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"Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. Perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

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Best of 2022 – SERIE TV

Un altro anno è passato e, come al solito, è tempo di ricordare (o, nel mio caso, di tornare indietro il più possibile su Tv Showtime) tutte le serie passate sugli schermi in questi 12 mesi, tra vecchie, nuove, rinnovi e finali, e decidere quali vale la pena ricordare: per me è sempre il remake de La scelta di Sophie ma, con fatica e dedizione, sono riuscita anche quest’anno nell’impresa.

Heartstopper

Tratta dall’omonimo webcomic di Alice Oseman (ora anche serie di graphic novel), si racconta la storia d’amore tra due ragazzi, Charlie e Nick; uno dei pochi gay dichiarati della scuola il primo, gentile e popolare giocatore di rugby il secondo. Dall’inizio sembra una storia impossibile, persino per un’amicizia: ma in otto puntate si arriva a una riflessione profonda sulla sessualità, senza drammoni da soap opera ma esplorando sentimenti ed emozioni reali. Rispetto alla controparte di carta qui si ha la possibilità di approfondire le storie dei personaggi cosiddetti “secondari”, che meritano assolutamente sia per l’interpretazione che per la rappresentazione di varie realtà della comunità LGBTQ+.

Una storia dolcissima, da vedere tutta d’un fiato.

How I met your father

Vi vedo alzare gli occhi e iniziare a chiudere la pagina. I reboot/sequel/spin off non sono mai visti bene, specie di una serie importante com’è stata How I Met your Mother. Ma provate a lasciare da parte la tabella dei confronti, a dimenticare le aspettative e a cercare di ritrovare gli stessi identici personaggi in dei nuovi interpreti: questo improbabile gruppo di sei, capitanato dalla romantica Sophie (narratrice e protagonista, interpretata da Hillary Duff e Kim Cattrall) è unico, eterogeneo e con molte cose da raccontare sull’essere giovani a New York nel 2022. La chimica tra di loro è da subito percepibile, il mistero sul padre è leggermente più fitto e richiama subito alle prime puntate e ci sono degli omaggi alla serie madre che vi stupiranno e vi faranno commuovere. Con queste premesse dategli una possibilità e non ve ne pentirete.


House of the Dragon

Anche qui meglio evitare un confronto con la serie madre, soprattutto sapendo come quella sia andata a finire. Varrà quindi la pena iniziare questa serie incentrata sulla dinastia del Drago, sulle loro tradizioni, sulle lotte di potere per quel trono che è ancora al massimo dello splendore? Per me lo è stato: già dalle prime puntate si sente un ritorno a quella sceneggiatura distesa, che si prende tutti i tempi per mostrare un mondo e dei personaggi che non ci sono familiari, ma con omaggi a elementi che ci fanno ancora tremare dall’emozione. Per me è stato come decidere di ritornare in un luogo che mi ispirava tanto ma che per cause esterne mi aveva fatto schifo la prima volta che c’ero andata: una sensazione di dèja-vu e di novità unite alla voglia di fare le cose diversamente. Per ora il viaggio è piacevole quindi me lo godo: in caso contrario stavolta diamo noi fuoco a Westeros.

The Bear

Una delle serie rivelazione dell’anno e ha ben ragione di esserlo. Carmy, ragazzo prodigio dell’alta cucina, ritorna a Chicago per gestire la fatiscente paninoteca di famiglia dopo il suicidio del fratello maggiore, cercando allo stesso tempo di elaborare il lutto. Una serie che crea dipendenza e di dipendenza se ne parla parecchio: dalle pasticche, dall’alcool, da quella cucina che diventa la tua casa, da quella brigata che diventa la tua famiglia, dall’ansia che scaturisce da ogni semplice comanda e dalla scansione delle ore del servizio. Pensiamo che programmi come Masterchef o Hell’s Kitchen ci abbiano abituati alla realtà, ma è qui che si vede, anche se in modo coreografato, il vero mondo della cucina; sporco, veloce, rude, ma anche pieno di rispetto, di passione e creatività.

Boris 4

Nonostante abbia una storia di tre stagioni e un film a precederla, questa nuova stagione di Boris è un inedito sotto alcuni punti di vista: non si fa più critica alla possibilità di una tv diversa, ma di una serialità. Il nemico non è più la Rete, ma la Piattaforma con il suo crudele Algoritmo che cerca la diversità omologando tutti i prodotti, tra rappresentazione e amori teen; le frasi motivazionali (“dai, dai, dai”) in inglese sono percepite come frasi che non si possono dire, ci si chiede se “a merdu” sia accettabile per rivolgersi agli stagisti e si deve stare attenti a non avere caccolette negli occhi o sono guai!

Di uguale c’è la genialità di alcune battute che hanno ancora lo stesso spirito, nonostante siano passati dieci anni, e che sono destinate a diventare nuovi tormentoni (“Lo dimo” il nuovo “F4”); ma anche di alcuni attori che rimangono fedeli alle loro controparti (nonostante alcuni risultino più macchiettistici), tra tutti Corrado Guzzanti con le sue improvvisazioni senza sbavature e che portano a farti stare male dal ridere.

Alcuni della troupe non sono più tra noi (Daje cor vino, Itala, sempre), sia nella finzione che nella realtà, portando a un livello ancora più estremo il gioco della metavisione, alla base del progetto, dando vita a uno dei saluti più belli e sinceri visti sullo schermo.

Le serie non scadono (i recuperoni)

Cougar Town

Una serie adatta agli orfani di Friends e Scrubs in cui Monica Geller si è reincarnata in Jules Cobb, una quarantenne fresca di divorzio che decide di rispolverare la sua vita amorosa con accanto il suo nucleo familiare disfunzionale che comprende il figlio adolescente Travis, l’ex marito Bobby, il vicino di casa cinico Grayson e le sue amiche più care, Laurie, giovane assistente che cerca di motivarla in questa rinascita, ed Ellie, praticamente una seconda Jordan Sullivan, anche lei reincarnata in questa neomamma di una piccola cittadina in Florida (anche se il marito Andy non è per niente come Cox fisicamente ma ugualmente esilarante).

Le risate sono garantite così come il vino (e gli innumerevoli recipienti di dubbia capacità in cui berlo)!

E anche per quest’anno diciamo addio a un paio di serie poco amate, ovvio

Farewell to…

Grace and Frankie

Di cosa parla questa serie già lo sapete se avete consultato le Letture Arcane di Novembre (se non lo avete fatto, aggiornatevi qui!): ho faticato a vedere la seconda parte della stagione finale perché non avevo assolutamente voglia di staccarmi dal mondo di queste due nemiche-amiche, talmente folli da decidere di vivere insieme nonostante siano agli antipodi e smettano di parlarsi almeno una volta al giorno. Ma il loro viaggio doveva concludersi e lo ha fatto nel migliore dei modi, affrontando come ultimo nemico quello che prima o poi tutti dovranno affrontare e che ci separa inevitabilmente dalle persone amate: la Morte. Lo hanno fatto mixando commedia e drammaticità come Grace prepara i suoi Martini o Frankie utilizza i pennelli, in equilibrio perfetto ma facendo trasparire una sorpresa amara. Tutti i personaggi, compresi i figli e gli ex mariti, dopo aver fatto i conti, sei anni fa, con la fine delle loro vite apparentemente perfette, devono vedersela con nuovi inizi. E non sempre è una scelta facile da compiere.


This is Us

Di questa serie ho parlato per ore, sono diventata come una predicatrice che vuole convincere la gente a convertirsi.

Ho raccontato, a chiunque volesse ascoltarle, le vicende della famiglia Pearson, di Jack e Rebecca alle prese con il loro ruolo di genitori di tre figli: Kate e Kevin, gemelli biologici nati da un parto plurigemellare (a cui il terzo gemello non è sopravvissuto) e Randall, neonato afroamericano che sarà adottato dalla coppia in ospedale; diversissimi tra loro ma incredibilmente uguali nelle loro paure e nelle loro ansie.

Ho vissuto con loro le festività (soprattutto il Ringraziamento), gli amori, i drammi, le dipendenze che questa famiglia ha attraversato negli anni, attraverso cliffhanger misuratissimi e mai banali e la sovrapposizione di più piani temporali, innovazioni che hanno elevato questo family-drama, facendolo diventare unico nel suo genere.

Ho fatto il tifo per tutti i personaggi che si sono aggiunti a questo piccolo nucleo; alcuni sono entrati subito nel mio cuore, altri hanno faticato per essere apprezzati, altri ancora non mi hanno mai toccato profondamente. Nessuno è perfetto dentro questa serie, nemmeno quest’ultima stagione è stata perfetta: un po’ disomogenea, con alcuni tempi morti e il fiatone per recuperare pezzi perduti l’anno prima a causa della pandemia, ma anche piena di momenti intensi e di viaggi simbolici e non.

Ma non è così che sono le persone reali? Non è così che va la vita? Uno straordinario caos che ci insegna, parafrasando una delle frasi più belle di questa sesta stagione, che il mondo non deve fermarsi per le cose brutte che ci accadono, non importa quanto paralizzanti siano, perché sarebbe tutto buio: deve continuare a girare così da poter trovare uno spiraglio di luce dall’altra parte della porta.

Per me questa serie è stata davvero un faro in questi sei anni: spero che sia lo stesso anche per chi la inizierà ora.


Il caso Innocence, M. Bagnato

Ogni città ha la propria anima, luminosa o meno che sia, che ne pervade ogni viale, ogni cortile, ogni campanile di ogni chiesa. Può gettare ombre o rischiarare le tenebre nelle vite di chi la abita, ma in definitiva è la gente stessa a forgiarla, nel bene o nel male, a renderla quello che è. Ogni città ha la propria anima, ma quella di Emerald Falls era nera come la morte.

Il caso Innocence (Golem edizioni) di Mattia Bagnato è un romanzo duro, che non fa sconti.

Protagonista indiscussa è Clara, una giovane donna che, come scopriremo presto, ha compiuto uno spietato delitto – chi sia la vittima resta un mistero fino alle battute finali – e la cui salute mentale è posta sotto esame. Follia o premeditazione? È questo l’interrogativo che si pone il lettore e, con lui, la dottoressa Page, convocata per stilare una perizia psichiatrica e pronunciarsi in merito: sarà lei che dovrà decretare in quale struttura Clara sconterà la sua pena. Sì, perché a dispetto del nome – Clara Innocence – la nostra protagonista si dichiara colpevole senza mezzi termini, con una lucidità che non lascia spazio a interpretazioni. Eppure, addentrandosi nella sua storia, il lettore non può fare a meno di ritenerla una vittima più che la carnefice.

Il racconto è scandito in quattro fasi – a cui corrispondono altrettante sezioni del testo – che ripercorrono le tappe salienti dell’esistenza di Clara, narrando soprattutto i traumi che ne hanno provocato la progressiva deriva e, apparentemente inevitabile, caduta. A far da sfondo Emerald Falls, una cittadina degradata sulla quale sembra gravare un’ombra che condanna i suoi abitanti al baratro: la sua inquietudine così viscerale ricorda quella di Derry, nata dalla penna di Stephen King, a cui forse Bagnato si è ispirato nel rievocare un’idea di città che diventa parte attiva delle vicende che accadono ai protagonisti. Senza voler entrare nel merito dell’intreccio – originale, complesso e che merita di essere scoperto durante la lettura, con tutta la sorpresa che molti risvolti possono regalare – non si può non evidenziare quanto l’autore sia stato accurato nell’incastrare ogni tassello in maniera coerente e allo stesso tempo sbalorditiva. Per esempio i numerosi comprimari che attraversano le pagine non sono mai figure accessorie, ma giocano sempre un ruolo essenziale nella vicenda di Clara. Sorge quindi spontaneo chiedersi quanto l’ambiente, le circostanze, gli incontri siano determinanti – nel bene o nel male – a imprimere una direzione all’esistenza delle persone. E, ancor di più, sorge spontaneo chiedersi cosa ne sarebbe stato di Clara, di quella bambina piena di sogni e aspirazioni che abita le prime pagine, se la vita non avesse imposto alla sua storia un inarrestabile declino. E non solo per lei.

Forse se avesse avuto degli amici su cui fare affidamento, una famiglia che lo aspettasse oltre quei pesanti cancelli neri di ferro battuto, una casa in un quartiere rispettabile e un cane da portare a spasso al guinzaglio tutte le mattine, allora forse quella libertà tanto agognata e allo stesso tempo temuta non l’avrebbero terrorizzato in quella maniera. Fatto sta che lui non aveva niente di tutto ciò […].

Sono domande a cui il romanzo non fornisce una risposta, lasciando che sia il lettore a formulare la propria ipotesi. Eppure è presente una traccia, un indizio che non si può trascurare: la scrittura.

Clara scrive, e continua a farlo anche quando la vita sembra sempre più simile a una colpa che a un dono. Se la scrittura sarebbe stata la vocazione che l’avrebbe condotta a una vita migliore, se non più bella in assoluto, non è dato saperlo: l’unica cosa certa è che resta l’unica oasi in cui Clara può sempre trovare sollievo.

La scrittura rende liberi, sembra quindi voler concludere Mattia Bagnato, lasciando che una scintilla di speranza rischiari anche la notte più buia.

Best of 2021 – SERIE TV

Anche il 2021 è passato, tra vaccini, green pass e una parvenza di nuova normalità: ed eccomi di nuovo qui con una breve lista delle serie che mi hanno colpita di più quest’anno, tra novità, recuperi e qualche addio che merita di essere omaggiato.

(Inoltre, lo sapete che con Sailor Comics quest’anno abbiamo anche parlato di serie tv?)

WandaVision

La Marvel ha iniziato l’anno entrando nelle nostre case con un esperimento che nei primi minuti non si sa bene dove voglia andare a parare: perché sembra che due Avengers stiano vestendo i panni dei protagonisti di Vita da Strega? Nonostante l’ombra del MCU aleggi potente è una serie che può essere vista da chiunque perché il nemico stavolta non è un alieno venuto da chissà dove, ma il dolore e la sua elaborazione, decisamente più universali, anche se non per questo risulta più facile confrontarcisi. La commozione è tangibile come anche le innumerevoli citazioni e omaggi agli oltre cinquant’anni di serie televisive della storia americana: a voi il compito di trovarli tutti!

Cruel Summer

Le vite intrecciate di due adolescenti: Kate, ragazza super popolare, dalla vita apparentemente perfetta; Jeanette, timida e introversa che sta ancora capendo come farsi apprezzare al di fuori del proprio piccolissimo cerchio di affetti. Le seguiamo anno dopo anno, dal 1993 al 1995, assistiamo al rapimento di Kate e al suo successivo ritorno nel mondo, dove Jeanette si è riuscita a insediare come nuova regina dell’alveare, con annessi e connessi. Ogni puntata si focalizza sullo stesso giorno ma alternandosi su tre differenti piani temporali, distinti soprattutto da un uso magistrale della fotografia, e con punti di vista sempre differenti che portano a pensare: chi ha ragione in questa storia? E chi, invece, in maniera incontrovertibile, starà mentendo per difendersi? In questo thriller niente può essere dato per scontato.

Guida astrologica per cuori infranti

Forse nelle stelle non ci crede più nessuno dopo la débacle di Paolo Fox del dicembre 2019 ma è sempre divertente avere qualcosa su cui fare affidamento e, perché no, a cui scaricare le proprie responsabilità se tutto inizia ad andare male. Questo inizia a fare Alice che, come assistente di produzione di una piccola rete di Torino, decide che saranno le stelle a decidere per lei nella sua vita privata e in quella professionale, ideando un nuovo programma di appuntamenti basato sull’oroscopo. Per entrambe le sfere la sua guida sarà Tio, massimo esperto di astrologia: riuscirà Alice a convincere del suo valore sia Carlo, suo collega ed ex fidanzato, che Davide, il nuovo affascinante direttore artistico?  

(Nota a margine: quanti credono che Alice potrebbe essere una Jessica Day italiana?)

Strappare lungo i bordi

La serie di Zerocalcare, dopo tutte quelle cronache sulla pandemia dal fronte di Rebibbia, è finalmente giunta a noi. Ed è esattamente come potevamo immaginarcela. Dal tono-comico amaro, in cui si percepisce tutto il suo universo, fatto di paranoie, citazioni pop e una colonna sonora di tutto rispetto: solo qui si potevano ascoltare Manu Chao, Gli Ultimi e Xdono di Tiziano Ferro in un unico, micidiale cocktail (non ho dimenticato Haut les coers: come si potrebbe?). Le lacrime usciranno sicuramente: che siano per il troppo ridere, la commozione, o per la consapevolezza di essere parte di quella generazione disillusa e piena di buffi che Zero sa benissimo come descrivere, con la potenza di diecimila pugni nello stomaco.

Harlem

Ma perché il mondo stava aspettando il sequel di Sex and the City (anche un po’ inutilmente, a mio parere) quando si può dare uno sguardo al mondo più reale e consapevole del quartiere afroamericano di Manhattan? Camille, Quinn, Tye ed Angie ricordano a grandi linee le loro colleghe bianche ma mostrano un mondo differente, fatto di appropriazioni culturali e gentrificazione, contraddizioni ed elevati standard da mantenere, al lavoro e in famiglia. Ma non temete: in mezzo a tutti questi paroloni ci sono le storie d’amore e battute assolutamente senza filtri à la Samantha Jones.

I RECUPERI DELL’ANNO (dato che le serie non scadono)

Teen Wolf

L’ideale per ritornare ai tempi dell’adolescenza, ma quella bella in cui Mtv era ancora un canale di musica e qualche volta produceva pure serie. Anche se la storia sembra essere tratta da uno spin off di Twilight sul mondo dei licantropi non fatevi ingannare: il mondo del soprannaturale intriga, le battute fanno morire dal ridere e c’è Stiles, uno dei personaggi più belli che sia mai stato scritto.

Un’ideale macchina del tempo.

The Office

Finalmente ho visto anche io questa pietra miliare della comedy. Ero sempre stata restia per via della tecnica del mockumentary ma posso finalmente dire che questa serie merita il successo che ha avuto nel saper raccontare lo straordinario che si nasconde nelle faccende ordinarie, come un semplice lavoro di ufficio. Ci si affeziona a Michael Scott (soprattutto dalla stagione 2), ci si arrabbia per i tentativi goffi e i passi falsi nel corteggiamento tra Jim e Pam, si ride per le stranezze di Dwight e di tutto il resto del gruppo (team Kevin e Stanley a vita), ma soprattutto: si riconoscono tutti – ma proprio TUTTI – i meme che invadono il web.

FAREWELL TO…

Atypical

Sam Gardner con la sua famiglia e tutti i loro amici, esperti di sindrome di Asperger e amanti dell’Antartide, hanno salutato nel più atipico dei modi, tra sogni da realizzare, piccoli passi verso l’indipendenza e la scoperta della propria identità: non è così che si diventa grandi?

Superstore

L’ipermercato Cloud 9 ha chiuso i battenti ma suggerisco, a chi ancora non l’ha fatto, di varcarne le porte e andare a conoscere i loro commessi, capitanati da America Ferrera e Ben Feldman, che vi introdurranno nel faticoso ed esilarante mondo del lavoro duro senza possibilità di appellarsi ai sindacati, una parolaccia indicibile.

Brooklyn Nine Nine

Anche la più assurda stazione di polizia di New York, che ci aveva abituati a rapine di Halloween, inseguimenti in elicottero e a riconoscere la forma umana dell’emoji del 100 – per i profani Gina Linetti – ha salutato il suo pubblico dopo 8 anni ed è cresciuta immensamente, lottando contro le più grandi ingiustizie con un pensiero politico netto ma non didascalico o retorico, mantenendo sempre la sua anima comica fuori dalle righe; proprio come il suo protagonista, il detective Jake Peralta.

Quest’ultima stagione, avvenuta dopo la morte di George Floyd e le manifestazioni del Black Lives Matter, avrebbe potuto essere un suicidio, avrebbe potuto ignorare o glissare su questi argomenti dato il mestiere dei personaggi, ma così non è stato, anzi.

Non voglio dilungarmi per non rischiare di spoilerare (anche se questa serie meriterebbe sonetti lunghi come i rotoloni Regina per quanto è stata sottovalutata, non solo in Italia ma anche in America, quando la Fox ha osato cancellarla alla fine della quinta stagione) ma se siete orfani di The Office questa potrebbe essere la sua degna erede.

Maria Chiara Paone

Letture Arcane, Dicembre

Dicembre è il mese che chiude l’anno, quello in cui si tirano le somme di tutto ciò che abbiamo vissuto, è un mese di bilanci, ma anche di festeggiamenti in compagnia delle persone a noi più care. Ma le carte, come sempre, ci dicono che dobbiamo stare in guardia!

Il Carro

Il settimo Trionfo grida “Azione”! Il Carro è una carta che indica il movimento incessante, si muove infatti in sincronia con le rotazioni terrestri, senza che qualcosa lo spinga. Generalmente la carta mostra un carro trainato da due cavalli, uno bianco e uno nero. Il Modern Witch Tarot, il mazzo che uso per la nostra consueta lettura del mese ripropone la carta del Carro, con al centro una motociclista che ha ai suoi piedi due sfingi (come nelle Marsigliesi): una bianca e una nera, che si sta allontanando dalla città. I colori dei cavalli o delle sfingi rappresentano il maschile e il femminile, il bene e il male, il nero coinvolto incessantemente dalle passioni e legato estremamente alla terra e il bianco continuamente alle prese con pensieri altissimi in cerca dell’elevazione. Come destreggiarsi tra questi due poli opposti? È l’auriga a farlo, è compito suo mantenere l’equilibrio, camminare verso il successo tenendo sempre presente il passato e con questo suo compito importantissimo, l’auriga trionfa dovunque: in amore, sul lavoro e in tutti i progetti.

Dove vado e da dove vengo? Qual è il mio mezzo?

L’auriga però per muoversi deve tenere sempre presente il punto di partenza e il punto di arrivo. È sicurə, decisə, sa perfettamente come muoversi nel mondo. Sa quando lasciarsi andare e quando puntare solo in alto. Questa carta ci invita a capire cosa vogliamo davvero e ad andare a prendercelo. I mezzi per il Carro sono tutti leciti, è sempre vittoriosə. Il Carro rappresenta storicamente i trionfi di sovrani e imperatori, che sfilano nelle città. È arrivato anche il nostro momento. Guardiamo attentamente ciò che abbiamo vissuto, quello che abbiamo costruito, ma facciamolo senza rimpianti, solo con la voglia di andare avanti e indirizzare tutte le nostre forze a un rinnovato equilibrio, a nuove conquiste. Celebriamo, festeggiamo raggianti tutto ciò che la vita ci ha dato e usiamolo come base di partenza per allontanarci da tutto ciò che è stato critico nel nostro percorso. Rinnoviamoci. L’importante è mantenere l’equilibrio e non far andare un cavallo più veloce dell’altro.

“Ogni sole può morire, io continuerò a risplendere.”

Cosa leggiamo?

Un corpo smembrato, Luigi Filippelli, Samuele Canestrari, Eris Edizioni.

Marina ha un sogno: quello di diventare un’artista, fa di tutto per prendere in mano la sua vita e trainare il Carro dalla parte giusta, ma la fortuna non è dalla sua. Deve abbandonare tutto e ritornare in provincia, dove per quanto ci si possa impegnare, il Carro non può arrivare tanto lontano. Lei lavora in un supermercato e in ogni momento libero s’impegna nel suo laboratorio di scultura, ma nonostante l’impegno non riesce effettivamente ad arrivare dove vuole, riuscirà a trovare il suo equilibrio?

nuove storie di Natale, Luoisa May Alcott, Edizioni Clichy

Se il Carro ci invita anche a gioire e festeggiare, allora possiamo farlo allietandoci con undici racconti, scritti tra il 1885 e il 1887 da Luoisa May Alcott, autrice di Piccole Donne. Questi racconti arrivano per la prima volta in Italia con la traduzione di Giovanni Maria Rossi e parlano di Natale, piccole cose e sentimenti puri nel modo caloroso e semplice a cui l’autrice ci ha abituati. Facciamo tesoro anche della semplicità e della festa, perché così il Carro riparte meglio!

Letture Arcane, Ottobre

Lunga pausa anche per le carte, questo Agosto e Settembre non ci hanno dato tregua e a quanto pare dalla carta di questo mese, neanche Ottobre. C’è ancora un clima di pesantezza, l’estate non è stata per niente riposante e sembra che stiamo procedendo per inerzia verso il futuro, senza sosta.

Nove di Spade

Il nove è il grado della crisi, il burrone, il baratro che ci divide dalla perfezione del dieci, ma è anche la disponibilità della scoperta. Quale strada prendere per arrivare finalmente al compimento?
Le spade invece, come già sappiamo sono il simbolo dell’aria. Quando il nove e le spade si incontrano significa che abbiamo dei problemi che stiamo ignorando, stiamo cercando di mettere tutto sotto un tappeto e nascondere: occhio non vede, cuore non duole. Il problema è che così le preoccupazioni non spariscono, ma si ripresentano, dobbiamo affrontarle e ci troviamo esattamente come il Nove di Spade. Una ragazza, si sveglia dal suo sonno e rimane immobile sul letto, trafitta alle spalle dalle spade, carica dei problemi che si era lasciata dietro, sperando qualcosa cambiasse. Il Nove è la carta del rifiuto dell’altro e della testardaggine, quella che appunto non ci permette di risolvere ciò che invece dobbiamo.

Le nostre idee sono importanti, per carità, ma forse aprirsi e ascoltare altre opinioni potrebbe essere una soluzione per tirare via qualche spada dal nostro corpo. Per raggiungere la perfezione dobbiamo andare oltre le nostre convinzioni, superare la crisi.

Il Nove di Spade è anche la carta degli incubi e dell’insonnia, quindi forse questo ottobre si dormirà male o invece se riuscite a risolvere i problemi che vi portate dietro, magari riuscirete anche a fare sonnellini tranquilli. In fondo il Nove di Spade parla proprio di quei problemi che non fanno dormire, ansia, timori, ma soprattutto visto che ci troviamo sull’orlo del baratro abbiamo una paura terribile del futuro.

Normalità

Il problema del Nove di Spade è che ci dice che siamo afflitti e frustrati, ma non ci dice niente di nuovo. Usciamo fuori da noi stessз e guardiamoci intorno, i problemi, le ansie, le frustrazioni, fanno parte delle vite di tuttз. Cosa possiamo fare per cambiare le cose in meglio? Qual è la fonte delle nostre ansie? È il caso di uscire fuori dal letto e di iniziare ad estrarre le spade che ci tengono bloccatз, è il caso di guardare indietro e risolvere gli irrisolti, per poi si spera arrivare ad una carta migliore il prossimo mese.

Cosa leggiamo?

Solo una canzone, Roberto Livi, Marcos y Marcos, 18 euro.

Non c’è nulla che vada per il verso giusto. Il lavoro è un disastro e il protagonista sembra non avere le forze per curarsi di ciò; il matrimonio? Peggio che andar di notte, è stressante stare con una tuttologa logorroica. È tutto impegnativo, tutto logorante e il protagonista ha un’insoddisfazione che lo schiaccia. Vorrebbe fare qualcosa, anche lui vorrebbe superare il baratro che separa la crisi dalla perfezione, ha già in mente come, ma ci riuscirà?

Sentinel, Tony Sardina e Simone D’Angelo, Shockdom, 15 euro.

Un naufragio intrappola padre e figlio su un’isola abitata da loschi individui; la fame, la sete, la disperazione fanno sì che si crei un vortice di delitti e sensi di colpa. Le spade dietro i protagonisti sono ben piantate da uomini pieni di cattive intenzioni. Come possono un padre e un figlio superare la crisi, alzarsi dal letto e scappare via dalle spade aizzate alle loro spalle?

Atlante delle ceneri, Blake Butler.

Siamo di fronte ad una deriva politica, sociale e ambientale alquanto impressionante. Chiedere cosa verrà dopo questi momenti tumultuosi è lecito ma nello stesso tempo spaventoso. Potrà migliorare il nostro domani o andrà sempre peggio? 

Sono tanti i romanzi distopici che propongono visioni indesiderabili di quello che potrà avvenire in un futuro non determinato. Tra questi a rendere più difficili sogni di gloria e speranze collochiamo senza dubbio Atlante delle ceneri, Pidgin Edizioni. Definito come un romanzo a racconti, in cui si mescolano vari registri linguistici e stilistici, presenta un mondo totalmente alla deriva ed è davvero spaventoso. 

L’edizione è molto particolare: le pagine sono bordate di nero, le ceneri sembrano volare tra le pagine come se un incendio avesse rovinato l’involucro che contiene le tragiche storie. Anche se l’oggetto in sé sembra richiamare il calore del fuoco, appena ci si addentra nella lettura non si può fare a meno di vivere l’ossimoro che la scrittura gli propone: i racconti emanano putrescenza, marciume, si sente umidità. 

Le piaghe che colpiscono gli abitanti dell’Atlante sono varie: malattie, invasione di fango, pioggia di vetri. I racconti però più che soffermarsi sulle calamità, si soffermano sulle terribili perdite di chi le vive. Protagoniste indiscusse del libro sono infatti donne e madri che raccontano la scomparsa dei loro figli o in alcuni casi la comparsa di figli particolari, in un’epifania che diventa essa stessa calamità. È in questo modo che gli strazianti scenari, si mescolano ai lamenti di chi ha perso la propria ragione di vita. In tutto questo terribile avvicendarsi di brutalità, c’è spazio per la speranza? 

Quello che possiamo dirvi è che nonostante tutto il racconto affidato a voci femminili, che hanno visto spegnersi sotto i loro occhi il legame più forte che si potesse creare, porta in tutta questa disperazione intensi momenti di tenerezza. 

Ora sperando che nei prossimi giorni non pioveranno vetri o altri strani oggetti, lasciatevi suggestionare da questi spaventosi racconti e per farlo nel migliore dei modi il caro avvocato si è messo all’opera proponendovi una selezione musicale ad hoc per questa lettura:


L’Indie BBB Café questo mese ospita Pidgin Edizioni e noi  siamo anche qui: Tararabundidee su facebook e instagram.

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