Ricerca

tararabundidee

"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

Tag

letteratura

Letture Arcane – Gennaio ’23

È iniziato un nuovo anno e ci eravamo lasciat* con Il Matto che ci prospettava un fine 2022 veramente scoppiettante. Dopo gli imprevisti e i cambi di rotta a cui ci ha portato l’Arcano 0, entriamo in questa nuova annata con una delle carte più sicure.

Regina di Pentacoli

È la prima volta che nelle nostre letture arcane incontriamo una Regina. La Regina più salda e ferma, quella di Pentacoli. Sappiamo ormai che i Pentacoli sono il seme legato alla terra, alla produzione e alla materia. La Regina di Pentacoli è custode di questa abbondanza che arriverà dritta dritta tra le nostre braccia, è una carta che parla soprattutto al successo lavorativo. Una delle letture che preferisco fare che riguardano la sfera lavorativa, la vedono al centro, scoperta, un po’ come protezione e buon auspicio per il resto della lettura.

Quindi cosa ci aspetta? Un momento positivo ma non dal punto di vista meramente economico, ci sono soddisfazioni nel lavoro o nello studio, insomma là dove ci stiamo impegnando saremmo ricompensat*. La Regina è una custode della moneta, ma noi non dobbiamo diventare Zio Paperone, anzi, lei ci dice proprio che il benessere va condiviso.

Le carte non ci parlano nella logica capitalista, anzi tutto al contrario: i successi nella vita possono venire da sfere diverse e questo è il loro momento, i soldi non sono tutto e forse il successo più grande sarebbe quello di riuscire a dedicare maggior tempo a ciò che ci piace fare e che sicuramente non si lega alle ore di lavoro o alla produttività, ma parla sempre a una collettività e al benessere condiviso. Il rovescio di questa prosperosa situazione infatti è diventare egoist* e avar*, far pesare i nostri successi su chi al momento non ne sta avendo e arraffare tutto senza gioire con gli altri dei nostri guadagni. L’importante quindi è godersi con altr* il successo che arriverà insieme alla Regina, a proposito è per caso una donna la persona che vi incoraggia nel lavoro, nello studio o in qualsiasi vostro progetto? Potrebbe essere lei la vostra Regina.

Cosa leggiamo?

Il banchetto annuale della confraternita dei becchini, M. Enard, Edizioni E/O.

David Mazon è un giovane antropologo e si trova ad avventurarsi nella campagna francese per scrivere la sua tesi di dottorato. Tra pittoreschi personaggi e rocambolesche situazioni, David cerca di portare a termine il lavoro che lo vedrà finalmente dottore, sicuramente un traguardo importantissimo. Attraverso gli occhi e le parole di David capiremo un po’ meglio il mestiere dell’etnologo e anche le frustrazioni di chi non finisce mai di studiare, lui di Regine che lo aiutano nel suo intento ne ha un po’ alcune puramente benigne e altre che lo fanno crogiolare nella frustrazione.

Questo è anche il libro del mese del bookish bookclub, che stiamo leggendo proprio ora (siete ancora in tempo per unirvi a noi)!

Le guerriere della valle, A. Flechais, J. Garnier, Tunuè

Il successo qui non è né di studio, né lavorativo si tratta di un successo ben più importante, che riguarda tante vite e il futuro di un intero villaggio. La protagonista di questo fumetto è Molly che entra a far parte dell’ordine delle Pastorelle Guerriere, le donne che, lasciate sole durante la Grande Guerra hanno dovuto difendersi nei loro campi di battaglia, far andare avanti l’economia, la famiglia e difendere tutto ciò che non era sul fronte, ma era comunque martoriato dalla guerra.

Cosa vediamo?

Good Girls (4 stagioni, conclusa)

Qui di Regine ne abbiamo ben tre, le sorelle Beth ed Annie insieme alla loro amica Ruby, mogli e madri in modi totalmente diversi, con tutti i patemi del caso: mariti assenti e incapaci di gestire le finanze, affidamento dei figli e malattie in un sistema sanitario americano in cui dovresti girare con la carta di credito appese al collo.

Da una rapina improvvisata le donne si ritrovano catapultate nel mondo di Rio, capo di una losca gang, e finiranno per invischiarsi inevitabilmente nei loro affari.

La matassa si inizia a intrecciare, soffocando sempre di più il senso etico e facendo emergere la vera natura delle tre, soprattutto quella di Beth (che, ə più attentə di voi avranno notato, è interpretata da una delle protagoniste di Mad Men, la conturbante Joan). A un certo punto viene spontaneo chiedersi: quali azioni sono mosse da necessità e quali semplicemente per una prorompente voglia di potere e di riscatto?

Il caso Innocence, M. Bagnato

Ogni città ha la propria anima, luminosa o meno che sia, che ne pervade ogni viale, ogni cortile, ogni campanile di ogni chiesa. Può gettare ombre o rischiarare le tenebre nelle vite di chi la abita, ma in definitiva è la gente stessa a forgiarla, nel bene o nel male, a renderla quello che è. Ogni città ha la propria anima, ma quella di Emerald Falls era nera come la morte.

Il caso Innocence (Golem edizioni) di Mattia Bagnato è un romanzo duro, che non fa sconti.

Protagonista indiscussa è Clara, una giovane donna che, come scopriremo presto, ha compiuto uno spietato delitto – chi sia la vittima resta un mistero fino alle battute finali – e la cui salute mentale è posta sotto esame. Follia o premeditazione? È questo l’interrogativo che si pone il lettore e, con lui, la dottoressa Page, convocata per stilare una perizia psichiatrica e pronunciarsi in merito: sarà lei che dovrà decretare in quale struttura Clara sconterà la sua pena. Sì, perché a dispetto del nome – Clara Innocence – la nostra protagonista si dichiara colpevole senza mezzi termini, con una lucidità che non lascia spazio a interpretazioni. Eppure, addentrandosi nella sua storia, il lettore non può fare a meno di ritenerla una vittima più che la carnefice.

Il racconto è scandito in quattro fasi – a cui corrispondono altrettante sezioni del testo – che ripercorrono le tappe salienti dell’esistenza di Clara, narrando soprattutto i traumi che ne hanno provocato la progressiva deriva e, apparentemente inevitabile, caduta. A far da sfondo Emerald Falls, una cittadina degradata sulla quale sembra gravare un’ombra che condanna i suoi abitanti al baratro: la sua inquietudine così viscerale ricorda quella di Derry, nata dalla penna di Stephen King, a cui forse Bagnato si è ispirato nel rievocare un’idea di città che diventa parte attiva delle vicende che accadono ai protagonisti. Senza voler entrare nel merito dell’intreccio – originale, complesso e che merita di essere scoperto durante la lettura, con tutta la sorpresa che molti risvolti possono regalare – non si può non evidenziare quanto l’autore sia stato accurato nell’incastrare ogni tassello in maniera coerente e allo stesso tempo sbalorditiva. Per esempio i numerosi comprimari che attraversano le pagine non sono mai figure accessorie, ma giocano sempre un ruolo essenziale nella vicenda di Clara. Sorge quindi spontaneo chiedersi quanto l’ambiente, le circostanze, gli incontri siano determinanti – nel bene o nel male – a imprimere una direzione all’esistenza delle persone. E, ancor di più, sorge spontaneo chiedersi cosa ne sarebbe stato di Clara, di quella bambina piena di sogni e aspirazioni che abita le prime pagine, se la vita non avesse imposto alla sua storia un inarrestabile declino. E non solo per lei.

Forse se avesse avuto degli amici su cui fare affidamento, una famiglia che lo aspettasse oltre quei pesanti cancelli neri di ferro battuto, una casa in un quartiere rispettabile e un cane da portare a spasso al guinzaglio tutte le mattine, allora forse quella libertà tanto agognata e allo stesso tempo temuta non l’avrebbero terrorizzato in quella maniera. Fatto sta che lui non aveva niente di tutto ciò […].

Sono domande a cui il romanzo non fornisce una risposta, lasciando che sia il lettore a formulare la propria ipotesi. Eppure è presente una traccia, un indizio che non si può trascurare: la scrittura.

Clara scrive, e continua a farlo anche quando la vita sembra sempre più simile a una colpa che a un dono. Se la scrittura sarebbe stata la vocazione che l’avrebbe condotta a una vita migliore, se non più bella in assoluto, non è dato saperlo: l’unica cosa certa è che resta l’unica oasi in cui Clara può sempre trovare sollievo.

La scrittura rende liberi, sembra quindi voler concludere Mattia Bagnato, lasciando che una scintilla di speranza rischiari anche la notte più buia.

Bandito, S. Lagerlöf

“C’è una cosa e non so se sia addirittura l’unica, che le persone civilizzate non possono fare. Uccidono, commettono adulterio, rubano, compiono atrocità, non si trattengono dall’ubriachezza, dallo stupro, dal tradimento, dalla delazione. Sono cose che si fanno tutti i giorni. Saranno anche riprovevoli per qualcuno, però si fanno. Uno dei peccati più antichi dell’umanità non viene più commesso nei paesi civilizzati. Non lo si può fare, perché suscita ribrezzo. Ma io quel peccato l’ho commesso. E sono più abborrito del diavolo.”

È Sven Elversson a parlare, aveva davanti una carriera promettente, dopo essere stato adottato da due coniugi inglesi che gli hanno fatto vedere il mondo, fuori dalla piccola isola di Grimo. Sembrava essersi dimenticato delle sue origini, dei suoi genitori e loro di lui, ma Sven torna a casa, con un’onta indescrivibile. Il peccato che ha commesso è come dice lui stesso un peccato che non si può fare, non più almeno, Sven torna a casa perché è stato accusato di cannibalismo.

I Mari del Nord hanno messo a dura prova la spedizione di cui faceva parte e sembra che tutti abbiano banchettato di un compagno suicida, allora Sven deve scegliere tra una vergogna pubblica in Inghilterra e un nuovo inizio a Grimo, dove nessuno lo conosce e forse le notizie non corrono così veloci, ma si sbagliava. L’isolotto è piccolo e si sa, nel paese la gente mormora e subito la sua storia prende il volo. Nessuno vuole più avere niente a che fare con lui, per quanto si comporti in maniera gentilissima, si umili e si mortifichi, colpevole di un fatto irreparabile, si porta dietro un crimine troppo grande da perdonare. Sven è un personaggio incredibile, muoverebbe alla commozione chiunque, per quanto il cannibalismo sia un atto di un’efferatezza unica, prima chi legge, poi anche i compaesani iniziano a capire l’animo del protagonista. Con Sven è difficile non empatizzare, ma in tutta la storia, nessun personaggio si può biasimare. Selma Lagerlöf in Bandito, crea una piccola comunità, un mondo iper realistico, in cui ognuno non può far a meno che riconoscersi. Ogni personaggio è buono e cattivo, odioso e amabile, tutto e il contrario di tutto, perché l’autrice riesce a creare dei personaggi pensanti che sanno quando è il momento di cambiare idea.

Il cannibalismo ha da sempre affascinato gli uomini che si sono serviti di questo peccato disumano per creare storie dall’impatto incredibile. Così abbiamo Crono che divora i suoi figli e per rimanere sul classico anche Tieste che ignaro mangerà la sua progenie, cuginatagli con amore dal fratello Atreo (GOT non ha inventato nulla), poi abbiamo Ugolino su cui Dante lascia un velo di mistero, non si sa se ha davvero mangiato i nipoti, ma il dubbio è lecito, poi c’è il famigerato Hannibal Lecter raffinatissimo killer e cannibale. Tutti questi personaggi si cibano di altri esseri umani per piacere, per vendetta, per paura, per fame ma subiscono una condanna decisa perché il loro comportamento non può essere difeso. Selma Lagerlöf però riesce così tanto a farci entrare nei pensieri di Sven che a un certo punto anche i lettori si chiedono se davvero un uomo così buono abbia potuto fare un atto simile e il dubbio aumenta sempre di più, lasciando chi legge senza risposta certa.

La storia di Sven è accattivante, quella degli altri personaggi dettagliata e incredibilmente interessante, Selma Lagerlöf mischia sacro e profano, peccati e benedizioni e lo fa con una scrittura fluida e raffinata, in grado di catturare l’attenzione di chi legge anche quando ci troviamo di fronte ai vaneggiamenti religiosi del pastore, una storia fenomenale che è stata scritta nel 1918. Questa per me è stata una grandissima sorpresa, non è uno stile che mi sarei aspettata nel 1918, neanche una narrazione che avrei attribuito a quell’epoca. C’è la guerra sullo sfondo della Svezia, lì gli abitanti vedono corpi arrivare dal mare, ma non ho comunque pensato che Bandito (Iperborea) fosse scritto contemporaneamente alla guerra, mentre in Italia Ungaretti scriveva Mattina.

È stato sorprendente leggere un’opera così moderna e assolutamente originale senza quella patina di antichità, neanche nella traduzione, che si vuole per forza dare ai classici. Selma Lagerlöf ha vinto il Premio Nobel nel 1909, ed è stata la prima donna a vincerlo. Le sue storie sono un intreccio tra i miti, il folklore e la cultura svedese, ha scritto soprattutto libri per bambini ed è stata una suffragetta e una grandissima oppositrice del nazismo. È stato un grandissimo piacere scoprire di lei così, dopo la lettura di un libro che mi ha affascinata. Non guardo mai la vita delle autrici o autori prima di leggere libri di cui non conosco nulla, nè vedo la data di uscita, preferisco rimanere delusa dopo dalle vite e dalle scelte d* artist*, ma stavolta non è stato così, è bellissimo aver incrociato questa scrittrice e ora non posso far altro che recuperare tutto ciò che ha scritto.

Io, lui e Muhammad Ali, R. Jarrar

Chi è già approdato su questi lidi sa che io ho un problema con i racconti. Non so cosa sia, la loro brevità forse? O quella sensazione di non finito che mi ha sempre lasciata perplessa. Stavolta il “non finito” ha lasciato spazio praticamente alla disperazione. I racconti di Randa Jarrar, contenuti in Io, lui e Muhammad Ali, con la traduzione di Giorgia Sallusti, editi da Racconti, sono veramente stupefacenti e io ancora, dopo giorni dalla fine della lettura, mi domando come sta la bambina che è stata investita? E la relazione messa in crisi dal marinaio è ancora in piedi? La spia alata che fine ha fatto?

Ogni personaggio che appare in questi racconti ha il potere di fissarsi nella memoria, è per questo che sono dispiaciuta. Vorrei leggere di più di ognunǝ di loro, se Jarrar facesse un romanzo per ogni protagonista dei suoi racconti li leggerei tutti, immediatamente. I personaggi sono vari: donne, uomini, bambinз, animali, tuttз legati tra loro dall’Egitto, c’è chi lì ci è natǝ, chi ci ritorna, chi ha vissuto ogni suo cambiamento; tuttз chi più, chi meno hanno dei conti in sospeso con questa terra, a volte estremamente benevola, altre più somigliante alla matrigna leopardiana. L’Egitto di Jarrar è una terra che dà, che accoglie, ma che non riesce mai davvero a trasformarsi: è fissa nei suoi modi, sembra giocare col destino dei suoi abitanti, dare fortuna a chi ne ha già da vendere e affossare chi è già sul lastrico.

Ad accomunare le persone che compaiono nei racconti c’è anche un altro tema ricorrente: la riflessione sulla condizione femminile. Ci sono donne emancipate, donne che invece non riescono a rompere con la tradizione, donne che hanno fatto della ribellione il proprio mantra, ma tutte sono consapevoli di vivere in una situazione di subalternità. In ognuna di loro c’è una visione chiara e nitida del mondo patriarcale che ci circonda, di una prigione mascherata da regole religiose e del buon costume. In alcuni punti la scrittura di Randa Jarrar mi ha fatto pensare ad alcuni passaggi di Elena Ferrante quando la Lenù de L’amica geniale si rende conto che le donne sono plasmate dagli uomini, i loro sguardi ci esaminano di continuo, le loro leggi non hanno lasciato spazio a nessuna.

“Pensaci” disse quella mattina, dando inizio alla giornata. “Chi ha dato il nome ai figli nella tua famiglia?” Mio padre. Lo dissi a Mansoura. Lei annuì e mi disse: “Come pensavo. Parte tutto con il modo in cui veniamo chiamate. Dobbiamo incoraggiare le donne a dare il nome ai figli.”

Anche se le riflessioni a cui arrivano le protagoniste delle due autrici sono molto simili, Randa Jarrar non dà mai spazio ai moralismi. Non ci sono spiegoni, né lamentele sterili, c’è solo una grande consapevolezza a cui si arriva attraverso un’analisi personale della propria condizione. Le donne di Io, lui e Muhammad Ali sono reali, fresche, leggere. Nessuna di noi è approdata alla verità sulla propria condizione, sulle discriminazioni, con un’illuminazione divina, le vie di Damasco per noi non sono mai state valicabili. Noi siamo giunte alla consapevolezza di noi stesse attraverso una stratificazione di conoscenze e di esperienze e sappiamo che ognuna di noi ha avuto un percorso diverso, per questo non ci ergiamo a paladine della verità e a giudicare le altre (questa è più una speranza che una verità, comunque) e così fanno anche le donne descritte da Jarrar. Mi rivedo tanto in loro, in alcune delle loro esperienze, in alcuni dei loro percorsi di crescita.

Non c’è nessuna pesantezza nei profili tracciati dall’autrice, c’è solo una grande voglia di raccontare la realtà. Conosciamo il mondo in cui viviamo, sappiamo che dobbiamo fare il doppio del sacrificio, ma dobbiamo anche viverlo questo mondo, con leggerezza, con simpatia, trattando anche situazioni serie e delicate con ironia e come in questo caso, coinvolgendo chi legge. Questo è il grande pregio di questo libro, si arriva a verità importantissime a riflessioni rivelatrici, ma in un modo effettivamente realistico e senza bacchettoneria, ricordando che oltre l’infinità di problemi a cui ci costringe questo mondo, c’è anche qualcosa che vale la pena di essere vissuto con tranquillità.

Insomma: magnativell’ n’emozione.

Letture Arcane, Febbraio

Attenzione, attenzione! Quando ho chiesto alle carte come sarebbe andato avanti il mese di febbraio, ho ricevuto una sorpresa inaspettata. Lo abbiamo visto in tutti questi mesi insieme, i tarocchi non ci hanno mai viziato, ogni carta è stata un avvertimento, una finestra sulle nostre debolezze, è forse finalmente arrivato il momento di raccogliere i frutti di tutti questi mesi? Così è, se vi pare.

“Gira, il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati,
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me.

Un mondo
Soltanto adesso, io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te

Il mondo
Non si è fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà.”

Il mondo

È finalmente arrivato il momento di stare fermз e rimanere a guardare, perché tutto ha raggiunto il suo compimento. Dobbiamo rilassarci e accettare la pienezza che si manifesta attraverso la carta del Mondo. Le energie degli elementi, si irradiano al centro ed esplodono festose e noi ci godiamo lo spettacolo. Febbraio è il mese della realizzazione, non importa a quale livello o per quale campo, lavoro, amore, studio, qualsiasi cosa in cui abbiamo messo energie giungerà alla fine regalandoci enormi soddisfazioni.

Il Mondo è il lieto fine che ci meritiamo dopo un avvio difficile, è la quiete dopo la tempesta. Siamo di fronte a un vero e proprio trionfo, siamo ricolmз di piacere e gioia, che sia perché abbiamo finalmente pianificato un viaggio che rimandiamo da troppo, o abbiamo dato quell’esame che proprio non riuscivamo a studiare, è la carta del matrimonio, dell’unione proficua, del benessere. È una carta che sottolinea la fertilità e l’abbondanza, sempre, per qualsiasi motivo.

Qual è il risultato di quello che ho fatto? In cosa primeggio?

Queste sono le domande che dobbiamo porci ora. Nonostante difficoltà, rallentamenti, indecisioni, in questi mesi abbiamo messo da parte qualcosa e ora è il momento di mostrarlo. Tutto ciò che abbiamo covato con passione e dedizione vedrà la luce. Anche se ci sentiamo persз e privз di stimoli, questo è il momento per capire in cosa siamo migliori, qual è la situazione che ci mette a nostro agio, quale il futuro in cui ci rispecchiamo. Ora il nostro primeggiare ha un valore, anche se non ce ne rendiamo conto, c’è sicuramente qualcosa che ci rende orgogliosз, gratificatз e quello è ciò su cui dobbiamo puntare.

Attenzione però, è vero che il Mondo rappresenta il benessere, la pienezza, il compimento, ma non crogioliamoci nell’autocompiacimento, cerchiamo di far fruttare ciò in cui primeggiamo e ciò che costruiamo per il benessere collettivo. Non cadiamo nell’egoismo e in inutili rivalità. La carta del Mondo è piena perché raccoglie in sé tutta l’energia degli elementi, dei segni, di ogni essere vivente e noi siamo pieni solamente se tutto intorno a noi è positivo, da solз non si va da nessuna parte.

Cosa leggiamo?

Una serie di fortunati eventi, Sean B. Carroll, traduzione di Allegra Panini, Codice Edizioni

Com’è nato il Mondo? La carta dei Tarocchi, abbiamo visto, che nasce dall’unione delle energie del cosmo e si compie in questa congiunzione e il nostro mondo invece? Attraverso questo saggio Carroll ci mostra tutte quelle casualità che hanno portato a far diventare il mondo quello che è oggi, tra disamine scientifiche, trattazioni filosofiche e ipotesi mitologiche si parla di quel filo sottile che ci tiene ancora tutti qui su questa Terra e di tutto ciò che l’uomo ha scoperto e fantasticato sulla propria origine.

Georgia O’Keeffe, Sara Colaone e Luca De Santis, Oblomov Edizioni.

La biografia a fumetti di una delle più importanti pittrici della Storia è un grande esempio di come si può arrivare a raggiungere la propria completezza. O’Keeffe ha avuto una vita intensissima, tutta mirata all’arte e alla propria emancipazione, macinando rifiuti, difficoltà si è imposta sul panorama mondiale dell’arte, diventando presto un idolo. Qual è stata la storia che ha portato l’artista alla sua pienezza? Com’è stato il suo Mondo?

Iniziata, Amanda Yates Garcia

L’Oracolo di Los angeles, così è conosciuta Amanda Yates Garcia, strega professionista e scrittrice. Il suo libro, Iniziata, è di una rarissima potenza. L’autrice lo scrive nel 2019 descrivendolo come: “Una storia femminista della stregoneria, un’opera di teoria critica, un manifesto attivista, una mitologia personale e un libro di memorie” arriva in Italia nel 2020 grazie a Venexia Editrice.

Amanda Yates Garcia ha una storia travagliata e sofferta, non si è mai sentita accolta nella sua stessa casa, ha imparato prestissimo e a sue spese che l’uomo è una minaccia. Appena ne è in grado si ribella al sistema patriarcale che sembra però essere l’unico sistema possibile. Cercando di allontanarsi da tutto ciò che durante l’infanzia l’aveva mortificata, Yates Garcia rimane invischiata nell’industria del sesso. È ripugnante essere serve del patriarcato, ma pare che per lei non ci sia via d’uscita. L’unico riconoscimento che aveva le veniva dal suo corpo, come poteva quindi sfuggire al sistema meschino?

In tutto il suo percorso di vita, Amanda dice di essere stata negli inferi, di aver toccato il fondo. Racconta le sue esperienze terribili, dalle violenze infantili, alle delusioni della vita adulta, dalle speranze vane ai sogni distrutti. Sono vari i suoi viaggi negli inferi e devono esserlo. Ogni strega riesce a propagare i suoi poteri solo dopo che ha fatto questi viaggi. La sua vita è costellata di esperienze particolari e di persone che hanno provato ad allontanarla dai suoi poteri, in parte riuscendoci. Rinnegando le sue radici, allontanandosi dalla sua famiglia, si era allontanata anche dalle pratiche magiche, dalla spiritualità che aveva appreso grazie a sua madre, la quale aveva dedicato la vita a diffondere il bene attraverso la magia. Anche nei momenti più bui però, inconsciamente l’autrice non ha mai smesso di praticare la magia. A legarla alla grande Dea, madre di tutte le cose che la cultura accumulatrice e patriarcale ha cercato di schiacciare, c’erano le sue passioni, una su tutte: la danza. In tutta la sua vita Amanda non ha fatto altro che studiare e impegnarsi per rimanere in contatto con il ritmo del mondo e la Dea stessa attraverso l’arte. Uno degli spettacoli da lei ideato è dedicato a Medusa, colei che l’autrice riconosce come sua protettrice. Medusa è il mostro, ma è anche la resistenza alla forza votata al patriarcato che ha generato il suo castigo: Atena.

Dopo la liberazione dai demoni, dopo aver preso la consapevolezza di voler servire la dea, Amanda decide di diventare l’Oracolo di Los Angeles. Il suo percorso travagliato è dettagliatamente descritto nel libro, non solo una raccolta di eventi e situazioni, ma anche della sua formazione culturale che l’hanno portata ad accettare la sua vocazione di strega. Ecco che allora Yates Garcia ricorda il pensiero di Federici in Calibano e la strega, della nascita e dell’evoluzione dei tarocchi Rider – Waite e di chi ha volutamente tralasciato nel parlare di questo mazzo della figura di Pamela Colman Smith, ci parla della rivoluzione artistica di Pina Bausch, della storia della Wicca, di Aleister Crowley. È assolutamente riduttivo parlare di autobiografia. Iniziata è una guida per ritrovare la spiritualità, per combattere il patriarcato con nuovi mezzi. È un libretto d’istruzioni per servire la Dea e riconoscerne il potere. Iniziata è anche una storia della stregoneria stessa, dove nasce, come si evolve, cosa significa ora.

La vita di Amanda Yates Garcia diventa un exemplum, in cui la storia personale e intima si mescola con quella universale. Ogni episodio della vita di Garcia fa da pretesto per parlarci dell’azione della dea e dell’Universo: il suo amore per un demone diventa l’occasione per raggiungere la serenità attraverso la meditazione, il suo riorno a casa è la scusa per raccontare dell’azione benefica di Saturno, il nuovo inizio in un campo inesplorato dà l’opportunità di descrivere chi è e come si comporta il Matto dei tarocchi. Iniziata è un appello a fare ricerca dentro di noi e a trovare la via che ci accompagni alla Dea. È un modo per capire quanto forte può essere la spiritualità di una persona e anche per comprendere pienamente il significato che ha la stregoneria. Non si tratta di cappelli a punta e scope volanti, si tratta di fare del bene, aiutare chi ha bisogno ed essere consapevoli, si tratta di resistere, di rovesciare un sistema oppressivo e prenderci il nostro posto.

Iniziata è un viaggio che inizia nel deserto e finisce all’Oracolo di Delfi.

“Ciascuna di noi è un albero che si erge rigoglioso nel sacro bosco della Dea; ne siamo il seme che cresce e matura per poi elevarsi in tutto il suo splendore verso l’alto. Oggi inneggiamo i nostri canti, versiamo libagioni, liberiamo le energie dei nostri corpi nella danza, facciamo l’amore nei campi, intrecciamo le nostre braccia, restiamo unite, durante le proteste ci opponiamo strenuamente al tentativo esterno di trascinarci via, prendiamo d’assalto le prigioni, intasiamo le linee telefoniche, ci leghiamo agli alberi della conoscenza, li proteggiamo, mangiamo i loro frutti e ne piantiamo i semi. Marciamo per le strade, amiamo, resistiamo.
Viviamo per questo: unire le nostre forze. Spargere nel mondo i semi di un nuovo incanto.”

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Su ↑