Mr sunshine è una serie sudcoreana, prodotta da Kim Eun-sook e Lee Eung-bok con Lee Byung-Hun, Kim Tae-Ri, Yoo Yeon-Seok, Kim Min-Jung, Byun Yo-Han e disponibile su Netflix. È un drama storico, ambientato tra il 1867 e il 1905. Ruota principalmente intorno alla storia d’amore tra Go Ae Sin ed Eugene Choi, ma non si può assolutamente definire una serie romantica.

La serie

Innanzitutto guardarla è un vero piacere: la trama è molto complessa, ma si segue bene, i personaggi sono tutti ben caratterizzati, profondi; la fotografia, i colori, insomma anche la colonna sonora è valida. Ma non è (solo) per questo che vogliamo parlarvi di questa serie. Tra il 1800 e il 1900 in Occidente sappiamo tutti cosa succede, pagine e pagine di libri su Napoleone, il Risorgimento, i moti nazionali, la Costituzione etc etc…
26a63784042620efeb37e78019db9e05Cosa succede nel resto del mondo non lo sappiamo e neanche lo immaginiamo. Voi vi starete chiedendo che cosa c’entra questo con una serie su Netflix, c’entra più di quanto immaginate.
La cosa che più ci ha colpito di questa serie, assolutamente consapevoli del fatto che si tratti di una serie e non di un documentario ed è ovvio che la storia raccontata sia molto romanzata, è che noi non sapevamo assolutamente nulla di quello che veniva raccontato. Ci siamo sentiti in una situazione di impotenza e di ignoranza… soprattutto. È impossibile che tutta questa storia di paesi, guerre, soprusi, violazioni, fatti terribili che riguardano in fondo una storia abbastanza recente siano completamente ignorati.
Si parla di invasioni, ma soprattutto di una zona, il Joseon (fu uno stato sovrano fondato da Taejo Yi Seong-gye nella moderna Corea) smembrata e vittima dell’interesse di Paesi più ricchi e grandi (Giappone, Usa, Francia, Inghilterra, Russia) che è una cosa sempre capitata nella Storia, ma di cui davvero ignoravamo l’esistenza. Quello che si nota dalla serie è la realtà di un paese povero e malmesso, schiacciato dall’iniziativa e dalla voglia di grandezza ed espansione delle altre nazioni che calpestano senza ritegno cultura, tradizioni, abitanti, sovrani.

Tratteggiate come vere e proprie bestie di Satana ci sono i giapponesi: uomini senza scrupoli che fanno dei coreani i propri animali da circo. -Nella scala sociale giapponese infatti, sotto i cani ci sono i coreani, umiliati nella loro stessa nazione, privati di sovrano, moneta, esercito, ma soprattutto dell’indipendenza. Non tutti i cani sono stranieri però: tra i coreani ci sono tanti che sfruttano la situazione tragica della nazione e si spostano dalla parte dei vincitori. Nella serie sono infatti segnalati i 5 ministri traditori della Corea che con un colpo di stato nel 1905 spodestarono il sovrano e aprirono le porte ai Giapponesi.
Uno dei protagonisti Eugene Choi, coreano scappato in America e diventato poi americano e addirittura capo dei Marines, sembra ricalcare la storia di So Chaep’il anche lui coreano scappato in America in cui ottiene la cittadinanza, diventando medico. I due hanno in comune il ritorno in Corea proprio in concomitanza di questi fatti e saranno entrambi alle prese con i moti rivoluzionari indipendentisti dell’epoca.
7ee53994e31943b2d6ba89c840be8c31Nel 1896 So inizia a dare vita al Tongnip sinmun (L’Indipendente) un giornale scritto in coreano che si dichiarava neutrale ed imparziale. Anche questo particolare viene ripreso nella serie, dove si sottolinea il fatto che in quel periodo l’informazione fosse completamente controllata dai giapponesi e dagli occidentali: non c’erano quotidiani, mezzi d’informazione nella lingua della popolazione e questa ignorava completamente i fatti. L’Indipendente sarà un giornale diretto al popolo coreano che ha il diritto di sapere quello che succede nel suo paese e ciò che il governo decide, per questo motivo il prezzo sarà assolutamente irrisorio. Il giornale nella serie nasce grazie all’intraprendenza di Kim Hee-sung ricco rampollo, che a differenza degli altri personaggi, non usa le armi, ma crede nella pungente e raffinata potenza delle parole. Il giornale (sia nella serie che nella realtà) diventerà il mezzo principale d’informazione dei coreani, ma soprattutto sarà un importante mezzo di comunicazione politica dell’Alleanza per l’Indipendenza. Essa si proponeva di sciogliere la Corea da ogni legame e soprattutto dal giogo che la teneva legata ai paesi occidentali, in particolare in quel momento alla Russia. Sia nella serie che nella vita vera, viene sottolineato in un primo momento la debolezza dell’imperatore Gojong, completamente sottoposto alla potenza russa e soprattutto a cattivi consiglieri che già avevano venduto le loro mamme per la loro gloria.

La storia

È del 1898 la prima vittoria dell’Alleanza per l’Indipendenza, con la cacciata del partito russo dal governo coreano, fu però solo un breve spiraglio. Nel 1904 i due paesi che più di tutti spadroneggiavano nel regno del Joseon arrivarono alla guerra: siamo agli inizi della guerra russo – giapponese. A contrastare la crescente potenza giapponese, dopo la vittoria con la Russia ormai inarrestabile e volta a formare un governo coloniale in Corea fu l’Esercito della Giustizia, che si componeva principalmente di nobili letterati e idealisti più che di professionisti dell’arte militare e che aveva un’attrezzatura bellica che lasciava a desiderare. L’Esercito della Giustizia contava su sporadiche missioni militari ai danni dei giapponesi e costituisce nella serie una grande fetta della narrazione: stiamo parlando dell’Armata Virtuosa, questa unione di antigiapponesi che composta da persone eterogenee, altro non voleva che l’Indipendenza dal Giappone. Il primo esercito si compone dopo l’assassinio dell’imperatrice e continua ad essere attivo fino a dopo il 1911 tra Corea e Manciuria.
2cdbd94e8346a6449d84a336e411c3b5La descrizione dell’Armata Virtuosa è nella serie una parte molto importante: si viene a creare attraverso una fitta rete di persone di ogni fascia d’età, di varia composizione sociale e di ogni sesso, che spinta principalmente da nobili cerca in tutti i modi attraverso attacchi studiati e mirati di colpire i tiranni giapponesi. L’Armata virtuosa raccoglie i vecchi indipendentisti e non smette mai di crescere, accomunati dalla voglia di ritornare un popolo rispettabile, libero, indipendente e non di essere considerati la feccia dell’umanità. Tutti i coreani ben presto inizieranno perciò a prendere volontariamente le armi e ad arruolarsi in questo particolare esercito. Nella serie colpisce molto il ruolo attivissimo in questa Armata, delle donne. Non solo usate come messaggere, seduttrici, spie, ma anche attivamente impegnate nella lotta militare. È il caso principalmente di Go Ae Sin, più piccola esponente dell’antica e nobile famiglia Go, andrà contro ogni convenzione sociale e ogni costrizione legata al fatto di essere una donna per difendere il suo paese.
Ciò che non c’è nella serie, o meglio, che non è esplicitamente specificato è il Movimento patriottico dell’apertura, un modo meno violento di ottenere l’indipendenza basato e ottenuto con la diffusione dell’istruzione, dell’informazione e in generale che portava avanti una politica di modernizzazione della Corea. In realtà la serie preme anche su questo aspetto, parlando in più occasioni di scuole di lingue e dell’importanza dell’istruzione che laddove non può essere fatta nelle scuole avveniva tra privati. Il movimento fu però particolarmente limitato dal potere giapponese che subito attraverso una serie di riforme, mise durissime restrizioni sulle scuole, perché si sa… un popolo intelligente e culturalmente elevato è un popolo consapevole e questo non porta nulla di buono a chi è al potere. Ovviamente la serie pur essendo storica è stata criticata per le sue inesattezze e soprattutto per aver dato fondamento al mito dei salvatori americani in Corea e per aver trattato con troppo riguardo i giapponesi. Ora noi ne sappiamo quanto voi, ma non ci è sembrata proprio proprio così. Eugene Choi si batte per la liberazione della Corea, non perché sia americano, ma perché è il più grande desiderio della donna che ama e non c’entra molto con gli americani, che anzi verranno esplicitamente definiti come menefreghisti e opportunisti e non come salvatori della Corea. Per quanto riguarda i giapponesi la storia è più complessa. 8ec8e0e37653bd92ecfe3c2d88814852Il personaggio più criticato è Goo Dong – Mae, macellaio (siamo alla base, se non al di sotto, della scala sociale) giapponese che entra a far parte della mafia giapponese nel Joseon. Goo Dong Mae è in fondo un personaggio positivo, ma non viene mai meno alle direttive del suo capo se non sempre per salvare la donna che ama. È stato un personaggio così criticato che è stato effettivamente riscritto e ridefinito. Tutti gli altri giapponesi della serie e con loro anche i filo – giapponesi, sono descritti in modo assolutamente negativo e sono in gruppo i veri antagonisti nella serie. Ora forse per noi è incomprensibile il risentimento e la ferita che i Coreani provano nei confronti dei giapponesi, ma forse è un po’ estremo condannare in toto ogni strato della popolazione giapponese ed è stata una scelta corretta comunque mantenere anche solo in un personaggio una forma di umanità.

Ma ora veniamo alla cosa che forse v’interessa di più. Lungi da noi competere con Alberto Angela nella divulgazione storica, di certo non volevamo farvi una sterile lezioncina di storia di un quarantennio coreano, ma per noi questa ricerca è stata importante. È partita tutta da una serie, da una fiction, da una finzione è vero, ma la vergogna misto imbarazzo che abbiamo provato nel non sapere assolutamente nulla di quello che vedevamo, era reale. Non avevamo alcun appiglio per interpretare e guardare con occhio critico questa serie, perché ne ignoravamo completamente il contenuto e questo ci è sembrato grave. È ovvio che non si può sapere tutto della vita, né che si può sapere tutto di una materia, ma perché studiamo solo alcuni uomini invece che altri? Perché diamo tanta attenzione a una fetta di umanità ignorandone completamente un’altra? Sì, sì è vero che è un discorso che già abbiamo fatto e che sono domande senza risposta, riflettevamo pigiando sui tasti.

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(Finalmente) I libri

Ora non è che della Corea si sa poi tanto, neanche ora che è stata un po’ di più sotto i riflettori a causa di Kim Jong-un e delle sue stranissime e anacronistiche idee di radere al suolo la Terra. Non ci siamo dimenticati che questo è un blog che dovrebbe parlare di libri e infatti, in coda a questa descrizione storica di un drama vi consigliamo qualche titolo che potrebbe illuminarvi come a noi ha illuminato Mr Sunshine.
La guardia, il poeta e l’investigatore di Jung myung – Lee, edito da Sellerio è uno dei libri, forse il libro più bello letto quest’anno. L’abbiamo preso ad occhi chiusi, non sapevamo nulla né dell’autore, né della trama, ma ogni pagina è stata una scoperta piacevolissima. sellerio.jpgLa scrittura è meravigliosa, è un memoire forse, un giallo in parte, un romanzo storico sicuramente e una raccolta di poesie anche. Siamo in un carcere giapponese, durante la Seconda Guerra Mondiale. In questo carcere relegati in un anello dimenticato dalle guardie stesse ci sono i prigionieri coreani. Prigionieri perché coreani. Ogni traccia dell’essenza e della tradizione coreana era stata strappata via dai giapponesi. Non si poteva possedere un nome coreano, non si poteva scrivere in coreano, insomma anche solo avvicinarsi a un coreano poteva essere reato. Questo libro pone l’accento su come i prigionieri coreani venissero trattati nelle prigioni: lasciati morire, non potevano accedere alle cure, non potevano praticamente scrivere ai familiari perché ogni piccola sfumatura lessicale sarebbe stata censurata, venivano usati per sperimentazioni, insomma erano esseri umani nella maggior parte dei casi innocenti, che avevano sperato di rivedere libera la loro patria che venivano trattati come bestie. Il file rouge che però alimenta di speranza questo libro così struggente è la cultura e più in particolare letteratura e musica. Sotto censura non erano solamente le lettere dei prigionieri, ma anche tante opere letterarie che potevano istigare alla ribellione o più semplicemente al ricordo e alla riflessione. Ma la letteratura non può essere cancellata così facilmente. Nelle menti e nei cuori dei prigionieri vivevano intere opere, che venivano tramandate di bocca in bocca e andavano a confortare ogni animo.
Sarebbe scorretto rivelarvi di più, perché non vi faremmo gustare a pieno questo libro così emozionante. Quello che però possiamo dirvi con assoluta certezza è che Lee ha una scrittura meravigliosa, con delicatezza e maestria tratteggia personaggi che ci sono rimasti dentro a giorni e giorni di distanza. Ogni personaggio, anche il prigioniero che c’è sullo sfondo mentre le guardie parlano ha una sua dimensione e pesa all’interno del libro, il cui protagonista è difficile da definire. Non sappiamo se c’è più spazio per la guardia: vittima e carnefice, di cui nel corso della trama si smonta il velo di malvagità e violenza che lo avvolgeva; per il poeta, raffinatissimo personaggio che s’ispira alla vita di Yun Dong – ju poeta coreano morto nel 1945, o l’investigatore, che narra la vicenda e che è invischiato nella vita di uno e dell’altro. Quello per cui c’è più spazio è l’amore per l’arte, anche l’oggetto più inanimato della storia viene colpito e insieme consolato dalla potenza e dalla bellezza dell’arte, anche in una fredda, umida e disumana prigione l’arte può essere una cura. Generi diversi che sfumano uno nell’altro senza mai appesantire la narrazione, fanno da contorno ad una trama intricata, ma agile che vi farà commuovere non solo per il romanticismo insito in essa, ma anche e soprattutto per la perfezione e la pulizia della scrittura di Lee.

L’accusa di Bandi, pseudonimo che significa lucciola. È una raccolta di sette storie edita in Italia da Rizzoli.  Bandi sarebbe in realtà uno scrittore del regime del Nord Corea, che ha redatto in segreto storie su diritti violati, deportazioni. I racconti prendono il periodo del Grande Leader Kim Il-sung, fondatore della Repubblica Democratica Popolare di Corea, e l’inizio della carestia, siamo tra gli anni ’80 e ’90, sicuramente più recenti ma la situazione di profondo disagio continua e queste storie sono venute alla luce solamente grazie alla fuga dei manoscritti in Corea del Sud.

960ce39dbac37ad0663b104b57986512Ambientato nella Seoul dei primissimi anni Ottanta è L’altra faccia di un ricordo oscuro di Yi Kyunyŏng, edito da Giunti. Si tratta di un romanzo che tratteggia la vita di un impiegato che in una particolare serata, preso dai ricordi racconta la guerra che ha portato la Corea a dividersi. Era il 1945 e il protagonista riflette come in un enorme climax sulla tragedia personale, familiare e nazionale che ancora si ripercuote nella Corea attuale.

Terra d’esilio è una novella di Cho Chǒngnae, edita in Italia da Giunti. Breve racconto in cui il protagonista C’hǒn Mansǒk, parla della sua adesione alla causa comunista nel suo paese. Il Comitato del Popolo diventa per il protagonista il nascondiglio ideologico in cui rifugiarsi, dopo che spinto dall’odio e dal risentimento aveva compiuto delitti contro i suoi connazionali. La voglia di riscattarsi dopo una vita passata a piegarsi, insieme alla famiglia, ai signori del suo villaggio; e di riscattare in realtà tutta la sua classe sociale lo avevano reso cieco e infatti… Per C’hǒn Mansǒk a causa della sua vita violenta, non ci sarà spazio per una vita tranquilla e serena, ma solo per La Vendetta del Cielo.

Nostri cari e coraggiosissimi lettori, se qualcuno è davvero riuscito ad arrivare alla fine di questo chilometrico, confusionario, terribile articolo vi prego ce lo dica che gli offriamo quanto meno un caffè per il coraggio, ci sentiamo in dovere di fare dei ringraziamenti.
Il primo ringraziamento va ad Alessandra Zengo, che con una storia su instagram ha illuminato la nostra conoscenza verso la Corea e una parte infinitesimale della sua storia, consigliandoci Mr. Sunshine.
Grazie alla serie stessa che ci ha fatto capire quanto la nostra conoscenza sia parziale e fortemente condizionata, ma in fondo consultando buoni libri e facendo ricerche si può arrivare a conoscere tutto, basta volerlo.
Grazie alla nostra libraia, che ci ha ascoltati, aiutati e capiti. Senza di lei non vi avremmo consigliato nessun libro, ma soprattutto non avremmo scritto nessuna storia. Gli orientalisti nella vita servono.


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