Il fenomeno che provoca quella che noi volgarmente chiamiamo ruggine, non ve lo stiamo a spiegare. È un fenomeno che porta alla corrosione dei materiali ferrosi e grazie direte voi, ma quando ad arrugginirsi è l’armatura che ti protegge, beh sono bei guai.

Ce lo insegna Tullio, che da moderno Re Artù si copre dell’armatura e di una sua personale spada nella Roccia, per essere invincibile, pur rimanendo umile e legato ai valori di sempre: lealtà, amore, fedeltà. Ma da cosa si protegge Tullio? Non ci sono certo re di altri regni da sconfiggere, draghi o mostri marini. Potrebbero esserci gli esami, visto che nelle prime pagine ci viene svelata una delle location del fumetto cioè la Facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza, ma non sono neanche gli esami a preoccuparlo. Tullio deve difendersi dai sentimenti e dai ricordi che gli fanno sempre pensare alla sua storia finita male, ad aver perso la sua Ginevra a causa di Lancillotto. Non può permettersi altre storie, non può permettersi altre distrazioni sentimentali: non se li merita. Ridurrebbe tutto in cenere come ha già fatto.

Sacrifica allora tutto: studio, famiglia, amici. Tutte le persone che gli vogliono bene scompaiono, nella sua mente esistono solo i fantasmi di chi lo ha ferito a ricordargli che non è abbastanza. A niente valgono i discorsi dei compagni, di Margherita che per vedere di nuovo il vecchio Tullio è pronta a caricarsi le sue ansie, le sue paure e anche la sua armatura. Fino a che lui stesso non saprà liberarsi della pesantissima armatura che si porta dietro, chi mai riuscirà a togliergliela? Saranno le paure stesse a divorarne l’involucro e a lasciarlo indifeso a combattere contro i suoi demoni.
Quella di Tullio è una storia di ripresa, ma è soprattutto il racconto intimista di una sofferenza che non si riesce a superare, perché le aspettative su sé stessi sono troppo alte, perché il mondo esterno non ci comprende, perché nonostante tutti gli sforzi di chi ci sta intorno ci sentiamo immensamente soli e non sappiamo affrontare tutto il carico emotivo che ci portiamo dietro. In un continuo passaggio tra passato e presente, tra la storia di Tullio e quella del leggendario Artù, si delinea una storia familiare a tutti o quasi, scritta da Francesco Vincentini Orgnano, ad accompagnarla i disegni di Fabiana Mascolo bellissimi e molto particolareggiati. Come sapete, da grande fan del Medioevo ho adorato le pagine ambientate in quell’epoca che sono contraddistinte da bordi cesellati e lavorati come fossero metallici, senza ruggine però. L’accostamento di due mondi apparentemente lontani: il presente e il Medioevo è stato secondo noi azzeccatissimo, gli autori hanno saputo ben raccordare i due personaggi e le due epoche creando quasi due fumetti separati che s’intersecano, ma che sono apprezzabilissimi anche da separati, Tullio con le sue paturnie e la sua storia drammatica e Artù che appare tra le pagine in una specie di silent book decoratissimo.

Ruggine è stata una lettura molto intensa per noi, abbiamo apprezzato moltissimo la caratterizzazione dei personaggi e in particolare ci siamo immedesimati in un personaggio, ma non possiamo svelarvi altro. Sicuramente vista l’attenzione ad ambienti e a caratteri anche voi riuscirete a ritrovarvi in qualcuno e ad entrare perfettamente nella storia di Tullio.
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