Andare e venire, uscire, finalmente poter andare fuori di casa, fuori dall’Argentina. Una bambina, una semplice bambina come Ania può farlo, ma viaggiare non sembra essere il destino di Augustin, cugino del padre di Ania e personaggio più meraviglioso de Il sistema del tatto, libro di Alejandra Costamagna, in uscita domani per Edicola Edizioni.
Augustin è un aspirante dattilografo e un appassionato di libri noir e gialli che ogni estate vede Ania giocare nella sua casa, a Campana. Sembra che quella bambina accolga tutto con sufficienza, con superficialità e infatti è con questo sentimento che sembra accogliere i libri che Augustin le propone, anche se poi ne discutono insieme. In realtà sembra che Ania accolga tutto con leggerezza e superficialità, sembra sempre stanca di agire o forse più che stanca è semplicemente annoiata dalla vita che ha, niente sembra avere presa su di lei, né da bambina, né da adulta.

Sono vari i piani narrativi di questo libro, si intrecciano i punti di vista di Ania bambina e quelli di lei da adulta, che deve, purtroppo, presenziare al funerale di Augustin in vece del padre. Che poi come si presenzia ad un funerale? Sì lei ricorda Augustin, lo ricorda bene, ma cosa si risponde alle condoglianze? Come si manifesta il proprio dolore?
Il racconto della Costamagna è un continuo andirivieni tra passato e presente, tra le esperienze di Ania che non riesce a dormire ed ha un fidanzato di 25 anni più grande di lei, di Augustin che strenuamente non smetterà mai di praticare la dattilografia e di Nelida che ha dovuto lasciare l’Italia per sposare un suo cugino, in Argentina, e che viveva in un mondo suo, nostalgico e malinconico mondo che sembra aver trasmesso al figlio, sempre preoccupato per le sorti della chilenita, che anche se solo durante le vacanze si trova in un paese straniero e lui ha sempre paura che possano farle del male, d’altronde i cileni non sono ben visti, tanto meno suo padre, un rosso.
La Costamagna in questo libro ci presenta il distacco in moltissime sfaccettature. Prima c’è quello di Nelida, che deve, anzi è costretta a staccarsi dalle sue sicurezze, dalla sua vita piemontese, da sé stessa quasi, per abbracciare una nuova vita di cui lei non aveva mai fatto richiesta, ma che dovrà vivere per forza, per accontentare la sua famiglia. Poi c’è il distacco di Augustin, dalla vita. Lascia una traccia in tutti quelli che ha conosciuto Augustin e lascerà una traccia anche in voi lettori, è caparbio, appassionato e soprattutto è una delle voci del romanzo, quella che intervalla gli andirivieni temporali di Ania, e che viene presentata graficamente anche in modo diverso rispetto al resto della narrazione, noi lettori infatti siamo estremamente fortunati a poter leggere le sue prove di dattilografia, le sue lettere di presentazione e il suo manuale per una buona scrittura a macchina.

Poi c’è Ania, che con la morte di Augustin si deve distaccare dal passato. Andrà in Argentina, tornerà in quella casa che ha il sapore dell’infanzia ma che non ha più nessun abitante, si tufferà nei suoi ricordi e anche in quelli di Nelida attraverso le sue fotografie e le sue lettere e in quelli di Augustin, con le sue prove di stampa, attraverso una scatola che non aveva mai notato, ma che dovrà lasciarsi alle spalle, perché in fondo la vita va avanti.
La storia familiare de Il sistema del tatto, che attraversa diverse generazioni, potrebbe essere la storia familiare di moltissimi degli italiani che sono emigrati in America Latina, in cerca di ricchezze e fortune che non sempre si sono poi materializzate. Due dei fratelli di mio nonno sono stati in Sud America, uno in Venezuela ed uno proprio in Argentina e anche zio Mario come Augustin ha fatto capatine veloci a Mar Del Plata, senza mai andare troppo lontano da casa sua. Augustin è il quadro di quel parente particolare, un po’ sopra le righe che abbiamo in tutte le famiglie, ed è secondo me la vera forza di questo romanzo, perché chi non ha fatto esperienze di distacco e di emigrazione forse non riesce ad empatizzare pienamente con Nelida e Ania, ma Augustin ha tutto un suo modo di essere, che ti porta a volergli bene, si riesce a familiarizzare con lui ed anche quando ormai non c’è più rimane una presenza fissa nel romanzo a ricordarci di che meraviglioso personaggio sia.
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