“A quanto pareva, se ti mostravi entusiasta eri già sulla buona strada per smettere di essere gay. Dovevi voler cambiare. Dovevi volerlo così tanto da preferire la morte al fallimento, altrimenti non saresti mai andato oltre il Primo Passo, “Ammettere di avere torto”. I futuri ex-gay come T si sentivano incapaci di cambiare, spiegò Smid, a causa di problemi famigliari radicati in profondità che li tenevano lontani da Dio. “Il suicidio non è la risposta” disse. “La risposta è Dio. Semplice.”

Garrard Conley autore e protagonista di Boy Erased (pubblicato in Italia nel 2018 da Edizioni BlackCoffee), memoir e poi anche film, nel 2004 entra in uno dei programmi di Love In Action. Love In Action (“LIA”) è un’organizzazione fondamentalista cristiana. Fondata nel 1973 da Frank Worthen, John Evans, and Kent Philpott, a Marin County, in California. Nel 1976 c’è la prima conferenza ex-gay e i 62 intervenuti fondano Exodus International, che nel tempo riunisce circa 300 sacerdoti e pastori dedicati alla “conversione” degli omosessuali. LIA è il suo fiore all’occhiello. Nel 1990 John Smid, lo Smid di cui sopra, diventa presidente di LIA. Nel marzo 2012, Love In Action diventa Restoration Path. 

Il libro raccoglie la storia di Garrard e della sua famiglia, della sua scoperta di essere omosessuale e dell’ansia, dell’ingentissima pressione a cui è sottoposto come tale, in una comunità in cui l’omosessualità è il male più assoluto. Siamo a Sud degli Stati Uniti, in una comunità Battista in cui la Bibbia si prende alla lettera e quindi la vita deve essere morigeratissima e integerrima. Sono vari i passi della Bibbia in cui si vieta l’amore omosessuale e che quindi sono pedissequamente seguiti dai Battisti, tra cui:

  • Genesi 19,5, dopo che Dio ha mandato tre angeli a Sodoma, gli abitanti vogliono compiere un delitto sessuale contro di essi: “Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!
  • Levitico 18,22, questi brani fanno parte del “Codice di Santità” ed elencano tutte le forme vietate di rapporti sessuali: «Non devi giacere con un maschio come fai con una donna: è un abominio
  • Levitico 20,13: «Se un uomo giace con un maschio come fa con una donna, hanno commesso tutti e due un abominio: saranno messi a morte entrambi. Il loro sangue ricadrà su di loro
  • Giudici 19,22-24: «Mentre stavano rallegrandosi, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondarono la casa, picchiarono alla porta e dissero al vecchio, al padrone di casa: «Fa’ uscire quell’uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui!» Ma il padrone di casa, uscito fuori, disse loro: «No, fratelli miei, vi prego, non fate una cattiva azione; dal momento che quest’uomo è venuto in casa mia, non commettete quest’infamia! Ecco qua mia figlia che è vergine, e la concubina di quell’uomo; io ve le condurrò fuori e voi abusatene e fatene quel che vi piacerà; ma non commettete contro quell’uomo una simile infamia!»

Garrard deve quindi affrontare la sua sessualità vedendola come qualcosa di profondamente sbagliato, assolutamente da condannare, impossibile quindi da vivere. Cerca di reprimersi in ogni modo, starà anche con una ragazza, per nascondere tutto, ma il problema sarà l’arrivo all’università. La conoscenza con David, la violenza che proverà a causa sua e una enorme spifferata ai genitori, metteranno Garrard alle strette: ormai la sua famiglia conosce il suo lato oscuro, non c’è nient’altro da fare deve “guarire”.

Viene quindi inserito nel programma di LIA. In cosa consiste? In un lavaggio del cervello impostato su una serie di Passi, che consistevano nel debellare ogni traccia di omosessualità o di peccato che ti avesse allontanato dalla via del Signore. Questi percorsi terminano nella maggior parte dei casi con ex-gay che poi venivano impiegati in LIA stessa per portare altri gay sulla retta via. Ma non sempre andava così.

“Secondo Family & Friends, un giornale di Memphis, Smid aveva suggerito a quel ragazzo di uccidersi piuttosto che vivere come omosessuale. Da allora si è stimato che il numero dei suicidi causati dalla terapia di LIA si aggiri intorno a una cifra compresa fra i venti e i trenta, per quanto sia impossibile essere precisi.”

Quindi non c’è via di scampo tra tortura psicologica, passata anche attraverso la pratica del finto funerale una messa in scena della morte di uno dei soggetti in terapia, sdraiato in una bara e con intorno candele accese, mentre i compagni leggono il suo epitaffio raccontando la sua caduta nell’Hiv e poi nell’Aids. Il ragazzo in questione si era sentito così coinvolto e in colpa per l’eventuale comportamento vergognoso che l’avrebbe portato a una morte da infedele, senza resurrezione, che ha subito ripreso la terapia, fortunatamente allontanandosene dopo, non senza conseguenze psicologiche.

“Era la paura della vergogna, oltre a quella dell’inferno, ciò che in realtà ci tratteneva dal toglierci la vita.”

Tra i passi che mi hanno colpito di più di questo libro, oltre all’atroce storia in sé ci sono quelli in cui Conley parla della letteratura, del suo rapporto con esse, con queste vite espresse in potenza e messe per iscritto che catturano e vengono amate da tutta l’umanità. Il suo rapporto con le lettere, il confronto che deriva dalla conoscenza di autori, tematiche, dallo studio in generale è stata una delle chiavi di volta per superare il momento dentro LIA. Emotivamente ci troviamo tra le mani un libro molto pesante, la storia di Garrad non è facile da leggere, immagino solo quanto sia potuto essere terribile viverla. In realtà non è una semplice autobiografia, ma un puntale e particolareggiato reportage su quello che succede all’interno di queste vere e proprie sette, in cui si manipola il cervello e le paure di persone, soprattutto giovani, che hanno dubbi non solo sulla loro sessualità, ma anche sulla loro identità e che vengono mandati in queste cliniche psicologiche per gay, dai genitori, per cambiarli e per averli come vorrebbe Dio. Sono persone estremamente fragili, già colpevolizzate in partenza da una religione e da famiglie che non li accettano. Garrard è stato fortunato. In un’intervista dice infatti:
“Per me il punto di rottura è stato quando mi hanno detto che avrei dovuto odiare mio padre. Il fatto che l’odio fosse la risposta per me era inconcepibile. A diciannove anni avevo poche certezze, ma due di quelle erano che bisognasse amare il prossimo, o almeno provarci, e che i miei genitori mi amavano. Perché avrei dovuto odiarli? Ci sono momenti in cui, anche se hai subìto il lavaggio del cervello, il tuo istinto prevale. Quando le cose che vedi e senti sono così profondamente sbagliate, è allora che ti risvegli e inizi a mettere in discussione tutto ciò che ti è stato detto. È come un allarme che scatta: il tuo intuito diventa l’ultima risorsa che hai. Forse se i miei genitori non mi avessero amato non avrebbe funzionato. Penso davvero che a salvarmi sia stata la relazione con la mia famiglia, il che è ironico visto che sono stati loro a mandarmi lì.”

Oggi Garrard Conley è un letterato oltre che un grande attivista per i diritti LGBT e vive a New York con il marito.