Il mese di giugno s’inaugura con la Festa della Repubblica e per quanto riguarda il nostro paese, questo mese in particolare è stato ed è tuttora un travaglio politico che ancora non vede la fine. Erano quindi maturi, i tempi, per chiedere alle mie libraie di parlare di un libro che associassero in qualche modo alla politica e all’essere politico. A rispondere alle mie richieste stavolta è la cara libraia Valentina, che mi risponde per le rime.
Ecco. Questa deliziosa ragazza che tanta passione ha per i libri, mi
chiede per questo mese di scrivere la recensione di un libro politico.
A me, che di politica non ci capisco niente, che cerco di sembrare
interessata più che interessarmi realmente, e che faccio parte di
quella schiera di persone che si lamentano per l’imbarbarimento degli
individui, per la loro mancanza di interessi, di passioni. Per tutto
ciò che manca e che non ci consente di ragionare, di rispettare di più
gli altri e il meraviglioso territorio e patrimonio culturale di cui
disponiamo in questo paese.
E allora, per chi non solo non trova pace, ma cerca perennemente,
nella sua maniera magari un po’ atipica e in qualche modo slegata
dalla Politica, ma legata ad una idea del fare comune, di trovare
insieme delle soluzioni, degli argini da contrapporre all’ignoranza,
alla superficialità, all’ignavia; leggere le parole della Ginzburg è
faccenda illuminante. Nella raccolta Le piccole virtù si riflette, si
ripercorre la nostra storia, si analizza il presente. Il Presente.
Perché a leggerli ora, questi saggi che la Ginzburg scrisse tra il
1944 e il 1962, si trovano ancora interessantissime chiavi di lettura.
Le chiavi per comprendere un paese destinato a sottostare ai peggiori
governi, dove l’intelligenza che vi circola non è utilizzata per
migliorare la situazione degli uomini. Un paese dove non è possibile
raccontare bugie a bambini che sono stati svegliati nel cuore della
notte per sfuggire a un bombardamento, o ad una persecuzione. O dove
chi è sfuggito a un bombardamento o ad una persecuzione vive accanto a
noi. Dove si corre e ci si perde in tutta una serie di futilità solo
per non dover parlare, e per ingannare non tanto il tempo, ma il
silenzio, dal quale siamo terrorizzati.
Ma soprattutto bisogna leggere con attenzione il saggio che dà il
titolo alla raccolta, Le piccole virtù.
A parte le parole iniziali, dove la Ginzburg invita ad educare non
alle piccole, ma alle grandi virtù: generosità, coraggio, amore per la
verità; il saggio insiste in particolar modo sugli antidoti attraverso
i quali un bambino possa non ammalarsi mai di amore per il denaro, e
possa sempre pensare che, piuttosto che accumulare denaro, sia più
bello avere, per esempio, una bicicletta. E l’importanza dell’avere,
al posto del successo, una vocazione. Cosa che un essere umano deve
scoprire ed amare, alimentare. Senza sosta. Cosa che nessun figlio,
nessun lavoro, deve far dimenticare. Perché solo avendo una vocazione
e servendola, solo avendo una passione, possiamo davvero dirci ricchi,
e possiamo permettere ai nostri figli, ai nostri nipoti, a qualunque
bambino ci guardi con occhi attenti (e attenzione, bambini così
attenti sono ovunque, e dovrebbero essere i nostri ammonitori), di
poter aspirare a questa gioia che è data da qualcosa di diverso per
ognuno di noi, e non da un elemento completamente uniforme e
uniformante come il denaro. “L’amore alla vita genera amore alla
vita”, ed è l’unica cosa che un individuo che aspiri e si ritrovi ad
esser parte di una società civile dovrebbe auspicarsi.
Parole del passato per una lettura del presente, perché quando la
riflessione e il pensiero sono stati grandi, sono eterni. Leggere e
rileggere la Ginzburg, il mio consiglio.
