Umberto Eco è morto. Mi sarei sorpreso del contrario a dire il vero, avrebbe cioè destato in me scalpore leggere su una qualche testata: «Umberto Eco non è morto e non morirà», e questo semplicemente perché gli esseri umani crepano, tutti.
È molto faticoso per i lettori scindere un autore (Umberto Eco) dalla sua opera (i testi di Umberto Eco), e intorno a tale difficoltà questo preciso autore ha disquisito a lungo.
Fortuna vuole che i libri sopravvivano alla morte di chi li ha scritti. Semiotica vuole anche che Umberto Eco abbia lasciato qualcuno a fare le proprie veci dentro i suoi libri, qualcuno di ben intenzionato che incoraggi il lettore a capire e a far funzionare quei testi. (Si potrebbe -in virtù di ciò- ancora fare una passeggiata dentro questo libro, ad esempio).
Del resto se un libro fosse un armadio di truciolare smontato, uno scrittore sarebbe senz’altro colui che ha nascosto…
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24 febbraio 2016 at 23:04
Una bellissima riflessione.
Aggiungo, inoltre, di poter inserire un nuovo punto all’elenco dei libri da leggere.
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29 febbraio 2016 at 9:01
e sono passeggiate splendide…un dolore autentico per me avere perso Eco…
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29 febbraio 2016 at 9:54
Come ti capisco, non ero minimamente pronta all’idea che potesse andarsene. Per me era come immortale.
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29 febbraio 2016 at 11:15
lo so…
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