicato.

    Nella storia del cinema, della letteratura e dei fumetti in generale, quali sono le tue
    coppie preferite? C’è qualche coppia in particolare che ti ha ispirato per Tango?

    Per lo più ci siamo ispirati a coppie di amici, conoscenti o anche alla nostra vita. Dal cinema c’è un
    riferimento alla Notte di Antonioni perché lo avevo visto mentre lavoravo al fumetto e avevo pensato
    che potesse avere delle connessioni. Un coppia in crisi è naturalmente più interessante da raccontare
    di una coppia felice.

    Il tango è un ballo ad alto tasso di sensualità e complicità. Lele e Miriam, però, non sembrano sempre così tanto in sintonia tra loro. Come mai avete scelto proprio questo ballo come titolo del vostro fumetto?

    Pronostico è l’esperto, lui mi ha raccontato un po’ come funziona il ballo e ha delle connessioni con la
    storia, come si dice in un capitolo a un certo punto. TANGO suona bene ed è una bella parola, la gente
    ci trova molti significati diversi e va abbastanza bene come indicizzazione su internet… è un buon titolo.

    Anche l’ultima domanda è di rito: a cosa stai lavorando al momento? Altri progetti a quattro mani in cantiere?

    Un noir.

    Ringraziamo come sempre gli autori per essersi prestati alle nostre domande! Noi ci rivediamo con una nuova intervista doppia il mese prossimo.

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