“Viviamo tempi veloci.
Immersi in una realtà mordi e fuggi da consumare con superficialità, carichi di notizie e di eventi che siamo forzati a conoscere ma scoraggiati ad approfondire, al centro di una battaglia perenne in cui ci dobbiamo continuamente schierare, ma privati del tempo necessario per comprendere le ragioni del conflitto.
In tempi come questi, abbiamo scelto di raccontare una storia fuori dal tempo, ferma nel tempo, per azzerare tutto.”

La storia che raccontano Antonucci e Fabbri, con i disegni di Boscarol è tratta dalla celeberrima opera di Orwell “La Fattoria degli Animali”, solo che nella parallela opera a fumetti siamo più vicini ai nostri giorni e la critica non è più allo stalinismo che aveva per protagonista il maiale Napoleone, ma al populismo impersonato dal (sempre maiale) Capitano. Come nella crudele favola di Orwell anche qui gli animali si autogestiscono eliminando l’elemento umano, ma non lo fanno solamente per la voglia di autogestione a di autodeterminazione. Tutto parte da un terribile momento di crisi nella fattoria che però culmina in una storia losca di corruzione che vede protagonisti il fattore Ross e il progenitore di quella che sarà la nuova fattoria: il Senatore.

Nel fumetto viene descritta la storia e la crescita della fattoria, grazie alla narrazione fuori campo, di un maiale che vuole finalmente rivelare al mondo come si è creata la nuova struttura e come effettivamente si sia evoluta.
Conosciamo tutti i retroscena di questa nuova organizzazione politica e sociale e tutte le vicende che hanno portato il Capitano al potere. Da quello che sembrerebbe essere un maiale sorridente, positivo, impacciato e buono vediamo sotto i nostri occhi la trasformazione del Capitano in maialicida e terrorista, nel senso che diffonde terrore in tutti gli abitanti della fattoria a discapito di capri espiatori che gli servono per coprire le sue malefatte, visto che non si rivela essere poi così scaltro.
Ci sono molte differenze tra questa storia e la narrazione orwelliana, ma anche La Fattoria dell’Animale centra perfettamente l’obbiettivo, mostrandoci con personaggi atipici la nostra tipica quotidianità. La critica è feroce e impertinente, le risate sono effettivamente molto poche e molto poco sguaiate, perché purtroppo è tutto così vicino alla realtà, che c’è ben poco da ridere. Quello che viene raccontato come l’accanimento contro alcuni animali è tangibile nel nostro mondo, così come la stampa (qui capeggiata dai gatti) in balia del governo maialesco, ma anche tutta la vicenda che ruota intorno al Mulino, che poi si rivela essere una enorme presa in giro.

L’epilogo potrebbe essere una predizione del futuro prossimo, o forse è pure quella una fake news. Il fumetto è estremamente godibile e riesce a raccontare molte delle controversie che ci riguardano, il tutto è corredato dal bianco e nero di Boscarol che contiene la storia in tratti nervosi e grossi, divisi in parte nella solita squadratura con 6 vignette per pagina e in parte con splash page che riguardano sempre i maiali, a sottolineare quasi quello che poi emergerà nella storia culminando con lo slogan “Prima i maiali”, a evidenziare la centralità politica, governativa ed esecutiva dei maiali che sovrastano in ogni campo gli altri animali.
È una satira veloce, ma complessa in cui i riferimenti si mescolano tra Orwell, la politica nostrana con alcuni dei protagonisti più beceri o con la onnipresente campagna elettorale e il sempreverde mordente degli autori, che ci hanno già catturato con gli altri fumetti satirici come Quando c’era LVI e Il piccolo Fuhrer e che hanno solo riconfermato la bravura e il particolare occhio vigile nel raccontare la nostra quotidianità .