“Non fare la femminuccia”, “Sei un vero maschiaccio”.

Queste sono solo alcune delle espressioni che ancora oggi sono utilizzate per definire chi non sembra rientrare nei canoni decisi dalla società e, spesso senza pensarci, sono adoperate per autodefinirsi.
Da tempo si cerca di spezzare questa ruota con delle campagne mirate – come quella di Always per sdoganare il termine “like a girl, come una ragazza”

e rendere meno “anormale” tutto quello che è semplicemente non ancora accettato. 

Il Principe e la Sarta edito da Bao Publishing, sembra rientrare a pieno in questa categoria riscontrando un enorme successo in America e qui in Italia, dove l’autrice Jen Wang ha appena terminato un tour di incontri e presentazioni. 

La storia è ambientata in una Parigi novecentesca, le esponenti della nobiltà (e le loro figlie) in fibrillazione: il principe Sebastian arriverà dal Belgio per cercare moglie. Quello che non tutti sanno è che al giovane il matrimonio per ora non interessa, anzi: lo terrorizza come il pensiero di dover salire un giorno sul trono e prendersi le sue responsabilità di regnante. Senza contare un altro piccolo particolare, che potrebbe tradirlo: Sebastian adora vestirsi da donna, al punto di trafugare i vestiti della madre per poterli indossare in libertà, fino a che non sentirà il bisogno di avere degli abiti tutti suoi. Da qui l’incontro fortuito con una delle creazioni di Frances, una ragazza povera ma ambiziosa che entrerà a far parte di questo segreto divenendo la sua sarta personale e fornendo a Sebastian non solo abiti meravigliosi ma anche il nome del suo alter ego, con cui si farà strada nella mondanità parigina: Lady Crystallia

Genere e sessualità sono espressi in maniera semplice, attraverso i dialoghi dei protagonisti ma vi è sempre una tensione di fondo: dopotutto sono entrambi degli adolescenti, che si interfacciano in un’epoca chiusa e colma di pregiudizi, una Francia tra Otto e Novecento curiosamente tanto simile al mondo contemporaneo, in cui sono ancora presenti morti causate dall’omofobia (e non solo).
Una grande lezione è contenuta nel testo, che una singola parte di noi non può definirci nella totalità, permettendo agli altri di imporci un’etichetta: infatti sebbene a Sebastian piaccia travestirsi da donna questo non lo rende obbligatoriamente omosessuale, ma solo un ragazzo con un vestito. 

L’abbigliamento, ovviamente, svolge un ruolo fondamentale perché più di ogni altra cosa esprime al mondo la nostra identità, un problema per Sebastian ma anche per la stessa Frances, anche lei in lotta con se stessa, su un piano diverso ma ugualmente importante per cui a un certo punto dovrà chiedersi se preferirà essere famosa a tutti i costi sacrificando la sua creatività, oppure rischiare tutto in nome della sua arte. 

Il maschile e il femminile sono continuamente mescolati, negli abiti di Lady Crystalliaindimenticabile l’abito-armatura, Giovanna d’Arco non l’avrebbe di certo disdegnato – e in quelli di Frances – che, nell’avanzamento della sua carriera, diventano di colori più professionali e di solito assegnati agli uomini, tra grigio, blu scuro e nero, ma con una delicatezza intrinseca data dalle gonne e dai fiocchi – ma si uniranno su un piano più profondo in cui ancora una volta non esistono le etichette, i generi ma le persone con le loro attitudini. Illuminante a questo proposito la riflessione che compie a un certo punto Sebastian:

“Sapevi che mio padre è un capo militare? E così anche suo padre? […] È strano… non penso che il principe Sebastian possa guidare una nazione in battaglia, mentre Lady Crystallia sì”.

Per la foggia dei vestiti l’autrice si è ispirata a quelli dell’epoca su cui riesce a inserire il suo estro, tramite riferimenti continui alla storia. Una piccola curiosità rivelataci alla presentazione di Roma riguarda proprio il mondo della sartoria. Durante la stesura, Jen Wang non sapeva cucire ma ha deciso da poco di imparare: infatti il vestito che indossava quel giorno era una delle sue prime creazioni e ne era molto fiera. 

Il finale sembra lasciare spazio alle interpretazioni e ovviamente non vi sveleremo nulla di più: diremo solo che non ci siamo potute esimere dal chiedere delucidazioni alla stessa Jen sulla questione, e siamo state molto contente di scoprire che la sua idea coincide con la nostra!

I disegni sono realistici e dettagliati, ma i personaggi rimangono “fumettosi” e questo, unito all’utilizzo di colori principalmente chiari ma leggermente desaturati, avvolge l’ambiente in un’atmosfera delicata, rendendo questa storia una favola moderna, adatta ad ogni tipo di età.

Avete letto, signore e signori, il meraviglioso racconto di lettura di Maria Chiara. Sapete che ogni tanto ospitiamo lettori e lettrici spaventosamente forti, libraie meravigliose e chiunque voglia parlare delle sue letture. Stavolta Maria Chiara ha scelto questo fumetto, che abbiamo da pochissimo letto anche noi, e che ci è piaciuto moltissimo: tra tulle, piume, colori sgargianti e fantasie floreali si snoda la storia attualissima di Sebastian. Ora ve lo consigliamo in tre, vedete di recuperarlo.

Pubblicità