• Giuseppe Cerone – 113
  • Antonio Pennacchi – 55
  • Susanna Tamaro – 53
  • Antonio Moresco – 32
  • Guido Morselli – 20
  • Lucio Klobas – 18
  • Giulio Badeschi – 15
  • Roberto Pazzi – 13
  • Carlo Cassola – 10

La top nine dei rifiuti editoriali italiani è questa, e la trovate in Siamo spiacenti, Controstoria dell’editoria italiana attraverso i rifiuti, un saggio di Gian Carlo Ferretti (Bruno Mondadori). In questo volume viene affrontata la storia italiana dei rifiuti editoriali, dal 1925 fino ai primi anni Duemila.
Il saggio è diviso in periodi storici: 1925-1945, 1945-1956, 1956 – 1973, 1973 – oggi e percorre in modo veloce ed esaustivo la parte più importante dei rifiuti italiani, fatti per vari motivi in relazione anche al momento storico attraversato.
I rifiuti più massicci si collocano principalmente nella prima parte del libro, che porta il titolo di “Autocensure, rinunce e sequestri” e fa riferimento ovviamente al periodo fascista e alla conseguente scelta degli editori di evitare o censurare tutti quei libri che avrebbero infastidito il regime, anche perché ne andava della salute e della vita delle case editrici stesse, che sì va bene rischiare, ma fino ad un certo punto.
Si fa molto riferimento al lavoro di Mondadori ed Einaudi che aveva come direttore editoriale Cesare Pavese, che ad esempio rifiuta una raccolta di poesie di Lalla Romano. Particolarmente colpito dalle politiche del Min. Cul. Pop. il Ministero per la cultura popolare che tra il 1934 e il 1937 si diede molto da fare nell’attività censoria, è senza dubbio Moravia che ebbe non poche difficoltà per pubblicare Gli Indifferenti e continuò ad averle anche per le sue successive uscite, come Le ambizioni sbagliate, libro tacciato di immoralità e disfattismo, venne pubblicato ma senza permettere alla stampa di parlarne.

Dopo questo periodo di limitazioni e censure, arriva un momento di maggiore libertà in cui le case editrici riescono a creare e perseguire una linea editoriale ben precisa, che diviene la base per i rifiuti dei testi, insieme ovviamente al gusto degli editori. In questa parte del libro, Ferretti si concentra infatti sulle singole case editrici, sulle loro idee di catalogo e ovviamente i loro rifiuti, concentrandosi principalmente sulle scelte di Einaudi, Mondadori e Bompiani a cui poi col tempo si aggiungeranno Feltrinelli, Saggiatore, Adelphi, Garzanti. Tra i rifiutati di eccellenza del secondo periodo raccontato, c’è Beppe Fenoglio a cui viene rifiutato per Einaudi, da Elio Vittorini, La Malora. In realtà anche Il partigiano Johnny subisce un rifiuto anche se postumo, da Garzanti, che una volta ricevuto il manoscritto lo tralascia perché pare essere incompleto e verrà pubblicato da Einaudi nel 1968.

Di tutta questa storia dei rifiuti, ci ha colpito principalmente la caparbietà degli autori. Fieri e sicuri dei loro lavori, continuavano imperterriti a proporre i loro manoscritti, a editori su editori, talvolta allo stesso editore a distanza di tempo, senza mai darsi per vinti, continuando a perpetrare il loro intento e la loro passione, fino a diventare in alcuni casi i pilastri della nostra letteratura. È pur vero che in alcuni casi il rifiuto di un testo era accompagnato da lettere di miglioramenti, che quindi sicuramente serviva all’autore o che effettivamente c’era una incompatibilità nel catalogo delle case editrici a cui si proponevano i lavori che avrebbero finito per penalizzare l’opera stessa e allora sono bastati dei miglioramenti oppure una casa editrice con una linea più adatta al materiale proposto per venire pubblicati, ma in alcuni casi c’erano dei motivi più profondi alla base dei rifiuti. Potevano essere motivi politici, che quindi portavano gli editori a non immischiarsi con persone o con testi che potevano portare l’opinione pubblica a pensare male di loro, oppure si trattava di testi troppo all’avanguardia per l’epoca in cui si parlava di erotismo, omosessualità, violenza in modo troppo diretto che quindi portava scabrosità nella casa editrice e nelle librerie dei benpensanti, come ad esempio l’Eros e Priapo di Gadda.

Insomma i motivi dei rifiuti sono variegatissimi, molte volte vengono riportati rifiuti di libri che sono poi diventati famosissimi, come Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, rifiutato più e più volte e poi pubblicato postumo. Talvolta un rifiuto ha significato l’allontanarsi di un autore poi diventato celeberrimo in altre case editrici e ciò comporta anche una notevole perdita economica, si pensi ad esempio a Camilleri.

Ma se c’è uno degli autori rifiutati che ci ha particolarmente colpiti, quello è senza dubbio Guido Morselli. Tutto ciò che Morselli ha scritto è stato pubblicato postumo. Sono moltissimi gli editori che hanno rifiutato le opere di Morselli arrecando le più disparate scuse. Pare che il suo pregio enorme, di essere precursore dei tempi e dei gusti letterari andando a commistionare vari generi gli sia stato fatale e anche la sua vita ritirata in una villa nei dintorni di Varese e quindi la sua immagine poco conosciuta nei salotti intellettuali italiani, non gli abbia giovato molto. Dagli anni ’50 agli ’70 continuerà infaticabilmente a scrivere e a proporre le sue opere, che verranno sempre rifiutate. Avrà carteggi con Calvino, con Sereni che lo apprezzeranno moltissimo come uomo, pensatore, filosofo, ma mai abbastanza come scrittore. Il 1° agosto del 1973 Morselli si suicida, sparandosi a 61 anni. Alcuni dei romanzi che Morselli ha scritto, sono ora pubblicati da Adelphi e noi vogliamo leggere qualsiasi cosa.

Si parla sempre molto poco dei rifiuti editoriali, essendo anche un’onta per gli scrittori che li hanno “subiti”, ma sono interessantissimi per scoprire come una casa editrice porta avanti le sue scelte, in relazione al catalogo oppure no, quali sono gli ingredienti che poi l’ha portata a crescere o a scomparire, ma testimonia anche la crescita degli autori, la loro evoluzione, in parte grazie ai rifiuti e ai suggerimenti degli editori. Dimostrandoci anche enorme tenacia, dando sempre il massimo fino a vedere o in alcuni casi purtroppo a non riuscire a vedere di aver gettato delle basi solidissime per la letteratura e aver creato dei veri e propri casi letterari, magari partendo da un rifiuto.