Carleton Oates era il nonno della scrittrice Joyce Calor Oates, che con Il giardino delle delizie inaugura l’Epopoea Americana, una quadrilogia di romanzi (tutti pubblicati in Italia dal Saggiatore) in cui vengono descritti americani alle prese con il loro essere cittadini e con le conquiste delle loro epoche e vite. Il sogno americano e il suo mito sono al centro della narrazione dell’Epopea, che viene raccontata nei vari volumi, dal punto di vista di personaggi e classi sociali differenti. Carleton Oates era un alcolizzato, un proletario, un appartenente al white trash ed è colui che dà il nome al personaggio che anima la prima parte del romanzo: Carleton Walpole, che è un po’ come il nonno della Oates.

Sono testardi i Walpole, uomini di parola, forti, intelligenti. Carleton, la moglie Pearl e i suoi figli viaggiano su un pullman insieme ad altri braccianti, si spostano di continuo in base alla stagione, in tutti i luoghi d’America, per raccogliere fagiolini, arance, fragole, pomodori. Hanno delle capanne o piccoli fabbricati in ogni posto, nessuna casa, nessun luogo stabile. Carleton è fermo, serioso, ma perde le staffe facilmente quando beve e di questo farà le spese sua figlia Clara. Anche se il romanzo è diviso in tre parti che hanno il nome di tre uomini: Carleton, Lowry e Swan, la protagonista indiscussa è Clara, che con la sua presenza massiccia irrompe, cambia, deforma, si appropria delle vite di tutti coloro che attraversano la sua esistenza.

Clara è figlia di Carleton, amante di Lowry e madre di Swan. Nel libro è rappresentata e raccontata in tutte le sue sfaccettature: da bambinetta innamorata di suo padre, a sboccata adolescente pronta a tutto pur di abbandonare la feccia bianca di cui lei stessa fa parte, fino a diventare dipendente dall’amore per Lowry e madre apprensiva nei confronti di Swan. Tutto il suo pesante vissuto, i soprusi, le violenze, non fanno desistere Clara dal sognare una vita migliore, dal diventare quello che i suoi familiari e antenati non sono mai stati. Ad ogni costo lei deve raggiungere il sogno americano: la ricchezza, i vestiti, una casa grande, un porto sicuro.

Nonostante attraverso sacrifici e sotterfugi riuscirà ad ottenere molto di ciò che vuole, Clara è manchevole di una cosa: l’istruzione. Questo la porterà a proiettare sul figlio nuovi desideri, nuove speranze e tutto ciò che lei, nonostante si sia innalzata da semplice feccia a Signora Revere, non ha mai avuto. Swan si fa carico così dei desideri della madre, delle necessità del padre, del peso che si porta dietro dopo quello che è successo ai suoi fratelli, sarà un fardello enorme, che non lo farà arrivare mai a raggiungere il suo di sogno americano.

Non sono d’accordo con chi dice che il sogno americano proiettato nel romanzo da Joyce Carol Oates, sia semplicemente l’arricchimento, senza scrupoli e senza fatica. Clara ha faticato moltissimo, da bambina lavorava insieme a tutta la sua famiglia come bracciante, non ha ricevuto alcun tipo di educazione, sapeva solo come andava il mondo dei suoi simili. Si è ingegnata, ha mentito, è stata poco corretta, ma non si può dire che sia una persona totalmente senza scrupoli. Ha pianificato tutto, nei minimi dettagli, rischiando moltissimo, ma facendo in modo che nessuno si facesse male, che il mondo squallido e terrificante che aveva lasciato non venisse più a fare visita né a lei né alle nuove persone che ora fanno parte della sua vita. Ha lasciato la violenza, la brutalità, la bestialità di quello che conosceva per abbracciare una nuova vita, ricca certo, ma anche serena.

Clara ha anche lasciato l’amore della sua vita, si è allontanata dalla sua famiglia, dal padre che tanto amava. Il raggiungimento del nuovo status e della ricchezza non è stato facile e privo di sofferenza. La sofferenza è il reale protagonista di questo libro, anche quando Clara si reputa felice, anche quando sposa Revere, quando ha una casa immensa e talmente tanti soldi che non sa che farne. C’è un’ombra, una patina di tristezza che la segue sempre e dovunque, fino alla fine, fino a quando Swan…