Ogni tanto il nostro magico blog, apre le porte e ospita le penne dei nostri fidati collaboratori. Vi abbiamo già fatto conoscere la prode Maria Chiara, che su Macerie Prime aveva già scritto l’anno scorso, presentandovi il primo volume di questa specie di miniserie a fumetti su Zerocalcare, i suoi amici, i cambiamenti o i non cambiamenti che tutti noi giovani esseri umani stiamo affrontando in questo periodo poco florido della vita. Se la prima parte l’abbiamo affidata a lei, anche per Macerie Prime sei mesi dopo, a parlare sarà Maria Chiara che fa il punto della situazione sull’attesissimo sequel del fumettista romano.
È la prima volta che ci troviamo di fronte a una “seconda parte” nelle opere di Zerocalcare. Siamo sempre stati abituati ad avere il finale a portata di mano, a una manciata di pagine di distanza. E adesso che finalmente questo finale è arrivato (in realtà Macerie Prime – 6 mesi dopo è in libreria dal 7 maggio) possiamo dirci soddisfatti? Intanto facciamo il punto della situazione.
Sono passati sei mesi dall’ultima volta cui Zerocalcare e il suo gruppo, la sua squadra, ormai non più così unita, si sono trovati insieme. Le loro vite sono andate avanti, alcune in attesa di qualcosa di positivo con cui poterla cambiare, come l’esito del sospirato bando, altre semplicemente spinte dall’inerzia e da una quotidianità a tratti lacerante e piena di conti in sospeso con il passato che non bloccano i nuovi progetti.
In quella dell’alterego del fumettista romano non vi è più l’Armadillo, con i suoi sensi di colpa, bensì Panda, lo spirito guida supremo dello Sticazzi e della misantropia, desideroso di insegnargli come vivere.
Un nuovo incontro tra i membri del gruppo – tutti riuniti per conoscere la figlia di Cinghiale, evento già di per sé straordinario – porterà ad esaminare nuove e vecchie dinamiche, arrivando alla “conclusione”. Un finale che non dà un senso di chiusura totale, soprattutto a quelle che Zero chiama “sottotrame”, ma che insegna e mostra tanto nel corso della storia: la differenza tra il vivere e il sopravvivere (considerati spesso intercambiabili), l’angoscia per la crisi che si riflette prepotentemente nelle vecchie e (purtroppo) nuove generazioni, l’abitudine ormai dilagante di lasciare indietro tutto ciò che non ci riguarda perché “ognuno deve impara’ a campa’ per conto suo”.
Nonostante la storia sia estremamente personale riesce a inquadrare una buona porzione di universalità, esponendo ancora una volta paure, ansie e speranze che tutti noi possiamo aver provato almeno una volta nella vita. Ovviamente Zerocalcare non vuole e non può pretendere di esprimere una soluzione univoca e sempre garantita – come fa notare anche nelle varie note e interludi onesti che dissemina nel corso della narrazione – tuttavia cerca di suggerire alcuni accorgimenti nel vivere la propria vita che, seppur piccoli, a volte potrebbero fare la differenza per chi ci circonda.
La storia parallela e metaforica, che si snoda insieme a quella reale, in questa seconda parte risulta meno forte, specialmente nelle tavole della battaglia finale, nonostante l’introduzione degli ultimi emissari, sempre ben costruiti e tra cui si troverà qualche vecchia conoscenza. Tuttavia Zero la vera forza la riesce a trasmettere nelle pagine in cui esplora le situazioni più delicate ed esprime la sua opinione senza saccenza o manie di protagonismo, come nel capitolo “Rubik”, dove i pensieri si uniscono alle immagini con un retrogusto di amara bellezza e che rendono la lettura, che per alcuni potrebbe dire niente di nuovo, qualcosa di unico e irrinunciabile.
Maria Chiara